Bell, spettacolari e vincenti: il Fijian Drua, alla sua seconda partecipazione, ha vinto il campionato delle province australiane
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Il Fijian Drua è un club creato dalla Federazione locale nell’agosto 2017 per farlo competere nel National Rugby Championship, il campionato delle province australiane. Nonostante il poco tempo a disposizione per prepararsi, la squadra si è ben distinta all’esordio nel torneo arrivando terza in stagione regolare, per poi essere eliminata dal Queensland Country ai quarti di finale.
Un anno dopo, la situazione si è completamente ribaltata. I figiani – molti già ammirati nel corso della Nations Cup in Uruguay, anche contro l’Italia Emergenti – hanno trionfato nel NRC 2018 al termine di un’imperiosa cavalcata che li ha visti prima vincere la regular season e poi prendersi la rivincita contro Queensland, battuto 36-26 nella finale giocata al Churchill Park di Lautoka sabato 27 (gli australiani, tra l’altro, erano stati gli unici ad averli battuti in stagione fino a quel momento).
Più che un semplice campionato, da agosto in poi i figiani hanno messo in piedi un vero e proprio show, come solo loro sanno e riescono a fare. Le statistiche sono semplicemente ridicole: il Fijian Drua ha corso più metri di tutti palla in mano, distanziando il secondo club di ben 2527 lunghezze (due chilometri e mezzo insomma); ha creato 22 break di media a partita, il doppio del Queensland e ha completato 14 offload in media a partita, contro i 10 degli altri finalisti. Hanno calciato appena due punizioni verso i pali in tutto il torneo. Gli Harlem Globetrotter in tenuta da rugby.
Nella finale contro Queensland, vista la posta in palio, gli uomini allenati da Senirusi Seruvakula hanno abbassato di una tacca il livello dello spettacolo, marcando un paio di mete sfruttando la forza dei propri avanti e non il loro caratteristico flair. Sul 19-12 e a pochi secondi dalla fine del primo tempo, però, qualcosa si accende: è sempre il pack ad essere protagonista, ma questa volta in maniera poco convenzionale.
I figiani sembrano in controllo della situazione, e potrebbero gestire l’ovale per i trenta secondi rimanenti prima di buttare il pallone fuori e tornarsene un quarto d’ora negli spogliatoi. I ragazzi in maglia azzurra non sono dello stesso avviso, per fortuna, così il mediano di mischia Lomani decide di dare ritmo al gioco allargando il pallone verso Veitayaki Jr.
Il pilone sinistro non è l’unico giocatore di mischia in quella porzione di campo, occupata invece da altri quattro avanti nel canale esterno dei 15 metri e addirittura da due piloni australiani. Per una squadra dal tasso di incoscienza elevatissimo, il rebus è fin troppo facile da risolvere considerando il mismatch tecnico e atletico con i loro colleghi.
Veitayaki Jr. è però consapevole di non rappresentare una grande minaccia a 60 metri dalla linea di meta e sposta il pallone verso Voka, flanker di cui invece bisogna preoccuparsi. Il terza linea sfugge facilmente al primo placcaggio e serve con i tempi giusti Dolokoto, che a 40 metri dalla linea di meta inizia una corsa inarrestabile e insostenibile per tutti gli altri, sebbene si stia parlando di un tallonatore. Il figiano plana in area di meta anticipando l’intervento in extremis di Hamish Stewart e strappando un “CAN YOU BELIEVE IT?” dalla voce dell’esaltato telecronista.
NB: a questo punto, è doveroso sottolineare come la meta sia stata in realtà annullata dall’arbitro dopo un consulto con il TMO, perché Dolokoto appoggia un piede fuori appena prima di schiacciare. Ma non è un piede uscito fuori di qualche millimetro che ci poteva impedire di ‘premiare’ a modo nostro una squadra e una nazione così esaltanti e uniche nel loro genere, nonché fonte di ispirazione per le generazioni future. Lunga vita alle Fiji.
Daniele Pansardi
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