In Mitre 10 Cup lo spettacolo non manca mai. Una piccola dimostrazione l’ha data Northland, con uno splendido coast to coast
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Nell’emisfero Sud si corre talmente tanto palla in mano che ci stanca anche a guardare gli highlights. Prendete una qualunque partita della Mitre 10 Cup o del National Rugby Championship australiano: vedrete un paio (almeno un paio) di folli coast to coast a partita, azioni infinite ed estremi a cui forse non hanno mai suggerito di calciare lontano il pallone. Noi che guardiamo solamente, ringraziamo.
E, nella fattispecie, ringraziamo i ragazzi di Northland in questa settimana, che si sono guadagnati l’ingresso nella rubrica di Slow Motion a scapito delle altre scorribande australi e di un paio di mete dalla Champions Cup che avrebbero potuto dire la loro (tutte del mostro Leinster, tra l’altro). Nell’ultima giornata della stagione regolare, la squadra di Whangarei ha perso in casa di Bay of Plenty 38–35, ma era già sicura di giocare le semifinali del Championship per l’eventuale promozione nella prima divisione del torneo provinciale neozelandese.
Checché ne dica il punteggio, la partita non è stata quasi mai in discussione: dopo essere stati in svantaggio 26-7 e poi 33-14, gli ospiti si sono portati a -3 solo con una meta arrivata a tempo di fatto scaduto, ma comunque in tempo per farci brillare abbastanza gli occhi da scriverne.
Northland si trova dentro i suoi 22 e ha il chiaro intento di colmare gli 80 metri che lo dividono dall’area di meta avversaria, pur consapevole di essere ormai spacciata con il punteggio sul 38-28 e il cronometro ben oltre il 79′. Da un raggruppamento, Wiseguy Faiane non tiene fede al suo nome borioso e dimostra di avere la giusta sensibilità per capire che, in quel momento della partita, è giusto affidarsi a chi due minuti prima aveva già seminato il panico nella difesa di Bay of Plenty
L’obiettivo di Faiane è il biondo con le gote rosse, al secolo Scott Gregory, ovvero un centro di 19 anni con cinque presenze nei Baby Blacks all’ultimo Mondiale Under 20 e talento di notevole interesse. Gregory non va molto per il sottile e imprime l’accelerazione decisiva all’azione, raddrizzando la corsa e rompendo il placcaggio del difensore interno.
Gregory poi scarica per un compagno, che continua nel senso servendo l’accorrente Cooper, che con una finta ridà velocità all’azione e serve a sua volta Sam McNamara. Seconda linea di 190cm per 111kg, McNamara entra a spron battuto dentro i 22 grazie alla sua poderosa falcata, ma proprio sul più bello sia lui sia Jordan Hyland rischiano di sprecare tutto: il primo perché scarica il pallone forse con qualche frazione di secondo in anticipo e costringe anche l’ala a rallentare un attimo, il secondo perché nel ricevere l’ovale si era posizionato troppo vicino al compagno considerando la distanza che bisognava ancora coprire per arrivare in meta.
Tutto è bene, però, quel che finisce bene. Hyland ha le gambe per resistere al ritorno del terza linea Mitchell
Karpik, che tra l’altro liscia il placcaggio e permette all’ala di andare a marcare la meta più bella del match e della settimana, anche se inutile ai fini del risultato. Ma cosa importa? La bellezza non è mai vana, del resto.
Daniele Pansardi
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