Nella breve conferenza stampa dopo la partita contro l’Italia, l’head coach ha toccato diversi temi interessanti
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ph. Sebastiano Pessina
Delusione, certo. Ma anche la consapevolezza di aver finalmente portato davanti agli occhi di tutti la possibilità della Georgia di rivaleggiare in Europa e di avere ulteriori margini di crescita. Questo emerge dalle parole dell’head coach dei Lelos Milton Haig, intervenuto in conferenza stampa nel dopopartita di Italia-Georgia.
“Sapevamo che questa era una partita che l’Italia teneva a vincere, e se guardiamo alle ultime partite è una squadra che ha cambiato modo di giocare ed è più pericolosa che in passato. Quindi non ci resta che congratularci con l’Italia per la performance offerta.”
“Abbiamo fatti alcuni errori che hanno compromesso la possibilità di continuare a mettere pressione ai nostri avversari, che probabilmente vengono dal fatto che siamo meno abituati a partite del genere, ma siamo comunque abbastanza fieri del modo in cui abbiamo giocato. Abbiamo segnato due mete, trovato più spazio sull’esterno nelle fasi offensive e la difesa è stata piuttosto buona” ha detto il tecnico neozelandese, da 7 anni sulla panchina della Georgia.
“Facendo qualcosa in più avremmo potuto segnare altri punti e provare a vincere la partita, davanti a tutti questi tifosi georgiani che hanno fatto il viaggio fino a Firenze per assistere al match. Ci scusiamo con i nostri supporters per non esserci riusciti, ma, e non è un cliché, impareremo dagli errori commessi e lavoreremo su alcuni di questi aspetti per farci trovare pronti la prossima settimana contro Samoa.”
Il novembre internazionale degli uomini di Haig terminerà infatti con due incontri casalinghi, a Tbilisi, contro Samoa e Tonga. Intanto, gli occhi sono all’immediato futuro, con la consapevolezza che la crescita sia possibile, ma solo se qualcosa cambierà, sia nel rugby internazionale che in quello di club: “Il rugby georgiano migliorerà ulteriormente giocando più partite di questo tipo. L’unica via è essere esposti costantemente a questo rugby. A livello strutturale, dobbiamo occuparci di trovare una adeguata competizione, dove possiamo avere giocatori di stanza in Georgia che giocano ogni settimana ad alto livello. La differenza fra il Didi 10 [il campionato nazionale georgiano] e il Pro14 è grandissima. Dobbiamo superare questo problema, altrimenti, possiamo ritrovarci seduti qui fra 5, 10 anni e riparlare delle stesse cose.”
Una battuta finale sul caloroso pubblico georgiano, che ha riempito del bianco e rosso della bandiera nazionale gli spalti del Franchi di Firenze, testimoniando una passione davvero accesa per i destini della nazionale di rugby.
“Pensavo fossimo in Georgia! Non so se a Tbilisi il risultato sarebbe stato diverso, forse sì. Quello che so per certo è che se avessimo giocato questa partita in Georgia, ci sarebbero state sicuramente almeno 18mila persone.”
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