Fra Fiamme e Zebre, sempre a tutta velocità: intervista a Giovanni D’Onofrio

Il giovane trequarti ala ci racconta il suo avvio di stagione. Un rugby dei grandi che conosce già da tempo

giovanni d'onofrio italia under 20

ph. Stéphanie Biscaye/World Rugby

Giovanni D’Onofrio ha 20 anni ed è reduce da una stagione formidabile con l’Italia Under 20. Al Mondiale di categoria in Francia è stato uno dei protagonisti dell’ottavo posto degli Azzurrini. Con le sue sei mete è stato il miglior marcatore del torneo insieme al sudafricano Wandisile Simelane.

Non è da questa estate, però, che il suo nome è segnato sui taccuini degli appassionati ovali. Nel 2016 Gianluca Guidi lo aveva fatto esordire nell’allora Pro12, ancora minorenne, in una partita persa dalle Zebre a Galway contro Connacht. Il motivo è presto detto: la natura ha dotato il giovane di Benevento di una facilità di corsa impressionante, peculiarità già messa in mostra giovanissimo con a prima squadra della sua città, ottenendo la promozione dalla Serie B alla Serie A.

In questa stagione, dopo i due canonici anni di Accademia Federale, Giovanni D’Onofrio sbarcherà in Top12. Ad assicurarsi i suoi talenti sono state le Fiamme Oro, anche se il ragazzo ha svolto parte della pre-season con le Zebre, per le quali sarà permit player. Lo abbiamo intervistato a due settimane dall’avvio del massimo campionato italiano.

Com’è andata la pre season con le Zebre? Che aria si respira nel gruppo, che tu hai peraltro conosciuto già in passato?

Sì, ero già stato alle Zebre e infatti mi sono trovato molto bene. La preparazione è stata piuttosto dura rispetto alle altre a cui ero abituato, ma è giusto così: hanno ambizioni importanti e si stanno preparando bene. L’anno scorso si è partiti da zero, mentre quest’anno sin dall’inizio si è scelto di confermare lo stile di gioco.

Hai parlato con lo staff delle Zebre di piani per la stagione a venire? Com’è prevista la gestione dei permit a Parma?

Già dalla settimana prossima inizieremo con il programma che prevede che il lunedì e il martedì, ogni settimana, noi permit players verremo aggregati alle Zebre. Se poi non saremo fra i convocati per la partita del fine settimana, dal mercoledì torneremo al nostro club, a Roma o a Calvisano. E’ sicuramente positivo, un miglioramento rispetto allo scorso anno anche dal punto di vista dei semplici allenamenti.

Passiamo al capitolo Fiamme Oro, con cui esordirai nel massimo campionato italiano quest’anno.

Per il momento sta andando bene. Abbiamo giocato per adesso due amichevoli, ed entrambe sono state positive. In gruppo e nell’ambiente della squadra mi sto trovando bene.

Quali sono le aspettative per questa stagione, sia dal punto di vista di squadra che da quello individuale?

L’obiettivo del club è raggiungere la finale. Già l’anno scorso la squadra è arrivata alle semifinali ed ora puntiamo a migliorare quel risultato. Gianluca (Guidi) ha scelto un gruppo giovane, e per quest’anno sta impostando il gioco attorno a tanti dei nuovi giocatori che sono arrivati questa estate e ad alcuni di coloro che erano già in squadra. Per ora, come ho detto, siamo partiti bene, poi vediamo come andrà. Siamo una bella rosa, 36 giocatori. Il mio traguardo personale è quello di giocare il più possibile, e poi vedremo strada facendo che succederà.

Perché un giocatore di 20 anni e di belle speranze sceglie di entrare in Polizia?

Ovviamente c’è anche la questione di avere una prospettiva futura, oltre il rugby, ma la mia scelta è soprattutto legata al progetto sportivo delle Fiamme Oro e alla loro voglia di avermi con loro. Ho già avuto Gianluca come allenatore alle Zebre, mi ha fatto esordire a 17 anni e ha dimostrato di avere molta fiducia in me. Il club ha fatto capire di avere molto piacere ad avermi qui, attraverso il presidente e tutto lo staff.

Benevento, club dove ti sei formato e sei cresciuto, è una grande fucina di talenti del rugby italiano. In questo momento è anche la squadra sotto Roma che gioca più in alto, militando in serie A al pari di Catania e Unione Rugby L’Aquila. Il rugby al sud però fatica a decollare ed è soprattutto legato a sparute realtà di grande tradizione. Secondo te, cos’è che manca? Soldi, tecnici, strutture o cos’altro?

Non so dirlo con esattezza, perché sono sempre stato al Rugby Benevento. Non credo si tratti di una questione di soldi, però non conosco bene le altre realtà e non so quindi dare un giudizio. Posso parlare per Benevento: una società con una lunga storia che è cresciuta soprattutto grazie alla passione e alla tradizione. Per fare un esempio, quando giocavo lì avevamo allenatori disposti a sacrificarsi per portarci al campo e poi riportarci a casa, o a scuola. Le persone più anziane e gli ex giocatori, più legate alla tradizione della società, sono state brave a tenere sempre vivo il club.

Lorenzo Calamai

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