Il ct degli All Blacks ha mosso delle critiche che non sono piaciute, rispetto alla selezione degli atleti Springboks
La sconfitta patita in casa per 34-36 dagli Springboks non è piaciuta all’allenatore degli All Blacks Steve Hansen che, dopo aver tirato le orecchie ai suoi, è stato pungolato sulle possibilità del Sudafrica in vista della prossima Coppa del Mondo; dove le formazioni saranno peraltro inserite nello stesso girone dell’Italia. Una domanda questa che ha scatenato una risposta inattesa da parte del ct campione del mondo, il quale inconsapevolmente è poi andato ad infilarsi in un ginepraio di cui forse sentiremo parlare per qualche tempo.
La versione di Hansen
“Sono l’unica squadra che conosco nel mondo dello sport – esordisce riferendosi agli Springboks – che non sceglie la propria formazione migliore. Capisco cosa stiano cercando di fare, ma anche Nelson Mandela lo aveva capito meglio di chiunque altro, a suo tempo. Sapeva che gli Springboks erano una formazione che avrebbe potuto unire la nazione e anche io lo credo ancora.
Se in questi anni avessero ottenuto i risultati che si aspettavano, con il meglio sempre in campo, avrebbero potuto sviluppare al meglio la loro idea politica ottenendo peraltro una squadra multiculturale di alto livello, senza il dubbio ogni volta di non aver schierato il “giusto” sul terreno di gioco.
Il rugby in precedenza non era uno sport da uomini di colore, ma era comunque lo sport che avrebbe unificato il paese; come nessun’altra cosa sarebbe stata in grado di fare. Ora penso che la loro l’unità nazionale non sia così elevata. Il Sudafrica, intesa come nazione, ha comunque una storia ricca di eventi e cose che non capiremo mai perchè non ne abbiamo mai fatto parte.
Uno dei miei grandi amici nel rugby, Heyneke Meyer, ha scoperto di dover selezionare la sua squadra in base al colore della pelle e questo so che ha portato diversi malumori: in primis perchè non stava effettuando delle scelte guardando ai migliori e in secondo luogo perchè portava alcuni ragazzi a pensare di essere in nazionale solo per il colore della pelle o per una quota predefinita”.
La replica delle Saru Sacos Legends
E’ inutile negarlo: Hansen ha sollevato un polverone di dimensioni notevoli. Fra Nuova Zelanda e Sudafrica la polemica impazza, l’unica replica alle parole dell’allenatore dei “TuttiNeri” è arrivata per ora dalle Saru Sacos Legends, una storica selezione sudafricana che interpreta nel rugby gli ideali della multiculturalismo razziale: “Siamo ovviamente irritati e proviamo un senso di ira per coloro che formulano affermazioni così semplicistiche – esordisce così la lettera aperta pubblicata su molti media del Paese – e le interpretano come indicative di una visione abusata, che mostra il totale disdegno per la ferita e il dolore provato in passato dai ragazzi dei Saru Sacos.
Anche se non vogliamo sottrarre nulla ai suoi famosi successi e all’ammirevole astuzia di un allenatore di rugby, la invitiamo (esortano Hansen, ndr) ad usare un tono più tranquillo per non iniziare ad avventurarsi su terreni poco conosciuti, non pronunciandosi in questi termini per le scarse prestazioni degli altri Paesi in campo sportivo”.
ERRATA CORRIGE – In seguito a una verifica della notizia precisiamo che le dichiarazioni del CT Steve Hansen non sono state pronunciate dopo la recente sconfitta con gli Springboks, ma sono invece datate 2017 e contenute in un libro (“The Jersey: The Secrets Behind the World’s Most Successful Team.” di Peter Bills dal titolo) pubblicato proprio in questi giorni. Ci scusiamo con i diretti interessati e con i lettori tutti.
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