Tre sconfitte rocambolesche, tutte maturate all’ultimo minuto o a tempo già scaduto. Venerdì la sfida con il Munster
Edward Murphy aveva ragione, in fondo: “Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”. A turno forse lo pensiamo un po’ tutti, ma di recente il tarlo si sarà insinuato soprattutto nello spogliatoio dei Cardiff Blues. L’inizio di stagione dei gallesi è diventato una tragicommedia in piena regola: tre sconfitte in tre giornate, tre sorpassi subiti tra il 79esimo e l’83esimo minuto, una partita persa di un punto e le successive perse di due.
Il destino avverso, però, sembra avere poco a che fare con la loro storia. Contro il Leinster, alla prima giornata, i Blues si sono ritrovati a +15 sugli irlandesi dopo cinquanta minuti; contro il Benetton, a Monigo, i ricambi in mischia non sono stati all’altezza in una settore di gioco che in precedenza era stato monopolizzato; contro le Zebre, infine, è arrivata la ciliegina sulla torta di una rimonta subita dopo essere passati in vantaggio sullo 0-21. Sarà un record, anche se diventa difficile verificarlo.
La doppia sconfitta contro le italiane, inoltre, è ulteriore fonte di disagio per appassionati e commentatori gallesi che, pur riconoscendo gli indubbi progressi delle due franchigie, non sembrano ancora ‘abituati’ ad accettare pienamente la possibilità di capitolare di fronte a Benetton e Zebre.
Dopo la vittoria in Challenge Cup lo scorso maggio, la squadra era già consapevole di dover cambiare allenatore: al posto di Danny Wilson, ai Blues negli ultimi tre anni, è arrivato un po’ a sorpresa l’australiano John Mulvihill, che nel suo curriculum non ha molte altre referenze se non alcuni incarichi da assistant coach ai Western Force e in diversi club giapponesi. Vista anche la poca esperienza, la maggior parte delle incognite sollevate negli ultimi giorni riguardano proprio l’apporto di Mulvihill e il suo contributo alla causa per risollevare i Blues dopo questo periodo difficile.
Nulla di nuovo, insomma: l’allenatore, spesso e volentieri, diventa il primo ad essere messo sotto accusa nel momento in cui le cose non vanno come dovrebbero. Ma per tre sconfitte del genere, arrivate sul filo dei minuti se non dei secondi, dove finiscono le responsabilità dei giocatori e iniziano quelle dell’allenatore? Oppure si equivalgono? I Blues hanno dimostrato di non avere un gioco disprezzabile, tanto da aver segnato 81 punti (quarto miglior attacco del torneo) in tre giornate, ma di riflesso hanno anche la quarta peggior difesa di tutto il campionato con 86 punti subiti. Uno in meno dei Kings, per intenderci. Ma è un problema sistemico, individuale o solo di capacità nel gestire i momenti del match? La verità probabilmente sta nel mezzo, come spesso accade.
Non ci sono coincidenze o semplici eventi sfortunati in tre sconfitte consecutive all’ultimo minuto, ma nemmeno sufficienti elementi per affermare che i Blues andranno incontro ad una stagione fallimentare. Toccherà a Mulvihill trovare la formula giusta, ma anche ai giocatori applicarla. Venerdì sera ne sapremo di più: all’Arms Park arriverà il Munster.
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