La panchina bianconera che svolta il match, l’efficacia di Castello e l’apporto di Duvenage nei Leoni
Quella delle Zebre sui Blues è stata la quarta vittoria in tre giornate per le squadre italiane nel Pro14. Manco a dirlo, si tratta di una statistica da record. Il Benetton ha perso, è vero, ma accanto all’amarezza per una partita indirizzata dal cartellino rosso a Herbst e dal giallo a Faiva, c’è spazio per qualche (tirato) sorriso: più che Leoni, i veneti sembravano tori imbizzariti davanti alle quindici maglie di colore rosso degli Scarlets, che hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per vincere. All’ultimo secondo, poi, Halfpenny ha pure tolto il doppio bonus agli ospiti: brutale, fin troppo. Ma c’è tanto di positivo dopo la prima delle tre trasferte.
Parlando della partita del ‘Lanfranchi’, risulta oggettivamente difficile scindere l’incontro nel suo complesso dal pathos degli ultimi minuti, ma la straordinaria cavalcata nel finale non può cancellare per esempio i dieci minuti iniziali semplicemente inaccettabili.
Placcaggi mancati in serie, errori gestuali, attitudine pessima, evidenziata anche da un linguaggio del corpo decisamente inadatto ad una partita di rugby professionistico. Sguardi bassi, scoramento diffuso tra tutti i reparti e la sensazione d’impotenza hanno contrassegnato in modo nefasto l’apertura di un match che sembrava potersi trasformare in una disfatta casalinga quasi senza precedenti.
Un approccio che lascia ancor più basiti alla luce di quanto accaduto nel resto della partita. Scrollati di dosso timori e (persino ingiustificate) riverenze, ancor prima del clamoroso ribaltone finale, le Zebre hanno giocato semplicemente la propria partita, fatta di tanti pregi ed altrettanti difetti, ma interpretando il proprio spartito a testa alta forse aiutata anche da un pubblico bollente che, anche nei momenti più bui, non ha abbandonato a loro stessi gli zebrotti.
I numeri offensivi, intanto, continuano ad essere degni di nota: secondo i dati ESPN, i ducali hanno collezionato 23 clean break, battuto 24 difensori e completato 18 offload. Non è una sorpresa, insomma, se da due vittorie i bianconeri abbiano racimolato il massimo possibile, ben 10 punti (secondo posto al pari del Munster nella Conference A).
Il Benetton, a Llanelli, ha strappato solo applausi in una partita in cui c’è evidentemente un prima e un dopo espulsione-di-Herbst (che già una settimana fa era entrato in maniera spregiudicata di spalla in una ruck). In entrambi gli spezzoni, i veneti hanno confezionato prestazioni all’altezza delle aspettative e del livello che impone un avversario come gli Scarlets: fino al 27′ i Leoni erano stati impeccabili nel rispondere per le rime alle mete di Davies e Fonotia, ma è dopo del rosso che il Benetton si è superato.
Per sua sfortuna non è stato abbastanza, ma per larghi tratti del match la gestione del possesso del Benetton e l’autorevolezza con cui ha imposto il proprio volere ai gallesi è stato di spessore. I Leoni hanno sforato il 70% di possesso e territorio in 14, senza soffrire più di tanto l’invasività degli Scarlets nei punti d’incontro e facendo valere la prestanza fisica del proprio pack.
Che fosse una partita storta, nonostante il 17-26 maturato dopo la meta di Allan (a proposito: quattro mete in 46′ rappresentano forse un inedito), lo si è capito definitivamente con il giallo a Faiva: il placcaggio irregolare del neozelandese era solo il secondo fallo del Benetton durante la partita, dopo ovviamente quello di Herbst. Una disciplina quasi impeccabile visti gli standard negativi delle prime due giornate, ma gli unici due episodi sono stati pagati a caro prezzo.
Al contrario della disciplina, invece, per la prima volta in stagione la difesa ha rappresentato un aspetto negativo. Secondo i dati ESPN, su 101 interventi tentati il Benetton ne ha completati appena 77 con una percentuale del 76%. Troppi tackle mancati per pensare di vincere in casa degli Scarlets, che hanno saputo infilarsi in maniera cinica nelle maglie della retroguardia biancoverde non appena si è presentata l’occasione.
Gli altri temi del weekend
Il ritmo di Duvenage
Dopo l’ottimo impatto uscendo dalla panchina contro i Blues, il sudafricano si è confermato con una prestazione maiuscola dal primo minuto per pulizia e velocità nelle esecuzioni dalla base. Il lavoro degli avanti ha permesso di avere sempre le scelte migliori a disposizione al mediano, che ha potuto gestire il pacchetto di mischia con grande qualità, rifornendo la trequarti solo quando la squadra era nettamente sul piede avanzante. L’intelligente assist per la quarta meta di Allan fa capire quanto saranno importanti per Crowley le sue qualità in stagione.
L’impatto della panchina zebrata
Il vero e deciso cambio di marcia, che ha permesso di imprimere l’accelerazione vincente ai padroni di casa, è arrivato con l’innesto di gran parte delle truppe a disposizione di Bradley in panchina. Castello (e ne parleremo), Fabiani, Zilocchi, Brummer, Licata e Rimpelli hanno saputo garantire un apporto immediato, appoggiando il loro prezioso e vitale mattoncino sulla casa tecnico-tattica costruita dai compagni nella prima ora (meno i 10 d’avvio). Un po’ come i rilievi del baseball, chiamati a dare il loro aiuto nel momento chiave, puntando più sulla qualità che sulla quantità. I subentrati, per una volta, dunque, non solo hanno mantenuto lo standard prestazionale dei compagni di cui hanno preso il posto, ma hanno saputo accrescerlo di quel poco che bastava per scardinare il muro difensivo gallese, che in un modo o nell’altro, era riuscito a restar lì, inscalfibile, sino a 15 minuti dalla fine
Marco Zanon, segnali positivi
Poteva essere un debutto difficile per il centro veneto, di fronte a mastini come Hadleigh Parkes e Kieron Fonotia. Nonostante qualche sbavatura, il 21enne ha superato ampiamente la prova, che può essere riassunta con il grande lavoro svolto in occasione della meta di Ferrari (grillotalpa per recuperare il pallone, conduzione precisa del contrattacco). Non disdegna le cariche a testa bassa in attacco, dove fa valere la rapidità di gambe. In difesa fa otto placcaggi e non ne sbaglia nemmeno uno.
L’efficacia di Tommaso Castello
Esemplificativo del concetto precedente, all’ennesima potenza, vi è senza ombra di dubbio l’incredibile salto di qualità effettuato in mezzo al campo dalle Zebre con l’innesto di Tommaso Castello. Detto che Bisegni e Boni (negativo, però, quando si è trattato di placcare), nel corso del primo tempo, avevano saputo trovare qualche clean break di qualità, il genovese ha cambiato volto all’attacco ducale oltre a dare anche sostanza in difesa. Le sue cariche, dritte per dritte, si sono rivelate di efficacia notevole, fissando quasi sempre diversi uomini di Cardiff, svuotando la difesa ospite al largo bucata nel finale dal lavoro dei trequarti di casa, orchestrato con perizia dalle due menti operative Canna e Padovani.
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