A Milano abbiamo parlato con Michele Campagnaro e Renato Giammarioli, che a Chicago avranno grandi responsabilità
MILANO – In poco meno di 24 ore, Michele Campagnaro è finito sotto tutti i riflettori. Prima – martedì sera – con la notizia del suo imminente trasferimento ai Wasps, con cui dovrebbe aggregarsi a dicembre, oggi con l’assegnazione ufficiale della fascia di capitano della nazionale per il Test Match a Chicago contro l’Irlanda.
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Il trequarti miranese sarà il 65esimo capitano nella storia dell’Italia in 481 incontri disputati, il quinto della gestione O’Shea dopo Edoardo Gori, Sergio Parisse, Francesco Minto e Leonardo Ghiraldini. “Non me l’aspettavo proprio – ha detto Campagnaro a OnRugby – Il ruolo di capitano è sempre stato molto lontano dai miei pensieri. Lo apprezzo e sono molto orgoglioso della decisione di Conor. Cercherò di guidare la squadra nel miglior modo possibile, anche se non sarò da solo”.
Per qualche consiglio, in ogni caso, c’è Sergio Parisse. “Lui sicuramente è la persona migliore a cui chiedere. Non sarà a Chicago, ma sul campo ci saranno altri ragazzi come George Biagi, Tito (Tebaldi) e Carlo Canna che mi aiuteranno a gestire la partita”.
Al fianco di Campagnaro, come primo centro giocherà Luca Morisi, ovvero la coppia che tanti appassionati italiani attendono dal 5 settembre 2015, giorno dell’ultima partita cominciata insieme dai due talentuosi trequarti azzurri (e del grave infortunio al crociato per Morisi). “Eravamo coinquilini quando giocavamo a Treviso, è sempre bello quando ci si ritrova e si gioca insieme. Entrambi torniamo da un’annata negativa, sarà una grande opportunità per noi.
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Il nuovo numero otto
“Sono rientrato ora da un infortunio, mi manca un po’ di confidenza forse”. Ma considerando la prestazione sfornata contro il Bristol da Renato Giammarioli, non si direbbe: Man of The Match, minaccia costante in attacco e un’esplosività non comune tra le terze linee italiane. “Sono molto contento, speriamo di continuare così”. Magari già dal Test Match in programma a Chicago, dove partirà titolare per la prima volta in carriera con la maglia numero otto, quella di Sergio Parisse.
“Ancora non ci credo – ha detto a OnRugby – Spero di esprimermi al meglio”. Anche perché il 23enne ha una sorta di conto aperto con il rugby internazionale dopo quella partita contro l’Inghilterra dell’ultimo Sei Nazioni, in cui debuttò da titolare senza destare una grande impressione. “Non mi sono sentito molto bene. Ero entrato in un mondo proprio diverso. Io immaginavo di stare sugli spalti con mio padre. Non sono riuscito ad esprimere quello che avevo dentro, ma credo di essere migliorato mentalmente da questo punto di vista”.
Pur essendo 188cm per 110kg, come ricorda lui stesso, Giammarioli non è esattamente un numero otto tradizionale per istinto e qualità atletiche. “Mi piace la sfida con l’avversario, uscire dal frontale e usare con le gambe. Magari altri fanno più a sportellate”.
Sulle Zebre, invece, il frascatano dice che “siamo messi molto molto meglio dell’anno scorso, perché c’erano i problemi in società. Quest’anno c’è armonia, più allegria e siamo tutti molto tranquilli”. Una costante della stagione delle Zebre, ad eccezione forse dell’ultima partita contro Bristol, è stata invece la quantità di errori palla in mano in attacco.
“È che vogliamo sempre giocare tutto, magari contro squadre anche più forti. Lo scorso anno eravamo la sorpresa, mentre ora dobbiamo affermarci ed è più difficile – conclude Giammarioli – Ci studiano ed è più difficile fare il nostro gioco”.
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