Sfidare i neozelandesi è un dilemma irrisolvibile. Questa volta tocca ai Pumas, reduci dal successo sugli Springbks. Kick off alle 9:35
Battere il Sudafrica in grande stile, godersi il risultato e il ritorno alla vittoria per qualche giorno in più, poi volare in Nuova Zelanda e sfidare gli All Blacks. Una parabola che per l’Argentina equivale a quella di un ciclista che si ritrova ad affrontare in rapida sequenza il Col du Télégraphe e il Col du Galibier, sulle Alpi.
Il primo presenta un’altimetria e delle pendenze ostiche ma non eccessive (11,9 km al 7,3%, si scollina a quota 1566 metri), ma dopo circa 4,5 chilometri di discesa la strada ritorna a salire, inesorabile, per 17,7 km al 6,9%. La pendenza massima è del 12%. ll vero problema, però, è l’altimetria: la vetta del Galibier è posta a 2642 metri sul livello del mare. Manca l’aria, si va in apnea e si rischia facilmente di perdere la battaglia con la montagna.
Un po’ gli stessi pericoli che si corrono quando si gioca contro gli All Blacks: bruciare le energie troppo presto, strafare all’inizio per cercare di allungare subito e come conseguenza ritrovarsi ad inseguire degli avversari irraggiungibili negli ultimi venti minuti di gara. Con la Nuova Zelanda spesso e volentieri finisce così, se la partita rimane aperta attorno al 60′.
I Pumas lo hanno sperimentato sulla propria pelle lo scorso anno a New Plymouth, quando dopo cinquanta minuti di altissimo livello la straordinaria meta di Vaea Fifita ha affossato le speranze argentine di tornare con qualche soddisfazione più concreta dalla Nuova Zelanda. Forti dell’impresa confezionata contro gli Springboks, l’Argentina proverà a trascinare il suo entusiasmo anche a Nelson per riprovarci, a patto però di gestire al meglio le proprie risorse.
Per tentare il golpe historico, come l’ha definito La Nacion, ci vorrebbero tuttavia anche diverse concessioni – e non di poco conto – da parte degli All Blacks, che hanno naturalmente in mano il destino di tutte le partite a cui prendono parte. Dalle scelte effettuate, Steve Hansen sembra aver individuato la sfida casalinga contro i Pumas come il momento ideale per tenere a riposo titolari come Aaron Smith, Beauden Barrett, Sam Cane, Liam Squire e (almeno dal primo minuto) Sam Whitelock ed effettuare un po’ di turnover.
In ogni caso, della squadra messa in campo dallo staff tecnico non si può esattamente dire che siano “meno forti”. Al massimo sono “meno rodati”: Mo’unga – a cui Read ha consigliato di pensare come se stesse giocando con i Crusaders – può essere già considerato il terzo mediano d’apertura più forte al mondo dopo Sexton e Barrett; Frizzell e Savea sono ball carrier frizzanti, anche se forse meno strutturati di Squire e Cane; Scott Barrett non farà sentire troppo la differenza rispetto a Whitelock; Milner-Skudder ha le qualità per garantire diversi mal di testa agli avversari; Perenara, nonostante qualche passaggio a vuoto, è un giocatore di classe mondiale. Tutti, tra l’altro, dovranno dimostrare di meritare un posto nei possibili 30 della Coppa del Mondo.
Nonostante i tanti cambi, insomma, la squadra resta fenomenale, anche se non tutti i meccanismi potrebbero essere oliati alla perfezione, in ogni caso. Nelle possibili pieghe di questo discorso dovrà essere capace di inserirsi l’Argentina. Mario Ledesma, in questo, potrebbe avere un piccolo vantaggio: pur avendo fatto quattro cambi, può contare ugualmente su un gruppo abituato a stare insieme da mesi, se non da anni, ai Jaguares.
Doversi aggrappare a questi piccoli dettagli, del resto, dà l’idea del difficile compito a cui sono attesi i Pumas: gran parte delle chance potrebbero passare dalla mischia chiusa, dove l’Argentina si è riscoperta a grandi livelli nel secondo match contro il Sudafrica, anche se le riserve lasciano quache perplessità (Zeiss per esempio è un destro, ma sarà adattato a back up per la parte sinistra). Per Nicolas Sanchez, invece, potrebbe essere una giornata storica: se il mediano d’apertura dovesse segnare più di 10 punti, scavalcherebbe Felipe Contepomi nella classifica dei Pumas con più punti di sempre nella storia (al momento il confronto è 651 a 641).
Calcio d’inizio alle ore 9:35, diretta tv su Sky Sport Arena
Nuova Zelanda: 15 Ben Smith, 14 Nehe Milner-Skudder, 13 Jack Goodhue, 12 Ngani Laumape, 11 Waisake Naholo, 10 Richie Mo’unga, 9 TJ Perenara, 8 Kieran Read (c), 7 Ardie Savea, 6 Shannon Frizell, 5 Scott Barrett, 4 Brodie Retallick, 3 Owen Franks, 2 Codie Taylor, 1 Karl Tu’inukuafe
A disposizione: 16 Nathan Harris, 17 Tim Perry, 18 Ofa Tuungafasi, 19 Samuel Whitelock, 20 Luke Whitelock, 21 Te Toiroa Tahuriorangi, 22 Damian McKenzie, 23 Anton Lienert-Brown
Argentina: 15 Emiliano Boffelli, 14 Bautista Delguy, 13 Matias Moroni, 12 Jeronimo de la Fuente, 11 Ramiro Moyano, 10 Nicolas Sanchez, 9 Martin Landajo, 8 Javier Ortega Desio, 7 Marcos Kremer, 6 Tomas Lezana, 5 Tomas Lavanini, 4 Guido Petti, 3 Chaparro Tetaz, 2 Agustin Creevy (c), 1 Santiago Garcia Botta
A disposizione: 16 Julian Montoya, 17 Juan Pablo Zeiss, 18 Gaston Cortez, 19 Matias Alemanno, 20 Pablo Matera, 21 Tomas Cubelli, 22 Bautista Ezcurra, 23 Juan Cruz Mallia
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