Pro14: la panchina lunga del Benetton, questione di qualità

La squadra veneta ha aumentato il livello dei propri rincalzi, formando un gruppo di giocatori tutti pronti a scendere in campo

ph. Ettore Griffoni

Il Benetton Rugby ha incominciato la stagione sudandosi con merito una vittoria in quel del Rodney Parade di Newport, contro dei Dragons agguerriti e che sono destinati ad essere in questa stagione un osso ben più duro di quanto accaduto nelle scorse stagioni.

Il 21 a 17 finale racconta di una partita in pieno stile Benetton: partita ben gestita e pronta per essere portata a casa, rimessa poi in discussione negli ultimi minuti, fino al respiro di sollievo finale.

A portare a casa l’incontro soprattutto i 15 titolari, che hanno avuto il merito di ribaltare nei primi 60 minuti una situazione che non si era messa nel migliore dei modi. Iannone, Lazzaroni, Ruzza e Fuser hanno finito il lavoro entrando nella fase finale della partita.

Tutto come al solito? Più o meno. In casa Benetton c’è una gradita novità, che si chiama panchina lunga. Si tratta di un’ampiezza di rosa che si differenzia dagli anni scorsi non tanto per la quantità dei giocatori a disposizione, quanto per la qualità degli stessi.

Un risultato che arriva da un mercato oculato e da una crescita costante di molti giocatori, che sono oramai stabilmente affidabili a livello di Pro14.

Un quindici alternativo

In prima linea Cherif Traore, Tomas Baravalle e Simone Ferrari. In seconda Federico Ruzza e Irné Herbst, supportati da una terza composta da Marco Lazzaroni, Nasi Manu e Robert Barbieri. In mediana Duvenage e McKinley, nel reparto arretrato Morisi e Brex ai centri, Esposito, Bronzini e Sperandio nel triangolo allargato.

Non è neanche così male questa possibile formazione del Benetton formata esclusivamente da giocatori che non sono partiti titolari nel XV che ha affrontato i Dragons. Di questi, poi, solo Ferrari, Ruzza e Lazzaroni sono entrati a partita in corso.

Nel mezzo, ovviamente, ci sono tante altre variazioni possibili e intermedie, fatte per sfruttare di volta in volta lo stato di forma dei giocatori o una diversa strategia nell’applicarsi all’avversario. Altro punto di forza sta però nella capacità di cambiare senza modificare la propria natura. Grazie ad una identità di gioco ben precisa, fatta soprattutto di grande battaglia con gli avanti, i Leoni possono modificare la formazione rimanendo fedeli ai propri principi.

Un lusso costruito anche sulla continuità: del XV proposto contro i Dragons solo Tavuyara è alla prima stagione in biancoverde, mentre Faiva, Ioane e Negri sono alla seconda; nel XV alternativo proposto poco sopra c’è qualche novità in più (Duvenage è un nuovo arrivo, Brex, Baravalle, Herbst e Manu sono al secondo anno), ma l’impianto della rosa rimane basato su un lavoro pluriennale che oggi permette di avere tanti giocatori, tutti pronti a scendere in campo.

Una peculiarità importante soprattutto a lungo andare, nello svolgimento della stagione e nei periodi che prevedono la sovrapposizione di campionati e impegni internazionali, dove una squadra come il Benetton viene praticamente svuotata. Una peculiarità, inoltre, che comanda pazienza agli atleti arrivati durante l’estate: il loro momento arriverà, si deve solo avere la pazienza di crescere, lavorando tanto anche quando si vede poco il campo da gioco.

Alcune criticità

Nel comporre il nostro quindici parallelo del Benetton Rugby abbiamo un po’ barato. Abbiamo inserito, ad esempio, Angelo Esposito anche se ancora dovremo aspettare diverse settimane per rivederlo in campo. Questo perché nonostante una coperta che si è fatta con gli anni più lunga, la rosa dei biancoverdi presenta ancora oggi qualche criticità nella copertura di alcuni ruoli.

Uno di questi è il ruolo di estremo: dietro Jayden Hayward c’è Luca Sperandio, alle prese ancora con una definitiva maturazione e con l’accumulare esperienza in un ruolo nel quale si è disimpegnato meno rispetto a quello di ala. Il giovane ha sicuramente le potenzialità per ben figurare, e questo potrebbe essere l’anno di un ulteriore step nella sua curva di apprendimento. Tuttavia nelle partite più delicate l’Azzurro Hayward sembra essere l’unica vera alternativa affidabile, stante pure il fatto che in situazioni di necessità negli scorsi anni Ian McKinley ha vestito anche la maglia numero 15.

L’altro ruolo dove la profondità sembra un po’ stentare è la terza linea, dove è sì vero che ci sono diversi giocatori versatili che possono ricoprire il ruolo di seconda e di flanker, come Lazzaroni, Ruzza e finanche capitan Budd, ma allo stesso tempo manca quel briciolo di varietà per non avere una terza linea composta di soli numeri 6.

Occhio all’infermeria

Il punto critico di maggiore rilevanza, però, che finisce per fare la differenza fra una buona e una cattiva stagione è rappresentato dal numero di giocatori fermi ai box.

Tanti, per il Benetton, già a partire da questa prima giornata: ben quindici i giocatori dichiarati indisponibili per la partita di Newport.

Per la squadra di Crowley importantissimo gestire al meglio queste situazione e cercare di mantenere l’infermeria più vuota possibile, in modo da regalare allo staff tecnico una rosa il più ampia possibile con la quale lavorare, aumentando le scelte da fare per comporre il foglio gara e magari generando così anche quella competizione nell’ambiente così vitale per la crescita di tutti.

Sappiamo che la dirigenza dei Leoni ha preso provvedimenti negli anni passati per rinforzare il team medico. Una di quelle decisioni che magari non fa vincere la singola partita, ma che risulta determinante alla fine di una lunga e logorante stagione.

Sono 45 i giocatori in rosa con il Benetton, ma per fare bene serve davvero il contributo di tutti, ben oltre il numero di coloro che scendono in campo.

Lorenzo Calamai 

 

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