Si ritrovano due dei centri più talentuosi del rugby italiano, troppe poche volte visti fianco a fianco
Al settantanovesimo minuto e trenta secondi, nell’afa di un Murrayfield non pienissimo, Michele Campagnaro raccoglie l’offload di Leonardo Sarto dentro i ventidue metri scozzesi, ma sul placcaggio perde il pallone in avanti. Mezzo giro d’orologio più tardi il suo omologo Mark Bennett si distende sul prato, schiacciando la sesta meta dei suoi in quell’incontro agostano di preparazione alla Rugby World Cup del 2015.
Sarebbe stata l’ultima volta che avremmo visto giocare fianco a fianco Luca Morisi e Michele Campagnaro, forse la coppia di centri più talentuosa a vestire la maglia azzurra negli ultimi anni. Pochi giorni dopo, nell’ultimo test in preparazione alla coppa del mondo, Morisi avrebbe subito il suo secondo, grave infortunio, lasciando il legamento collaterale del ginocchio sul prato del Millennium Stadium dopo pochissimi minuti.
Anche Michele Campagnaro ha avuto in seguito a che fare con i suoi, di infortuni, dall’ultimo dei quali si è ripreso proprio in avvio di stagione. Fra un acciacco e l’altro, non abbiamo più avuto l’occasione di vedere i due talenti, oggi rispettivamente 27 e 25 anni, giocare al fianco l’uno dell’altro. Sabato a Chicago i due tornano a fare coppia tre anni e mezzo più tardi da quell’agosto 2015 dal quale sono cambiate tante cose, nel rugby italiano e nel rugby mondiale, così come nelle loro carriere.
Campagnaro si è trasferito in Inghilterra proprio dopo quella coppa del mondo. Un trasferimento che lo ha trasformato da bella speranza in giocatore vero, fisicamente e mentalmente, rendendolo uno degli assi a disposizione di Conor O’Shea.
Luca Morisi ha affrontato altri problemi fisici: la doppia rottura del crociato lo ha tenuto fuori a lungo. Si riprende la nazionale dopo tre anni, dopo aver dimostrato di poterci stare ripartendo dalle sue solide prestazioni in Pro14, dove quest’anno ha affrontato già un minutaggio equivalente a quello accumulato nella stagione scorsa.
I precedenti
Luca Morisi e Michele Campagnaro hanno giocato insieme solamente cinque volte con la maglia della nazionale maggiore. La prima apparizione del duo risale al 2014, quando nei test di novembre affrontarono la coppia Alapati Leiua, visto di recente con i Bristol Bears, e Johnny Leota nella vittoria azzurra per 24 a 13 di fronte a Samoa.
Sei giorni dopo si sarebbero trovati di fronte all’Argentina, al Ferraris di Genova, in una partita che la nazionale dell’allora CT Brunel perse per 20 a 18. La settimana successiva terza titolarizzazione consecutiva per i due, di fronte a un Sudafrica che vinse 22 a 6 in quel di Padova, con l’Italia in partita per sessanta minuti.
Peggiori le altre due uscite: nel Sei Nazioni 2015 pesante sconfitta con l’Irlanda, a Roma, per 26 a 3; nel pre-RWC pessimo risultato contro la Scozia, in cui Campagnaro segnò l’unica meta del 48 a 7 finale patito dagli Azzurri, citato in apertura.
Tutte le partite della coppia Morisi-Campagnaro sono state giocate sotto l’egida di Jacques Brunel, che preferiva utilizzare l’esplosività del secondo come mezzo per guadagnare terreno, lasciando poi alle doti maggiormente da playmaker del milanese la lettura della fase seguente per andare al largo o meno. Oggi entrambi i giocatori si sono evoluti, e il gioco dell’Italia di O’Shea è piuttosto diverso rispetto a quanto accadeva fino al 2015.
Come utilizzarli oggi
Oggi la nazionale italiana preferisce giocare un rugby che tende maggiormente ad aggirare l’avversario e a utilizzare in ogni caso tutta la larghezza del campo di gioco, cercando l’avanzamento sulle fasce laterali, dove spesso insieme a centro ed ala troviamo schierata una terza linea.
Nelle coppie di centri in cui O’Shea ha schierato Tommaso Castello come primo centro, veniva privilegiata ovviamente la dimensione fisica del capitano delle Zebre, utilizzato principalmente come ariete. Compito di Boni, Bisegni e Campagnaro, che si sono divisi la maglia numero 13, era invece quella di occuparsi maggiormente degli spazi esterni.
Rispetto a Castello, Morisi ha forza qualcosa in meno dal punto di vista dello strapotere fisico, ma un pizzico in più di corsa e di capacità di distribuzione. Il centro del Benetton aggiunge quindi una dimensione utile nel gioco alternato di penetrazioni centrali e allargate del tecnico irlandese.
Sarà curioso vedere come si comporteranno i due trequarti azzurri davanti a una coppia di centri come Bundee Aki e Garry Ringrose, due prime scelte per la nazionale irlandese, capaci di combinare efficacemente in mezzo al campo con le cariche potenti del primo e le corse tagliate del secondo.
Michele Campagnaro è chiamato in particolare a una prestazione difensiva che nelle ultime occasioni, in particolare al Sei Nazioni scorso, ha visto l’Italia soffrire nel canale esterno del numero 13.
A 27 anni e 25 anni rispettivamente, Morisi e Campagnaro sono chiamati alla stagione della definitiva maturazione, salendo un ulteriore gradino e facendoci vedere quello che finora abbiamo potuto soprattutto immaginare in potenza. La prova generale dello spettacolo li attende sabato sera a Chicago.
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