Abbiamo scambiato alcune battute con il CT azzurro al Payanini Center di Verona, dove la nazionale era in ritiro in questi giorni
VERONA – La Nazionale italiana di rugby è stata accolta con grande calore al neonato Payanini Center di Verona, dove si è svolto il primo allenamento stagionale integralmente aperto al pubblico. Tra il lavoro in campo, autografi e selfie d’ordinanza, Conor O’Shea è riuscito a rispondere ad alcune nostre domande su alcuni temi che interessano il movimento Italia e i prossimi Test Match di novembre, che verranno presentati ufficialmente oggi a Milano (diretta streaming sulla pagina Facebook FIR a partire dalle ore 12.30).
– Leggi anche: Marcello Violi salterà i Test Match
Conor, negli scorsi mesi ha ripetuto più volte a stampa e giocatori che il movimento italiano sta “facendo un percorso”. Ma a che punto siamo di questo lungo tragitto?
Per farsi un’idea chiara bisogna andare a vedere la strada fatta dal movimento nel suo complesso in questi due anni abbondanti. I risultati delle nazionali giovanili ed il lavoro svolto a Treviso e Parma dagli staff di Benetton e Zebre possiamo giudicarli in tono decisamente positivo. Gli staff di Under 20 e 18, Kieran Crowley, Michael Bradley e tutti coloro che lavorano operativamente a contatto con queste realtà stanno dando un grande contributo. La nazionale maggiore, che è la punta dell’iceberg, inizia a trarre benefici da questo lavoro coordinato. Ma, come detto, è un percorso, quindi è importante continuare a lavorare.
Un discorso da Director of Rugby. Lei come definirebbe il suo ruolo? Più vicino alle mansioni del DOR o di un Coach da campo?
Assieme al mio staff, nel corso della stagione, ci sono momenti in cui sono un allenatore puro, altri, decisamente più lunghi, in cui, senza partite, sono più assimilabile ad un Director of Rugby. Nei periodi di “pausa agonistica” direi più vicino a un Director of Rugby: si va sui campi, si tiene sotto osservazione quello che succede a livello nazionale ed internazionale, si coltivano vari rapporti, c’è un lavoro di coordinamento. Nei mesi di campo, invece, le mie mansioni sono ovviamente quelle dell’head coach, coadiuvato sul campo da un gruppo di assistenti come Mike (Catt), Marius (Goosen), Ciccio (De Carli), con cui lavoro per portare la squadre nelle migliori condizioni possibili ad affrontare i match in calendario.
Lei è consapevole che in Italia viene visto da molti quasi come l’ultima speranza del nostro movimento?
Percepisco la pressione da professionista, ma non in questo senso. La sento perché c’è la necessità di vincere partite, non in quanto presunto, potenziale, salvatore della patria. Anche perché, come detto prima, il singolo non fa mai la differenza se non funziona tutto il contesto generale. Voglio che si riesca a vincere il più possibile, che si scenda in campo sempre con questo desiderio, già a partire dal novembre in arrivo.
In Italia c’è grandissima attesa per la gara contro la Georgia, ma non bisogna commettere l’errore di sottovalutare le altre sfide. Per noi sono tutte di grande valore, già a partire dall’Irlanda. Le faccio notare come avere due gare ravvicinate di tale spessore, con una trasferta logistica impegnativa nel mezzo (con fuso orario pesante, ndr), per noi, rappresenterà un test molto utile in vista del mondiale. Alla prossima Rugby World Cup, in apertura, avremo due gare condensate in solo 4 giorni. Questo doppio impegno probante ci dirà molto sulla capacità della nostra rosa di affrontare questo tipo di situazioni.
Quale squadra porterete a Chicago?
Stiamo ancora facendo delle valutazioni in tal senso, ma posso dirle che iscriveremo sicuramente 23 uomini competitivi nella distinta del Soldier Field.
In futuro ci sarà anche Wayne Smith (presente nel ritiro veronese, ndr) al fianco dello staff?
Wayne è qui a Verona perché è un uomo di rugby di grande spessore. Lui è in grado di portarci classe, esperienza, conoscenze, attitudine vincente. Chi, qui tra noi, può vantare un curriculum ovale anche solo vicino al suo? Ecco perché è molto bello averlo con noi in questi giorni. Per ora non ci sono accordi già in essere per il futuro. Lui, comunque, è libero. Si vedrà.
Ha già parlato di rinnovo con la Federazione?
In questo momento il mio focus primario è quello di vincere le partite, ma la possibilità di rinnovare è assolutamente presente, in termini positivi, nella mia testa. L’eventuale prolungamento, allo stato attuale, è comunque un qualcosa che passa in secondo piano, perché il focus primario è assolutamente rappresentato dalle 4 partite che stanno per arrivare.
Matteo Viscardi
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.