Pro14: cosa ci lascia l’ottava giornata di Benetton Rugby e Zebre Rugby

Due sconfitte celtiche diverse per dimensione, ma anche per peso specifico rispetto alle attese della vigilia

ph. Ettore Griffoni

Il weekend di Pro14, per le due franchigie italiane, si è rivelato piuttosto deficitario. Se per le Zebre Rugby, tuttavia, la trasferta di Cardiff poteva essere considerata proibitiva, vista soprattutto la rosa a disposizione di Michael Bradley per il viaggio nel Regno Unito, il k.o. casalingo del Benetton Rugby contro Ulster lascia decisamente molto più amaro in bocca.

Gli uomini di Crowley avevano messo nel mirino la partita di Monigo, con l’obiettivo di portare a casa punti preziosi in ottica playoff/coppe europee, contro degli irlandesi giunti in Veneto con una formazione competitiva ma comunque costellata da assenze di peso. Il primo tempo dei Leoni è stato di grande qualità per ciò che concerne la produzione di situazioni pericolose, ma, vuoi per scelte rivelatesi infelici col senno di poi, vuoi per qualche errore gestuale di troppo, i biancoverdi non hanno azzannato una preda che pareva docile docile, finendo poi per dover pagare a caro prezzo una ripresa vissuta in apnea, cercando di arginare le debordanti driving maul dei ragazzi di Belfast. Un’impresa complessa, almeno per i primi 20 minuti della seconda frazione, quelli, in fin dei conti, decisivi.

Un tempo, il secondo, che va dunque ad inserirsi tra quelli più deludenti della stagione, appaiandosi a quello molto simile di Agen, in Challenge Cup. Una frazione negativa, che, però, lo staff della Ghirada potrà analizzare, metabolizzare e superare con calma nel corso della pausa, che, mai come stavolta, sembra arrivare al momento giusto.

Non si può pensare di giudicare questa partita delle Zebre come una qualunque altra partita della franchigia parmigiana. Troppo superiori i Cardiff Blues, troppo netta la differenza di cilindrate tra le due squadre e troppo poco attrezzati i ducali per sostenere il peso (in senso letterale) e l’intensità nelle collisioni dei gallesi. Un altro finale, insomma, proprio non poteva essere possibile, perché tutti sapevano che da un momento all’altro la maggiore esperienza dei padroni di casa sarebbe emersa.

Doveva essere l’ideale crash test per i giovani, chiamati a tappare i tanti buchi lasciati dai 20 indisponibili che Bradley e lo staff tecnico non hanno potuto avere a Cardiff. Era la partita di Koffi, Bianchi e D’Onofrio, ma anche di Raffaele, Krumov e Luus, questi ultimi chiamati a prendersi più responsabilità del solito in campo. Individualmente, non è andata poi così male: dei permit player nessuno ha demeritato, dimostrando di poter gradualmente giocare a questo livello con un percorso di crescita serio e ragionevole. I 37-0, purtroppo o per fortuna, servono anche a questo.

Gli altri temi del weekend

Attacco spuntato

Il numero di difensori battuti dalle Zebre all’Arms Park domenica, un numero bassissimo se si considera che la media dei ducali dopo sette partite si aggira attorno ai 19 per partita. Un dato che testimonia la grande sterilità offensiva della squadra di Bradley, troppo monodimensionale e poco creativa nel cercare soluzioni diverse dalle incursioni verticali contro la difesa dei Blues.

D’Onofrio può solo crescere
Per il trequarti ex Under 20, metaman all’ultimo Mondiale di categoria, è stata una partita inusuale, basti pensare che il beneventano non ha dovuto tentare nemmeno un singolo placcaggio fino a quando è rimasto in campo. Per il momento, insomma, abbiamo potuto ammirare il ragazzo solo in attacco e le sue solite ottime movenze, che ne fanno un talento tra i più interessanti in Italia. Può solo crescere.

La consistenza di Michele Lamaro

Il cartellino giallo di metà ripresa non va minimamente ad intaccare la terza prestazione di grande livello di colui che in tempi recenti è stato capitano e vessillo della selezione Under 20. Solido in difesa, molto efficace in attacco, dove ha mostrato di possedere già in misura industriale anche quella dose di decision making richiesta anche agli avanti per giocare con costrutto a livello Pro14. Un ragazzo, dunque, sempre più coinvolto nel progetto dei Leoni, un pezzo del puzzle biancoverde che, molto probabilmente, vedremo spesso con il Benetton Rugby anche dopo la pausa internazionale.

La mancanza di cinismo in zona rossa

Il primo tempo del Benetton Rugby, contro Ulster, almeno offensivamente, ha avuto per lunghi tratti le sembianze di una sfida della nazionale azzurra dello scorso anno. Buona fase di possesso, risalita del campo efficace, ma difficoltà nel concretizzare la mole di gioco prodotta una volta arrivati nei 22 metri avversari. Una mancanza pagata a caro prezzo nella ripresa, quando Ulster ha preso in mano le redini del match, sorpassando la franchigia italiana e mantenendo la leadership sino al minuto 80.

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