Test Match: quattro considerazioni sul primo weekend di novembre

Che cosa rimane dell’antipasto a un lungo e importante mese di rugby internazionale

ph. Reuters

Il novembre dei test match è incominciato: il primo sabato internazionale è ormai alle spalle, con quattro partite che hanno composto l’eccellente menù ovale della giornata. Una formazione All Blacks con otto esordienti e molte seconde scelte ha inflitto un netto 69 a 31 a un Giappone che comunque ha saputo marcare cinque mete ai campioni del mondo. A Cardiff le vecchie volpi sanno ancora fare il loro mestiere: le mete di George North e Jonathan Davies garantiscono la vittoria per 21 a 10 del Galles sulla Scozia. La trasferta nordamericana degli Azzurri si rivela una debacle: sono otto le mete irlandesi alla fine della giornata. Infine, il piatto forte: l’Inghilterra strappa una preziosissima vittoria di un solo punto a Twickenham sul Sudafrica.

Qualità nella profondità

Nessuna sorpresa a Chicago. Il 54 a 7 dell’Irlanda ai danni degli Azzurri è perfettamente in linea con gli ultimi risultati raccolti dalla nazionale italiana contro il XV in verde. Ci si poteva onestamente aspettare qualcosa di meglio dall’Italia, che arrivava a questa partita con l’ambizione di mostrare qualcosa e prendere fiducia in vista della sfida di Firenze con la Georgia: un’aspettativa che è stata disattesa in maniera netta, in particolare in un secondo tempo dove i nostri sono stati cancellati dal campo. Detto ciò, pensare che fra febbraio (56 a 19 al Sei Nazioni) e novembre le cose cambiassero nettamente era chiaramente utopistico, per di più pensando che l’Italia ha schierato una formazione che in buona parte vedrà la partita del Franchi dalla panchina e dalla tribuna, contro un’Irlanda che ha schierato tanti giocatori titolari. In più, quello che fa la differenza per la formazione numero due del ranking mondiale è la qualità delle seconde e delle terze scelte: un giocatore come Tadhg Beirne, uno dei migliori rubapalloni del mondo ovale e campione dell’ex Pro12 con gli Scarlets, era all’esordio da titolare; Jordan Larmour deve lottare per una maglia da titolare in nazionale nonostante sia stato scelto nel XV di Leinster per la finale della scorsa Champions Cup, ragionamento valido anche per Luke McGrath, che invece è dichiaratamente la terza scelta dell’Irlanda. Ecco dove sta buona parte di quei 47 punti di scarto fra Italia e Irlanda.

Il diverso peso specifico delle partite

Il primo fine settimana di novembre è stato molto vario nel tenore delle partite giocate. Il fatto che si trovasse al di fuori della finestra internazionale, con alcuni appuntamenti particolari come la trasferta americana dell’Italia e quella giapponese degli All Blacks, ha condizionato scelte e stili di gioco. Se Inghilterra-Sudafrica è stata giocata con un tatticismo quasi opprimente, con le due squadre a portarsi pressione l’una con l’altra alla ricerca del decisivo errore altrui per portare a casa la partita, è stato perché era l’incontro di maggior valore messo sul piatto dalla giornata. Per Eddie Jones e i suoi era fondamentale portare a casa un risultato positivo, recuperare fiducia e guardare avanti a un mese davvero tosto, mentre per il Sudafrica il tour europeo è già partito in tutto e per tutto. All’altro estremo dello spettro le partite fra Irlanda e Italia da una parte, e Giappone e All Blacks dall’altra: le circostanze hanno voluto una partita dove le squadre coinvolte hanno badato il giusto al tabellone, giocando sempre per la meta e mai per i pali. I 100 punti segnati a Tokyo ne sono stati la dimostrazione. In mezzo, invece, la partita di Cardiff fra Galles e Scozia. Per entrambe le altre partite di novembre saranno un banco di prova più prestigioso, ma non per questo l’evento di sabato poteva essere lasciato passare a cuor leggero: ne è venuta fuori una partita poco spettacolare, che il Galles ha portato a casa principalmente in virtù della maggiore esperienza e disciplina.

Artisti del set piece

La meta decisiva per il Galles, con la quale ha tutto sommato avuto ragione della Scozia, è arrivata da una delle caratteristiche ormai insite nel DNA della squadra di Gatland: la capacità di colpire direttamente in prima fase, da una situazione ordinata. All’inizio del secondo tempo, infatti, il Galles gioca una rimessa laterale ridotta poco oltre i dieci metri. La difesa scozzese dopo la touche è piuttosto densa, con otto uomini schierati in linea fra le due perpendicolari che indicano i quindici metri. Il lungo passaggio di Gareth Davies a trovare Hadleigh Parkes in mezzo al campo ne taglia già fuori diversi, e la giocata dietro la schiena del finto penetrante eseguita dal centro di origine neozelandese costringe la fisarmonica a stringersi ancora: Alex Dunbar è in ritardo, Huw Jones annaspa preso in mezzo fra Gareth Anscombe e Jonathan Davies. Una esitazione fatale per il 13 scozzese, che vede il suo tentativo di placcaggio respinto dall’omologo in maglia rossa, che vola fino in meta.


Il placcaggio della discordia

Col tempo rosso e il Sudafrica alla disperata ricerca di una via per fare i punti che gli consentirebbero di espugnare Twickenham, Embrose Papier si esibisce in un pessimo passaggio che finisce sul prato, venendo raccolto dal nuovo entrato Andre Esterhuizen. Il possente centro prende una traiettoria arcuata e acquisisce velocità. Con altrettanta velocità gli si fa incontro per placcarlo Owen Farrell, che lo impatta frontalmente causando un autoscontro che vale poi il recupero del pallone all’Inghilterra e il conseguente calcio in tribuna. Prima di fischiare tre volte, Angus Gardner, arbitro dell’occasione, vuole vederci chiaro, rivedendo la scena al TMO. Infine, decide che è tutto regolare: il 10 inglese avrebbe tentato di chiudere il placcaggio, ma la violenza dell’impatto glielo ha impedito. Gli addetti ai lavori si sono subito divisi in fazioni, ma la decisione dell’arbitro sembra corretta. Farrell placca ad una altezza regolare, seppure rischiosa, e nonostante porti chiaramente avanti la spalla destra, il suo braccio non rimane chiuso ma cerca di accompagnare il movimento, cingendo Esterhuizen. La chiusura non si compie perché il sudafricano dà una gran botta all’avversario, che infatti rimane stordito dopo il colpo. Bravo Gardner a non farsi condizionare dalle conseguenze dello scontro, bravo Farrell a mettere il proprio corpo sulla linea di corsa dell’avversario, bravo Mercer a scippare l’ovale. Meno bravo Esterhuizen, che corre una linea che lo isola dai compagni e lo espone al rischio di perdita di possesso. Meno brava ancora la squadra del Sudafrica a trovarsi in quella situazione disperata, non avendo saputo concretizzare il dominio di possesso e territorio, specie nel primo tempo.

Lorenzo Calamai

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