Guida alle Zebre Rugby 2018/2019

Dieci nuovi arrivi, una pre-stagione interlocutoria e la fedeltà ad uno stile di gioco senza compromessi: parte sabato la nuova stagione

zebre 2018

ph. Luca Sighinolfi

Venerdì 31 agosto alle 20:35 le Zebre Rugby inaugureranno la loro stagione sportiva in maniera ufficiale, giocando uno dei tre anticipi della prima giornata di Pro14. Avversari per l’occasione i sudafricani Southern Kings, in una partita che mette di fronte le due ultime arrivate dello scorso torneo, allargato per la prima volta proprio alle squadre sudafricane.

Dopo una prima stagione soddisfacente agli ordini dell’head coach Michael Bradley, che ha portato un gioco offensivo senza compromessi, divertente quanto rischioso, le Zebre si ripresentano al via della nuova stagione con l’ambizione di migliorare quello che lo scorso anno è stato il record di vittorie nella storia della franchigia, con sette partite portate a casa.

Un obiettivo importante e al tempo stesso difficile da raggiungere per una squadra che ha fondamentalmente aggiunto soltanto giovani dal campionato di Eccellenza, più qualche giocatore straniero di esperienza come Brummer e De Battista.

Non più bianconeri, ancora all’attacco

Seguendo un percorso già incominciato lo scorso anno, le Zebre hanno eletto la maglia nera con le zampate multicolore come loro prima maglia, in nome di un’identità che punta a raccogliere tutti i colori dei club del rugby italiano. Non saranno più dunque i bianconeri, e ci sarà da trovar loro un nuovo epiteto per definirli.

La versione britannica di Marie Claire, interpellata in proposito dalla rivista Rugby World, ha eletto quella della Zebre la migliore delle divise della palla ovale. Da quella parte del mare quella fantasia la chiamano animalia, e magari allora che animalia sia. Immaginate i titoli: grande vittoria per gli animalia!

Al di là dell’ironia e delle strategie fuori dal campo, l’identità delle Zebre all’interno del rettangolo di gioco dovrebbero rimanere fedeli a quanto Bradley ha voluto portare con sé a partire dallo scorso anno: una filosofia di gioco votata all’attacco, prendendosi volentieri qualche rischio, ma che parte dalla filosofia che la miglior difesa è l’attacco.

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“Questo è il modo in cui vogliamo giocare” ha detto il tecnico irlandese al sito ufficiale del Pro14 in occasione dell’inaugurazione della stagione.

“Non abbiamo molta potenza, ma va bene. Ci sono altri modi di giocare questo sport. Se non passiamo da terra, possiamo utilizzare le caratteristiche della nostra squadra per giocare veloci, con giocatori che hanno l’abilità di riciclare il pallone. E’ giocare sui nostri di punti di forza che creerà le opportunità per vincere le partite.”

Dieci arrivi e tante incognite

La verità è che non sappiamo ancora cosa aspettarci concretamente da questa edizione delle Zebre. I due test precampionato sono stati interlocutori: una sconfitta a Grenoble con una formazione assai sperimentale e una seconda sconfitta a Treviso con diversi giocatori che ci aspettiamo di vedere fra i titolari già il prossimo sabato.

Sono arrivati a Parma dieci nuovi giocatori, e la loro integrazione nel sistema della squadra sarà fondamentale per l’andamento della stagione. Non sappiamo però come i vari Brummer, De Battista, Tauyavuca (positivo nel test contro Grenoble) e i giovani provenienti dall’Eccellenza come Zilocchi e Ortis, si siano riusciti a inserire in un gruppo che l’anno scorso rendeva soprattutto quando gli interpreti principali erano certi giocatori piuttosto che altri.

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Si riparte dalle certezze dello scorso anno, soprattutto in termini di protagonisti, attendendoci alcuni ulteriori step di crescita da alcuni dei più giovani. Compito essenziale dello staff tecnico in questa stagione sarà infatti riuscire a mantenere alta la qualità anche quando Canna, Castello, Minozzi e Giammarioli, solo per citarne alcuni, saranno coinvolti con la Nazionale.

Dal punto di vista del mercato, le Zebre hanno aggiunto qualcosa dal punto di vista dell’esperienza e della qualità sui trequarti, ma rimane corta la coperta in terza linea. L’anno scorso, complici gli infortuni di Maxime Mbandà e lo status di permit player di Giovanni Licata, le Zebre si sono a volte trovate con quattro giocatori, e nel finale di stagione addirittura David Sisi ha dovuto assumersi compiti da terza centro. Quest’anno le cose sono lievemente migliorate, ma quella del numero di terze linee (sono 6 in rosa, di cui tre Azzurri) potrebbe rivelarsi una criticità anche quest’anno.

L’Europa è una sfida

La Challenge Cup dello scorso anno è stata una delusione. Le Zebre hanno rimediato una sola vittoria in un girone comunque proibitivo in termini di qualificazione. Quest’anno la solfa sembrerebbe essere la stessa: sulla carta sia La Rochelle che Bristol, neopromossa in Premiership ma con tanti giocatori importanti, hanno le carte in regola per dettare legge nella Pool 4 della coppa cadetta, ma una maggiore attenzione alla competizione potrebbe anche fruttare alle Zebre qualche risultato positivo in più.

Leggi anche: Challenge Cup 2018/2019: ecco i gironi

Vincere le due sfide contro l’Enisei, sia in Russia che a Parma, e poi presentarsi agguerriti per incassare una vittoria casalinga contro Bristol o La Rochelle potrebbe scombinare le carte di un girone tendenzialmente segnato in partenza. Quello che ci aspettiamo è in ogni caso una maggiore attenzione alle prestazioni da offrire sul palcoscenico europeo, per quanto possa offrire obiettivi solamente secondari per la compagine tricolore.

Scenario migliore

Le Zebre hanno mostrato pochissimo nei test pre-stagionali, ma sono pronte a fare fuoco e fiamme. Complice un calendario relativamente favorevole nelle prime giornate (dopo i Kings, le Zebre andranno a Connacht, poi ci sarà Cardiff in casa e Dragons in trasferta), l’avvio di campionato è di quelli da incorniciare.

La chimica di squadra funziona alla grande e le Zebre offrono un rugby che al piacere estetico abbina i punti in classifica. La naturale flessione di metà stagione incide meno del previsto, grazie al supporto dei giocatori arrivati con il mercato estivo e che non fanno parte della nazionale italiana.

I tre giocatori delle isole del Pacifico si rivelano talenti grezzi, e le Zebre finiscono per migliorare il proprio record di vittorie, restando per buona parte della stagione attaccate al treno playoff del proprio girone. In Europa non arriva il passaggio del turno, ma i russi dell’Enisei vengono regolati sia all’andata che al ritorno e al Lanfranchi anche una delle due big del girone cade sotto i colpi degli uomini di Bradley.

Scenario peggiore

La squadra non ritrova quella frizzantezza che ne aveva caratterizzato stralci della stagione passata. I Kings vincono facile la prima, e danno l’impressione di essere nettamente migliorati rispetto alla precedente stagione, ben più di quanto lo abbiano fatto le Zebre.

A gennaio le Zebre non hanno ancora vinto una partita e il morale dell’ambiente è a terra. Il punto più basso si è toccato a dicembre, quando l’Enisei è venuto a Parma a banchettare sui resti della squadra. In un tentativo di salvare il salvabile, sotto pressioni esterne, la squadra smette di giocare anche il suo rugby, e si rifugia in una versione ovale del catenaccio e contropiede di pallonara memoria che peggiora solo la situazione.

Nel finale di stagione, arrivano quelle due o tre vittorie in partite di scarso valore che prolungano le aspettative del pubblico italiano di un altro anno.

Lorenzo Calamai

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