Lo status del Benetton, la confusione delle Zebre. Ma anche la grande qualità di Benvenuti e i dolori di un giovane pilone
Se nello scorso weekend le prestazioni di Benetton e Zebre si erano in qualche modo somigliate, nella seconda giornata del Pro14 quanto fatto vedere dalle due franchigie italiane non avrebbe potuto essere più diverso. Non per i risultati, sotto gli occhi di tutti, ma per idee, resilienza e capacità di adattarsi alle diverse sotto trame che possono svilupparsi all’interno di un match.
Il Benetton, vincendo, ha confermato di essere a pieno titolo dentro quella fascia medio-alta del torneo che ha tutto il diritto di aspirare ai playoff, ma è nella tenuta sugli ottanta minuti che ha impressionato notevolmente. Ci sono stati alcuni momenti nel secondo tempo, in concomitanza con il sorpasso firmato al piede da Anscombe, in cui sembava che i Leoni l’avessero buttata via: qualche fallo di troppo (15 in totale), scelte individuali sbagliate e un’eccessiva voglia di accelerare i tempi sembravano poter condannare il Benetton ad una sconfitta beffarda.
Invece, subito dopo il 20-25 dei Blues al 73′ il Benetton ha dimostrato di non avere né paura di vincere né il fiato corto, costringendo Cardiff a rintanarsi sulla propria linea dei 5 metri e ad abdicare in mischia chiusa, dove fino al ricambio delle prime linee aveva fatto la voce grossa. A proposito: dalla panchina, questa volta, non si sono alzate solo delle semplici riserve, ma dei veri e propri game changer (come li ha ribattezzati Paul Gustard per i suoi Harlequins): su tutti, ovviamente, Cherif Traorè e Simone Ferrari. Avere una rosa profonda non è mai stato così appagante.
La differenza tra le due squadre, in ogni caso, resta davvero sottile ed è un peccato che nel corso della stagione Benetton e Cardiff non si scontreranno più in stagione. Per i Leoni, le squadre come i Blues e l’Edimburgo (in attesa di capire qualcosa in più dei Cheetahs) rappresentano una sorta di target di riferimento in stagione viste le potenzialità e gli obiettivi di fatto comuni; dimostrare di essere alla pari, o talvolta un pelo superiori, sarà di fondamentale importanza per continuare a crescere e puntare ad avvicinare realtà come Ulster e Ospreys, che nella scala gerarchica del Pro14 al momento sembrano essere poco più in alto.
Per un Benetton con idee chiare e uno sviluppo tecnico-tattico del proprio gioco apparentemente ben definito nelle intenzioni, ci sono delle Zebre che al momento non riescono a ritrovare la caratteristica fluidità dello scorso anno. Gli avversari le hanno studiate? Serve una strategia diversa? O bisogna solo pazientare per rivedere il gioco fantasioso e imprevedibile della scorsa stagione?
L’ultima opzione sembrerebbe la più gettonata, anche perché lo scorso febbraio Connacht non poté fare molto per evitare la sconfitta contro le Zebre, dopo che gli irlandesi erano già stati battuti dai ducali a dicembre. Più che strategici o tattici, i problemi parevano essere esclusivamente tecnici e individuali, soprattutto per le scelte prese in campo (la brutta giornata di Canna e Violi ha contribuito ad ingigantire la questione).
Il tutto contro una squadra – il Connacht – che come le Zebre ha risentito delle condizioni meteorologiche e lontana dai suoi standard migliori, tanto da concedere 17 turnover (tanti) proprio come i ducali. Gli irlandesi hanno però vinto tutte le battaglie che servivano, e quindi non quella estetica: sui punti d’incontro hanno sempre rovinato eventuali break profondi degli ospiti e in mischia, con un meteo del genere, hanno dominato dal primo all’ultimo secondo. È bastato poco, insomma. Troppo poco. Una nota positiva? Il voler insistere sempre su una difesa molto aggressiva anche a partita già finita, che testimonia quanto le Zebre credano nel proprio gioco. Ma nulla più.
Gli altri temi del weekend
I contrattacchi del Benetton
La grande novità di quest’anno a Treviso sembra essere la voglia di osare più di quanto non accadesse lo scorso anno, e di esplorare il campo non solo in ampiezza ma anche in verticale con offload pure piuttosto azzardati, partendo dalla propria metà campo. Non a caso, il Benetton stava per segnare una meta strepitosa in contrattacco con Ioane (dopo un chip di Allan raccolto da Hayward e due ricicli di Budd e Morisi), e ha poi marcato nel secondo tempo partendo proprio da una situazione di gioco rotto. Individualità come Tavuyara, Ioane e Hayward nel triangolo allargato non possono che aiutare, del resto.
La grinta (pure troppa) di Tuivaiti
L’ex numero otto di Calvisano è stato uno dei giocatori più propositivi per le Zebre in queste prime due partite, pur partendo in entrambe le occasioni dalla panchina. Tanta grinta, anche nel rendersi partecipe di tutti i momenti tesi tra le due squadre a Galway nel secondo tempo, tanta confidenza nei propri mezzi e buoni risultati individualmente parlando. Contro i Kings ha segnato una meta decisiva e dato nuova linfa all’attacco in un momento delicato, mentre allo Sportstground nei 40′ giocati si è visto come il neozelandese sia cercato con continuità dai suoi compagni di squadra, che confidano nella sua forza fisica abbinata ad un interessante gioco di piedi. Una risorsa importante.
La unga gittata di Benvenuti
I più attenti avranno notato che Tommaso Benvenuti, un po’ nell’indifferenza generale, si è specializzato in un fondamentale in particolare: il passaggio lungo a scavalcare più uomini della difesa avversaria. Non a caso, nell’azione della meta di Ioane, Benvenuti era posizionato come primo uomo in piedi da Duvenage, presumibilmente per sfruttarne proprio questa qualità. Il servizio ad Hayward è stato impeccabile, ma non l’unico degli ultimi tempi: nell’ultimo Sei Nazioni, il trequarti veneto ha propiziato con un long pass sia la meta di Bellini contro l’Inghilterra sia la meta di Minozzi in Irlanda. Quest’ultima, di fatto, è la replica della meta di Ioane.
Zilocchi, sei ancora giovane
La prima partita da titolare in un campionato professionistico per Giosuè Zilocchi sarebbe da incorniciare in bacheca, perché potrebbe sempre tornare utile come memorandum per spronarsi a migliorare. L’ex pilone del Calvisano ha ricevuto una notevole batosta in mischia chiusa dal suo dirimpettaio Denis Buckley, fino all’inevitabile ammonizione arrivata pochi minuti dopo l’inizio del secondo tempo. Anche il suo (sorprendente) esordio in nazionale contro il Giappone si rivelò molto difficile, con un fallo contro fischiato alla prima mischia chiusa del suo match. Sta entrando in punta di piedi, ma a 21 anni c’è tutta una carriera davanti.
Daniele Pansardi
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