Guida ai Test Match di novembre

Da domani la finestra internazionale entra davvero nel vivo. La redazione di OnRugby risponde alle domande fondamentali

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ph. Reuters

Il mese di novembre è di fatto già iniziato, ma è da domani che i Test Match entreranno nel vivo con la finestra internazionale ufficiale di World Rugby. La redazione di On Rugby risponde alle domande più importanti sulle squadre che vedremo in campo nel corso delle tre settimane su tutti i campi dell’Emisfero Nord.

– Leggi anche: il programma e gli orari dei Test Match di novembre

Cominciamo dall’Italia. I giocatori tendono ad allontanare la pressione, ma l’obiettivo numero uno è vincere la partita contro la Georgia. Ma andiamo oltre Firenze: le partite dell’Euganeo contro l’Australia e di Roma contro gli All Blacks che temi potranno esporre?

Lorenzo Calamai
Siamo ovviamente molto lontani non solo dagli All Blacks, ma anche dall’Australia. Occasionalmente abbiamo fatto sudare non poco i Wallabies, accarezzando il sogno di batterli qui in Italia più di una volta, e quest’anno la nazionale di Cheika ha faticato in diverse occasioni. Non credo che ci siano i margini per riuscire a fare il colpaccio, ma se c’è una partita sul quale puntare tutto è quella. Contro gli All Blacks, invece, giochiamo per la bella figura: vediamo che squadra ci metterà davanti Hansen, e poi cercheremo di fare quanto meglio possiamo. Il Giappone ha segnato 31 punti, ad esempio.

Michele Cassano
Per una nazionale che nel corso della sua storia ha fatto fatica a mettere insieme due partite giocate ad un livello simile, la cosa essenziale mi sembra quella di pensare a vincere assolutamente la partita contro la Georgia; se poi dovesse presentarsi la chance di far partita pari con un’Australia “umorale” a quel punto perchè non provare il colpaccio. La sfida con gli All Blacks? Posizionata così al termine del mese, dopo tre partite (di cui una giocata peraltro in America), è brutto da dire ma lascia “un po’ il tempo che trova”. Bisognerà darsi degli obiettivi realistici e cercare di raggiungerli.

Matteo Viscardi
Vincendo conto la Georgia, il novembre azzurro sarebbe totalmente in discesa. Contro Wallabies, ed ancor più All Blacks, l’Italia giocherebbe senza particolari pressioni di sorta, e negli ultimi anni ha dimostrato spesso di dare il meglio, almeno a livello di prestazioni, proprio in questa comfort zone. L’Australia sarà pur umorale, ma ha una qualità diffusa in quasi ogni reparto da far male al cuore dell’appassionato ovale. Sugli All Blacks non serve nemmeno esprimersi. Per anche solo pensare di battere i Wallabies servirebbe la gara perfetta degli azzurri, in ogni fase del gioco per 80 minuti, combinata con una prova molto negativa dei ragazzi di Cheika.

Damiano Vezzosi
Dalla partita contro la Georgia dipende una parte importante del nostro futuro, prossimo e anteriore. Vincendo quella partita, e convincendo, la squadra si toglierebbe un notevole peso dallo stomaco e giocherebbe forse con maggiore convinzione e fiducia. Certo, da qui a vincere una di quelle partite ce ne corre.

Daniele Pansardi
Contro l’Australia l’Italia vince 22-19 dopo che Foley sbaglia un calcio dalla lunga distanza per il pareggio (ok, lo ammetto, non mi è ancora passata dal 2012. Comunque dipenderà tutto dalla partita contro la Georgia: vincendo gli azzurri faranno una bella figura contro i Wallabies, perdendo… Beh, prepariamo il pallottoliere).

Francia, Galles e Scozia: tre personaggi in cerca d’autore. Negli ultimi Sei Nazioni si sono spesso scambiate le posizioni di rincalzo o di attrici non protagoniste. Ci sarà un salto di qualità che le proietterà verso un anno in ascesa pensando alla Rugby World Cup 2019?

Lorenzo Calamai
Per tutte e tre è il momento di quagliare la crescita registrata negli ultimi anni. Galles e Francia in particolare devono dimostrare di essere pronte battendo una squadra dell’emisfero sud. Le occasioni si presenteranno contro l’Australia (i Dragoni), l’Argentina (i galletti) e il Sudafrica (entrambe). Per la Scozia il discorso è un po’ diverso: dopo una grande crescita, la squadra del Cardo sta perseguendo una strada di allargamento della propria rosa che, però, ad un anno dalla Coppa del Mondo, è forse arrivata al termine. Un Sei Nazioni tutto sommato salvato solo dalla vittoria della Calcutta Cup e una finestra di giugno poco probante richiedono vittorie convincenti durante questo novembre.

Michele Cassano
Andiamo con ordine. Per la Francia di Brunel, dopo la frenetica preparazione per l’ultimo Sei Nazioni e la serie estiva contro gli All Blacks, questo è il primo vero momento di verifica considerando anche la scossa iniziale del cambio di allenatore e la naturali osservazioni che si devono fare a più livelli quando ci si misura contro la Nuova Zelanda, per di più in un confronto ripetuto. Sudafrica, Argentina e Fiji sapranno sicuramente offrire un spettro valutativo piuttosto ampio.
Capitolo Galles: forse manca un centesimo per fare l’euro, ma la squadra di Gatland sembra essere in risalita e non è detto che nel giro di un anno possa tornare ad essere una mina vagante, come lo fu nella Coppa del Mondo 2011. Il talento e le idee non mancano, certo che il rapporto con l’infermeria non è mai fortunato per il XV dei Dragoni.
In casa Scozia invece la situazione sembra essere più definita. La base costruita da Townsend appare solida e con una serie di conoscenze ben sviluppate. In questo novembre – a parer mio –  il target da raggiungere sarà quello del 100% di vittorie, tralasciando l’opening di settimana scorsa contro il Galles.

Damiano Vezzosi
Le tre squadre hanno bisogno di vittorie contro Sudafrica e Australia per dimostrare che la crescita non è solo teorica. Tuttavia non tutte hanno le stesse possibilità di ottenerle. Quella più attrezzata al momento sembra il Galles. La Scozia ha un calendario favorevole: fra Fiji, Argentina e Sud Africa potrebbero scapparci due vittorie.

Daniele Pansardi
Rispondo solo sulla Francia, squadra che mi incuriosisce molto e che mi ha molto colpito durante la serie contro gli All Blacks (e Jacques Brunel è un grande allenatore, tra l’altro). I ritorni di Picamoles e Lopez portano alle stelle l’hype attorno ai Bleus, da cui mi aspetto addirittura un tre su tre nelle prossime settimane. E poi non siete eccitati all’idea di vedere Maxime Mèdard ancora titolare?

La comoda vittoria di Chicago, la sfida all’Argentina e per concludere il confronto con gli USA, ma nel mezzo l’attesissimo faccia a faccia con gli All Blacks. Che novembre sarà per l’Irlanda? 

Lorenzo Calamai
La sfida con l’Argentina sarà importante e ben diversa dall’ultima sfida occorsa fra le due nazionali dodici mesi fa. È chiaro che la gara con più appeal è quella contro gli All Blacks, piatto fortissimo del menù novembrino. Una vittoria significherebbe un chiaro messaggio anche in funzione Mondiale, come lo fu quella dell’Inghilterra poi campione del mondo nel 2003. Nonostante tutto, però non dimentichiamo che l’Irlanda arriva alla sfida pur sempre da sfavorita, contro la squadra migliore al mondo.

Michele Cassano
Il match con l’Argentina dovrebbe regalare agli irlandesi uno “sparring” di alto, se non altissimo, livello che potrebbe dare più dispiaceri di quanto si pensi ai “Verdi”. E’ ovvio che dopo il doppio confronto del 2016, tutti si aspettano, visto anche il livello di gioco espresso negli ultimi dodici mesi (in particolare) da Sexton e soci, una partita straordinaria. Vedremo cosa ne verrà fuori. Non mi stupirei se Schmidt studiasse magari una squadra meno bella, ma più pragmatica e camaleontica con ispirazioni sudafricane.

Matteo Viscardi
L’Irlanda vive in una personalissima bolla. Non sarà certo la pur brillante Argentina vista nel Rugby Championship a romperla, soprattutto in trasferta. Con due vittorie nelle prossime due settimane (a patto che la Nuova Zelanda perda in Inghilterra), gli uomini di Joe Schmidt potrebbero meritatamente ritrovarsi in testa al World Rugby Ranking per la prima volta nella loro storia, coronando così un paio di annate superbe sotto ogni punto di vista, e sublimando la struttura (quasi) perfetta del movimento dell’Isola di Smeraldo.

Damiano Vezzosi
Le prossime due sfide sono uno snodo importante per l’Irlanda. Battere l’Argentina confermerebbe i verdi come candidata a una semifinale mondiale. Battere anche la Nuova Zelanda significherebbe diventare candidata alla vittoria mondiale, ma anche dover reggere 12 mesi di pressione fortissima. Perdere entrambe le sfide (non sarebbe strano) ridimensionerebbe le ambizioni, ma farebbe lavorare Schmidt e i giocatori lontano dai riflettori. Il vero obiettivo in fondo però è un altro: vedere quanto alcune riserve (Carbery. Larmour, McGrath) sono pronte a fare i titolari al massimo livello. La risposta di Chicago è stata inequivocabile. Aspettiamo quella dei Pumas.

Critiche, confusione e insicurezze, eppure l’Inghilterra arriva da due vittorie consecutive (entrambe contro il Sudafrica) a livello internazionale: quanto peseranno i Test Match verso il prossimo Sei Nazioni e soprattutto in ottica Coppa del Mondo? Con quali armi Eddie Jones potrebbe uscire rafforzato da queste sfide? E infine l’idea dei co-capitani vi convince?

Lorenzo Calamai
L’idea dei co-capitani è un artificio retorico tipico del jonesismo, come i finishers. Nella realtà dei fatti Dylan Hartley non può stare in campo in una partita internazionale per più di 50 minuti, data soprattutto la qualità dei rincalzi. Anzi, a dirla tutta io penso che ci siano almeno 3 tallonatori più forti di lui in Inghilterra, ma questo è un altro paio di maniche. Insomma, Hartley deve uscire e a quel punto a prendere le decisioni importanti in campo diventa Owen Farrell, tutto qui. Occhio comunque a dare l’Inghilterra per moribonda: è quando sono in difficoltà che diventano ancora più pericolosi.

Michele Cassano
O di riffa o di raffa, alla fine l’Inghilterra col Sudafrica è riuscita a portarla a casa ma contro gli All Blacks credo che il divario possa rivelarsi piuttosto netto; nonostante Jones e i suoi cercheranno di mettere in campo tutto il carattere possibile. Il resto del mese? Francamente un’incognita. Per come si sta delineando lo scenario intorno alla nazionale, tutto sembra passare da questo sabato. La posizione di Jones forse è più a rischio di quanto si pensi e la storia dei co-capitani potrebbe rivelarsi un altro elemento di condanna se tutto dovesse andare storto, anche perchè Giappone, ma soprattutto Australia, non verranno a Twickenham con lo spirito delle vittime sacrificali.

Matteo Viscardi
Le due partite veramente importanti contro il Sudafrica, quelle decisive della serie estiva, l’Inghiltera versione 2018 le ha perse. Segnali di vitalità, comunque, erano già arrivati a Port Elizabeth, confermati dalla ruvidissima sfida di Twickenham, vinta soffrendo e tra le polemiche, ma vinta, aspetto affatto banale. La Nuova Zelanda, nonostante qualche scricchiolio di inizio autunno, si presenta a Londra con il miglior team possibile, tirato a lucido e galvanizzato dal doppio successo in terra nipponica. Fasi statiche oliate meravigliosamente, una mediana senza eguali al mondo ed una linea di trequarti raffinata, disegnata con perizia da Steve Hanesn rappresentano un ostacolo forse troppo grosso per i britannici, che, però, possono pensare di fare bottino pieno nelle ultime due gare di novembre.

Damiano Vezzosi
Il XV della rosa ha bisogno di un grande risultato per tornare a essere considerata una delle favorite per il mondiale. Questo può essere la vittoria sugli All Blacks o quella nel prossimo 6 Nazioni, per la quale nel 2019 serve una vittoria a Dublino. Al momento l’ipotesi più probabile sembra la seconda, anche se la squadra di Eddie Jones sembra ha talento e voglia sufficienti per fare l’impresa. Una vittoria convincente contro l’Australia dimostrerebbe che la Rosa sta sbocciando di nuovo.

Daniele Pansardi
Il co-capitanato è solo un modo per non togliere con effetto immediato la fascia di capitano a Hartley. Questa è la squadra di Owen Farrell. E pure di Maro Itoje, nonostante i troppi falli che commette il fuoriclasse dei Saracens in nazionale. Contro gli All Blacks perderanno, e se non si risolleveranno da quella sconfitta dovranno temere anche l’Australia.

All Blacks: anche quest’anno sono sostanzialmente il solito rullo compressore, ma contro il Sudafrica hanno mostrato qualche crepa che li ha portati a perdere in casa e a vincere in rimonta all’ultimo secondo in trasferta. Riusciranno ad espugnare sia Twickenham sia l’Aviva Stadium?

Lorenzo Calamai
Per come si sono sviluppate le sconfitte recenti degli All Blacks, prevedo maggiori pericoli a Londra che a Dublino. La partita contro l’Irlanda è uno showdown fondamentale, attorno a cui ci sarà grande eco: il tipo di appuntamento che difficilmente i tuttineri finiscono per fallire. Contro l’Inghilterra invece c’è tutta la narrazione degli infortuni, di un avversario in difficoltà, che potrebbe far perdere un attimo la presa psicologica degli All Blacks sulla partita. Esattamente come successo con gli Springboks in casa e con l’Australia nel 2017.

Michele Cassano
Sulla carta i campioni del mondo rischiano più a Dublino che a Twickenham, anche se entrambe le partite nasconderanno comunque delle grosse insidie. Certo che se dovesse arrivare in maniera convincente il percorso netto, la sensazione è che in Giappone fra un anno si giochi ancora per il secondo posto.

Matteo Viscardi
Partono con i favori del pronostico sia a Londra che a Dublino. Rispetto all’Inghilterra attuale, il divario è troppo ampio in diverse fasi del gioco e nella qualità della panchina. L’Irlanda ha una struttura, invece, decisamente più vicina per meccanismi e qualità, almeno nei primi 23, ai “tuttineri”, i quali, tuttavia, non hanno ancora cancellato dalla propria mente il k.o. di Chicago, nonostante sia già arrivata la rivincita, e vorranno ribadire di essere i più forti del mondo. Molto interessanti le battaglie in mischia chiusa e rimessa laterale, con due dei migliori pacchetti di avanti del mondo pronti ad uno showdown sensazionale.

Damiano Vezzosi
La domanda fa un po’ sorridere, visto che gli All Blacks hanno perso in casa contro il Sudafrica nell’ultimo Championship. Che c’entra (si dirà)? C’entra eccome. Quando i tuttineri perdono una partita è un evento, due sconfitte nello stesso anno sono rare più o meno quanto il passaggio della cometa di Halley, se ne perdessero tre il minimo che potrebbe accadere è che si spenga il sole. Quindi qualsiasi cosa diversa da una doppia vittoria a Twickenham e all’Aviva sarebbe una sorpresona.

Australia e Sudafrica: formazioni poco decifrabili. I Wallabies hanno una guida tecnica che scricchiola, ma quando sembrano a un passo dal baratro sono sempre in grado di salvars. Gli Springboks invece stanno cercando la loro migliore definizione da quando in panchina è arrivato Rassie Erasmus. Come le vedremo in questo tour?

Lorenzo Calamai
L’Australia ha bisogno di alternative. Ha bisogno di incrementare la competizione interna per poter dare ricambi ai propri giocatori e per farli sentire meno certi di una maglia da titolare. Fino ad oggi avremmo potuto indovinare il XV australiano per un qualsiasi incontro a occhi chiusi. C’è il disperato bisogno di una scossa. Hanno le qualità per battere Galles, Italia e Inghilterra. Riuscire nell’en plein sarebbe un toccasana. Gli Springboks sono forti. Aggiungono sempre qualcosa a quello che mostrano di volta in volta, e la formazione selezionata per Parigi fa davvero paura. Possono vincere con tutti, ma è anche una squadra capricciosa che può rimanere impigliata nei propri limiti. Trovare maggiore continuità l’obiettivo del loro tour autunnale.

Michele Cassano
Cheika sembra essere il capocantiere di un gruppo che ha le idee chiare su quello che c’è da fare ma che non sempre ha il materiale per farlo, eppure si vede che nonostante tutto i giocatori sono in forte empatia con l’allenatore. Come ha detto Lorenzo servirebbe una scossa, e niente come le vittorie lo sanno dare (in particolar modo lontano da casa).
Per il Sudafrica invece utilizzerei un po’ il ragionamento messo in pratica sul modello francese: Rassie Erasmus onestamente ha poca pressione addosso al momento. Gli hanno lasciato carta bianca all’inizio dicendogli di preparare al meglio la Coppa del Mondo 2019 spostando però il mirino addirittura sull’edizione 2023. Dal canto suo l’allenatore è stato bravo a raccogliere subito dei risultati interessanti ottenendo la fiducia di un gruppo che sembra in risalita e con un pack tornato a splendere.

Damiano Vezzosi
Non sono d’accordo col collega Michele. Il Sudafrica ha battuto gli All Blacks una volta, anzi, quasi due. Adesso deve fare un grande novembre. Ha iniziato perdendo male a Twickenham. Male nel senso che, a modesto avviso di chi scrive, quello di Farrell non è un intervento da giallo, era da rosso. Adesso fra Parigi, Edimburgo e Cardiff il minimo sindacale sono due vittorie. Anche i canguri di Cheika hanno bisogno di risultati, ma per il motivo opposto: hanno perso per la prima volta una serie in casa con l’Irlanda e nel Championship hanno perso per la prima volta in casa contro l’Argentina. Fra Cardiff e Twickenham serve almeno una vittoria.

Per i Pumas ci sono all’orizzonte l’Irlanda, la Francia e la Scozia: in quali campi potrebbero essere in grado di firmare il blitz dopo l’arrivo di Ledesma e l’avvento di Matera come nuovo capitano?

Lorenzo Calamai
È un’Argentina da battaglia quella di Ledesma. Pronta a sfidare chiunque. Giocherà solo partite difficili, ma il Championship li ha preparati a questo. Se dovessero finire per portare in Europa la stessa forma vista nel torneo per nazionali dell’emisfero sud, allora potrebbero essere dolori per più di una delle squadre che incontreranno.

Michele Cassano
Per “saggiare” le condizioni del gruppo dopo il Rugby Championship, a Mario Ledesma non poteva capitare partita migliore che quella contro l’Irlanda. Non credo che gli argentini possano in quel frangente lottare per la vittoria, ma potrebbero farlo invece a Parigi e in Scozia. La nomina di Matera mi piace molto: ha i valori giusti per incarnare la leadership della rappresentativa sudamericana succedendo a Creevy.

Matteo Viscardi
L’esordio è oggettivamente proibitivo. Se i Pumas, però, dovessero scavallare l’uscita di Dublino senza troppi strascichi, si giocherebbero chance concrete di vittoria sia in Francia che in Scozia, contro due team dal livello molto simile a quello attuale dei ragazzi di Mario Ledesma.

Daniele Pansardi
I Pumas vinceranno in Scozia con una tripletta di Bautista Delguy, che a quel punto esulterà in maniera provocatoria nei confronti di World Rugby per non essere stato incluso nella lista dei giocatori rivelazione dell’anno (una scelta davvero inspiegabile). Perderanno con onore le precedenti due.

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