Ne abbiamo parlato con il portavoce delle 12 squadre, Alberto Marusso: i prossimi passi da compiere e i traguardi raggiunti finora
Ma la Lega dei club, di cui si è tornati a parlare dallo scorso dicembre, a che punto è? “Stiamo lavorando sullo statuto, in virtù anche dell’inserimento di altre due squadre, in modo da regolamentare la cosa in vista delle promozioni e delle retrocessioni. È stata inviata una bozza a tutte le società, alla prossima riunione che ci sarà a breve (2-3 settimane circa) si deciderà come proseguire con il gruppo di lavoro e le rappresentanze”.
A rispondere alla nostra domanda, con l’inizio del Top 12 2018/2019 alle porte, è Alberto Marusso, presidente del San Donà ma anche portavoce di quel coordinamento tra i club italiani che aveva l’obiettivo di costituire nuovamente la Lega. A dicembre, con il primo comunicato, si esprimeva la volontà di costituire l’organismo sei mesi dopo: le possibilità di concretizzare per tempo il progetto ci sono state, come confermerà Marusso durante l’intervista, ma al momento i dodici club attorno al tavolo stanno vivendo ancora una fase che potremmo definire istruttoria.
Impiegare qualche mese in più non sembra rappresentare un grosso problema. “Ognuno di noi ha tempi diversi. L’importante è avere uno scopo unico. Rispettiamo le esigenze di tutti, ma devo dire che tutto sommato c’è assolutamente comunione d’intenti. Lo statuto è necessario, perché avremo un’identità e un’oggettiva rappresentatività”.
“C’è chi è più decisionista, c’è chi è più riflessivo nel valutare. Ed è assolutamente condivisibile. L’importante è non fare forzature, perché sarebbero innaturali. Dobbiamo pensare a fare le cose come si deve: se ci mettiamo qualche mese in più, non cambia nulla”.
Per Marusso non sono emersi punti particolarmente critici nelle discussioni, almeno per ora. “Sono stati trattati punti di formale gestione, come i calendari e la denominazione dei tornei. Adesso bisognerà trovare un’identità, un equilibrio e soprattutto, nel momento in cui verrà costituita ufficialmente, individuare chi farà cosa: chi terrà i rapporti con la Federazione, ad esempio. Ci sono idee che verranno messe sul piatto. Quel che è stato fatto fino ad oggi è frutto di iniziative che non necessitavano di una formale istituzione; quando la faremo, prenderemo in mano situazioni più delicate”.
“Sarà anche l’occasione di definire nomi e incarichi” – continua Marusso. E in un movimento che avrebbe assoluto bisogno di dirigenti e manager qualificati, Marusso apre anche a possibili figure esterne: “Non è escluso, soprattutto per quanto concerne l’aspetto della comunicazione. Dovremo fare anche i conti con il nostro budget, ma l’ambizione è quella di avere una forza propria”.
Una Lega di club, in molte occasioni, si porrà presumibilmente dal lato opposto del tavolo rispetto alla FIR, ma per Marusso l’organo federale “non la vede come una contrapposizione. Il principio che muove tutta questa cosa è quello di fare il bene del rugby nazionale. Se bisogna passare anche per dei confronti per migliorare il movimento, perché no. Non c’è contrapposizione, ma voglia di collaborazione. Nella normale routine di chi lavora si può non essere d’accordo, si possono avere punti di vista differenti ma si deve remare nella stessa direzione”. Il contributo che la Federazione verserà ai club, intanto, non muterà nella somma totale, ma “verrà diviso per dodici e non per dieci”, come aveva già confermato qualche settimana fa lo stesso Marusso.
Una direzione comune si vede nella gestione dei permit player, dove si è passati dalle parole ai fatti con diversi giocatori del Top 12 che si alleneranno con Benetton e Zebre per una parte della settimana, prima di fare ritorno al club di appartenenza. Un indubbio passo in avanti che Marusso attribuisce proprio a questa unione di società. “Finalmente siamo riusciti a sederci attorno ad un tavolo e a partorire questa situazione, che anno dopo anno sta trovando apprezzamento da tutti gli attori, che la stanno metabolizzando sempre meglio. Se le franchigie stanno bene, sta bene la nazionale e sta bene tutto il movimento”.
Chiarito il passaggio dal Top 12 al Pro14, resterebbe da definire il percorso inverso, ma i tempi non sono ancora maturi. “Ci sono alcuni problemi formali, di doppio tesseramento ma anche di un oggettivo mantenimento di equità ed equidistanza da parte della Federazione. Ci sono aspetti da curare con la dovuta attenzione sia con la FIR, sia con le franchigie, sia con i club. Per ora non si farà, non vogliamo fare forzature in questo senso”.
M-Three Satcom, invece, è la novità della stagione 2018/2019, a cui la Federazione ha affidato la produzione degli incontri del Top 12, visibili in streaming sulle piattaforme social federali. La trattativa con l’azienda (che da anni non è più sponsor del San Donà, società di cui Marusso è presidente) ha visto il coinvolgimento diretto dei club proprio attraverso il suo portavoce, che spiega come sono andate le cose.
“Già da giugno ci eravamo mossi, perché allora non era escluso che si potesse già formare giuridicamente la lega. Così non è stato, ma non ha influito. Il nuovo accordo non ha portato a costi maggiori (a carico della Fir, ndr), mentre invece aumenteranno le telecamere. Il compromesso è stato ottimo. Poi andando a fondo nella questione, si aprono una serie di possibilità e opportunità che sono oggettivamente enormi. È stato un affare per tutti. In futuro l’obiettivo è di avere un canale proprio, per fare tante altre cose”.
A proposito delle partite in streaming, Marusso precisa inoltre che “i commentatori saranno gestiti direttamente dalle società. Molto probabilmente, salvo eccezioni, saranno mantenute le stesse voci. Per San Donà sarà così, ma anche per Lazio e Calvisano, per esempio”.
Passando al campionato, chiediamo al presidente del San Donà anche un commento sulle possibili gerarchie del torneo e sul ruolo della squadra biancoazzurra. “Noi abbiamo cambiato tanto, ma al momento faccio fatica a ipotizzare una situazione chiara. Dobbiamo aspettare le prime partite; il pre campionato comunque è stato positivo”.
“Vedo un Calvisano, oggettivamente rinforzato in maniera importante, e il Petrarca su tutte. Poi Rovigo, Fiamme Oro… Deciderà il campo. Giocherei sempre delle triple per ogni sfida. Quest’anno poi giocheremo sempre tra campionato e coppa e passeremo da 22 a 26 partite minimo. Non sono poche, per cui ci saranno diverse variabili, tra cui la gestione atletica del gruppo. Capiremo qualcosa in più nelle prime di campionato”.
Daniele Pansardi
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