L’ala delle Zebre analizza gli sviluppi ovali dal 2007 ad oggi, in termini di prestazione e fitness
Quando si pensa al novembre dei Test Match il ricordo azzurro corre immediatamente a quella giornata di due anni fa quando allo stadio Artemio Franchi, gli azzurri riuscirono a battere per la prima volta nella loro storia il Sudafrica per 20-18.
Una meta di forza e di prepotenza messa a segno da Venditti consentì agli uomini di O’Shea di aver la meglio sugli Springboks, e proprio in questa settimana che riporta la formazione tricolore a Firenze per sfidare la Georgia, il trequarti abruzzese è tornato a parlare intervistato da trendemoda.it.
Intervistato dal sito generalista, l’ala delle Zebre – oltre che sulla stretta attualità legata all’Italrugby – si è espresso anche sull’evoluzione del gioco del rugby analizzando la situazione dal punto di vista fisico.
Venditti ha fotografato il momento ovale affermando che l’usura è un’inevitabile conseguenza di quello che succede sul campo, con giocatori più alti, grossi e veloci e ha poi portato un termine di paragone con la Rugby World Cup del 2007 quando, a suo avviso, c’erano molti più spazi per cercare di andare in meta a differenza di oggi dove serve andare “a mille all’ora (testualmente, ndr) cercando di guadagnare la linea del vantaggio.
Tornando sul “consumo” a cui i rugbisti sono sottoposti ha poi fatto capire che i tempi di recupero per le botte prese in campo si stanno dilatando e che non sia una stranezza il fatto che Warbuton, Vunipola, Tuilagi, North siano in pessime condizioni fisiche.
Infine, stuzzicato sulla possibilità di trovare una soluzione per rallentare tutto questo, ha detto di sposare la tesi proposta da alcuni, per la quale bisognerebbe limitare il numero dei cambi passando dagli attuali 8 a 3.
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