In un’intervista, il CT è tornato sul dibattito che riguarda azzurri e georgiani, oltre a mantenere il solito ottimismo sul futuro
“Le solite sciocchezze”. Conor O’Shea rubrica così, in un’intervista a RugbyPass, il dibattito relativo al rapporto di forza tra Italia e Georgia e l’eventuale ingresso dei caucasici nel Sei Nazioni proprio a scapito della nazionale azzurra. Il CT irlandese è consapevole che con l’avvicinarsi del 10 novembre, data dell’attesa sfida a Firenze tra le due squadre, se ne tornerà a parlare, ma preferisce portare la discussione lontano da questa polemica.
“Le persone esprimono le loro opinioni, è un argomento su cui è facile battere e lo sarà sempre. Potremo cambiare questa cosa solo attraverso le nostre prestazioni. In Giappone, in una trasferta difficile, abbiamo vinto il secondo Test Match e nessuno ha menzionato il fatto che dopo la nostra vittoria il Giappone ha battuto la Georgia per 28-0”, ha detto l’irlandese, in riferimento all’ultima finestra internazionale degli azzurri chiusa con una sconfitta ed un successo contro i nipponici.
«Uno stile ambizioso»
O’Shea vuole rispedire al mittente anche altre critiche: “Alcune persone un po’ pigre pensano che noi siamo una squadra legata alle fasi statiche, che duriamo solo 60 minuti e bla bla bla. Sono sciocchezze – ha detto senza mezzi termini il CT – Abbiamo realmente degli ottimi giocatori, siamo una squadra capace di segnare mete. Abbiamo dei game breakers e giocheremo con uno stile ambizioso di rugby, grazie ad un miglior fitness”.
L’Italia ha effettivamente dimostrato di essere una squadra piuttosto produttiva dal punto di vista offensivo dal Sei Nazioni in poi, tanto da chiudere il torneo eguagliando il record di mete segnate (12) dal 2000, e di non essere più legata a doppio filo a mischia e touche. In questo senso, però, c’è ancora poco da sorridere, visto il rendimento altalenante dei primi otto uomini azzurri.
L’altro punto toccato da O’Shea, la resistenza sugli ottanta minuti, è sembrata essere una criticità soprattutto nelle sfide nipponiche e nell’ultima sfida del Sei Nazioni contro la Scozia, ovvero l’unica partita in cui gli azzurri avevano espresso grande intensità per circa 50-60 minuti consecutivi.
Lo stato del movimento
“Se non facessimo dei cambiamenti, sarebbe difficile per noi essere positivi. Stiamo facendo progressi, non è facile e nessuno ha la bacchetta magica – ha detto O’Shea parlando dell’intero movimento italiano – L’Italia Under 18 ha battuto l’Inghilterra, la nazionale Under 20 è entrata tra le prime otto al Mondiale”.
Parlando dei giovani, il CT dice che “questi giocatori stanno vincendo delle partite e stanno entrando in un sistema che credono stia cambiando. A livello internazionale, non c’è dubbio sul fatto che stiamo diventando più competitivi. Abbiamo perso il primo test in Giappone, abbiamo vinto brillantemente il secondo e al Sei Nazioni, a parte la sfida contro l’Irlanda, siamo stati competitivi”.
Guardando al futuro, O’Shea si dice sicuro del fatto che, guardando all’età media della squadra, questa squadra sta aprendo un ciclo nonostante si stia per chiudere quello di Parisse, Ghiraldini e Zanni. “Questo sarà un gruppo che resterà insieme per lungo tempo, e diventerà un’ottima squadra” – ha detto O’Shea con il suo inguaribile ottimismo.
“Non c’è dubbio che quello che è stato fatto finora sta facendo la differenza non solo per Zebre e Benetton, ma anche per i risultati dell’Under 20, per esempio. Non saremo mai i migliori al mondo, ma stiamo mettendo insieme un sistema competitivo e funzionale. Non siamo nemmeno lontanamente vicini a dove potremmo essere, ma abbiamo apportato cambiamenti significativi e ora abbiamo giocatori di vera qualità che stanno uscendo fuori”.
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