Rugby Championship: il mal di testa di Steve Hansen

Tanti candidati e infinito talento per un solo posto da mediano di apertura. La stampa spinge il nome di Richie Mo’unga

ph. Nigel Marple/Action Images

Non sono molte le facce nuove nel camp degli All Blacks in preparazione del prossimo Rugby Championship. Nonostante i tanti nomi emersi da un Super Rugby che una volta di più ha visto le squadre neozelandesi mantenere una posizione predominante all’interno del campionato, Steve Hansen si è questa volta attenuto a una rosa dove figurano solamente due esordienti.

Fra gli avanti c’è il pilone dei Crusaders Tim Perry, già convocato da Hansen per gli incontri internazionali di giugno, ma rimasto fuori a causa di un piccolo infortunio alla vigilia del suo esordio. Un esordio nei fatti già avvenuto in occasione della partita contro i Barbarians disputata nel novembre 2017 dai neozelandesi, non valida però per ottenere un cap.

Il prima linea sembra essere uno di quei classici giocatori di mischia chiusa che emergono tardi: è arrivato alla maglia della nazionale più importante del mondo a 29 anni, complice la presenza nella sua franchigia di riferimento di due pezzi da novanta come Joe Moody e Wyatt Crockett. L’head coach Scott Robertson ha però sancito la sua definitiva maturazione scegliendolo al posto di Crockett, alla sua ultima partita davanti al proprio pubblico, per vestire la maglia numero 17 nell’ultima finale di Super Rugby.

L’altro esordiente è il mediano di mischia Te Toiroa Tahuriorangi: sarà la terza scelta a mediano di mischia. Classe 1995, l’uomo di Rotorua in forza ai Chiefs rimpiazza nella rosa di Hansen quel Tawera Kerr-Barlow che ha scelto i più lussureggianti lidi europei per proseguire la propria carriera, chiusa in nazionale da fenomeni del calibro di TJ Perenara e Aaron Smith. A Tahuriorangi il compito di insidiare il duopolio della maglia numero 9.

“Mentre lo scorso anno ci eravamo indirizzati verso una crescita della profondità della rosa, e continueremo ad occuparcene in alcuni ruoli, quest’anno ci concentriamo maggiormente sulla crescita del nostro gioco e sulle combinazioni fra i nostri giocatori all’interno dello stesso” ha detto Steve Hansen in sede di presentazione delle convocazioni.

“Entro la fine dell’anno, dovremo avere un’immagine più chiara di chi e di che cosa avremo bisogno per la prossima Rugby World Cup.”

“Bisogna dire che ci sono alcuni ottimi giocatori che non sono rientrati nella nostra rosa. In ogni caso, come abbiamo visto in precedenti occasioni, un certo numero di questi giocatori avrà la propria possibilità visti gli infortuni, proprio come accade adesso a Liam Coltman e Ngani Laumape” ha concluso l’allenatore, ricordando la presenza dei due giocatori come possibili rincalzi se Dane Coles e Sonny Bill Williams non dovessero recuperare dai loro infortuni.

Hansen è riuscito quindi ad argomentare l’esclusione di profili eccellenti come quelli dei campioni in carica del Super Rugby Bryn Hall e Matt Todd, che fa il paio con quella dei due metamen del torneo, Ben Lam e George Bridge. E’ rimasto fuori anche un Vaea Fifita che era stato fra coloro che avevano maggiormente impressionato fra i volti nuovi proposti lo scorso anno.

Ciononostante, un grande dibattito anima la stampa neozelandese e i commentatori ovali, amplificando un mal di testa che Steve Hansen accusa già da un po’: l’assegnazione della maglia numero 10.

Sono tre i mediani di apertura a contendersi quest’anno la posizione: il titolare indiscusso è Beauden Barrett, mentre Damian McKenzie ricopre il ruolo che era una volta del giocatore degli Hurricanes, quella di rimpiazzo di lusso in grado di disimpegnarsi come 10 o come 15 indifferentemente. Un altro giocatore ha però proposto la propria candidatura con forza: è Richie Mo’unga, l’apertura dei Crusaders premiata con il man of the match al termine della finale di Super Rugby.

Mo’unga ha 24 anni, ha esordito in nero lo scorso giugno entrando dalla panchina e ha disputato la sua migliore stagione come condottiero della squadra di Christchurch. Rispetto ai due più quotati contendenti è un numero 10 più classico, dotato di grandi qualità distributive e lettura di gioco, seppure non disprezzi l’avventura in prima persona grazie ad appoggi rapidi e movenze elusive.

La stampa neozelandese ha già lanciato il dualismo, e chiede il lancio di Mo’unga dal primo minuto già in questo Rugby Championship, per vedere se ha davvero stoffa e talento per sopravanzare il collega degli Hurricanes. A fare da sponsor a Mo’unga anche chi se lo troverebbe davanti, come il compagno di squadra ai Crusaders, ma aggregato ai Wallabies per il Championship, Pete Samu.

Hansen, però, sembra avere tutte le intenzioni di resistere alla tentazione. D’altronde Super Rugby e test match internazionali sono piani difficilmente comparabili. E c’è pure quel discorso dei due titoli consecutivi di miglior giocatore dell’anno vinti da Barrett.

A venire in sostegno della tesi di Hansen nientemeno che Dan Carter, intervistato dal New Zealand Herald: “E’ dura andare oltre ciò che Beauden ha ottenuto negli ultimi due anni. Molto del successo degli All Blacks deriva dalle sue prestazioni. E’ un leader della squadra adesso.”

“Anch’io sono stato in quella posizione, con ragazzi più giovani che ti stanno alle calcagna. Ti costringe a lavorare di più e ad apprezzare maggiormente la tua posizione nella squadra. E’ grandioso che ci sia competizione. Anche Damian [McKenzie] non è un brutto giocatore. E’ fantastico che ci sia questa profondità”.

Sembra dunque scontata la scelta di Hansen per l’esordio del prossimo 18 agosto contro l’Australia. Come successo però lo scorso anno con Lima Sopoaga, la possibilità di vedere Richie Mo’unga vestire la numero 10 potrebbe arrivare più avanti nel Rugby Championship.

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