Una proposta di stampo anglosassone che servirebbe a impartire penalità, senza andare a rompere la parità numerica
Tenetevi forte perchè la proposta è alquanto bizzarra. Dall’Inghilterra qualcuno rilancia, mutuandola dal football gaelico, l’introduzione nel rugby del cartellino nero.
In Francia qualche mese fa avevano avanzato la proposta del cartellino blu (o azzurro), per motivi medici e di tutela dei giocatori, qui invece la volontà è diversa: preservare la parità numerica all’interno del campo riducendo cartellini gialli e rossi.
La Premiership e il rugby internazionale: un termometro che ha fatto arrabbiare
Molti addetti ai lavori ed ex rugbisti che hanno giocato nel campionato domestico inglese sono certi: per preservare eccessivamente la sicurezza degli atleti, a volte, si fa un abuso di cartellini. Esagerazioni che alla lunga fanno perdere interesse su molti match, visto che “rompere la parità numerica” può spesso equivalere a compromettere o perdere la partita (guardando in casa nostra non bisogna andare molto lontano, basti pensare al Benetton contro gli Scarlets, ndr).
Una “protesta” che è montata considerando anche l’ultimo giugno internazionale con i casi di Benjamin Fall (espulso durante la seconda partita della serie tra All Blacks-Francia, ma poi non squalificato dalla Commissione Disciplinare) e Israel Folau (ammonito nel terzo match della serie fra Australia-Irlanda e poi fermato per una settimana in sede disciplinare).
A cosa servirebbe quindi il cartellino nero?
Il provvedimento servirebbe a espellere dal terreno di gioco chi, secondo l’arbitro, venga ritenuto colpevole di un fallo che magari è ai limiti del regolamento (o leggermente sopra di esso), senza di fatto però privare la squadra che lo subisse della parità numerica.
Il giocatore allontanato dal campo non potrebbe più far parte quindi della contesa, ma verrebbe sostituito con un elemento della panchina.
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