Nella breve conferenza stampa dopo la partita contro l’Italia, l’head coach ha toccato diversi temi interessanti
Delusione, certo. Ma anche la consapevolezza di aver finalmente portato davanti agli occhi di tutti la possibilità della Georgia di rivaleggiare in Europa e di avere ulteriori margini di crescita. Questo emerge dalle parole dell’head coach dei Lelos Milton Haig, intervenuto in conferenza stampa nel dopopartita di Italia-Georgia.
“Sapevamo che questa era una partita che l’Italia teneva a vincere, e se guardiamo alle ultime partite è una squadra che ha cambiato modo di giocare ed è più pericolosa che in passato. Quindi non ci resta che congratularci con l’Italia per la performance offerta.”
“Abbiamo fatti alcuni errori che hanno compromesso la possibilità di continuare a mettere pressione ai nostri avversari, che probabilmente vengono dal fatto che siamo meno abituati a partite del genere, ma siamo comunque abbastanza fieri del modo in cui abbiamo giocato. Abbiamo segnato due mete, trovato più spazio sull’esterno nelle fasi offensive e la difesa è stata piuttosto buona” ha detto il tecnico neozelandese, da 7 anni sulla panchina della Georgia.
“Facendo qualcosa in più avremmo potuto segnare altri punti e provare a vincere la partita, davanti a tutti questi tifosi georgiani che hanno fatto il viaggio fino a Firenze per assistere al match. Ci scusiamo con i nostri supporters per non esserci riusciti, ma, e non è un cliché, impareremo dagli errori commessi e lavoreremo su alcuni di questi aspetti per farci trovare pronti la prossima settimana contro Samoa.”
Il novembre internazionale degli uomini di Haig terminerà infatti con due incontri casalinghi, a Tbilisi, contro Samoa e Tonga. Intanto, gli occhi sono all’immediato futuro, con la consapevolezza che la crescita sia possibile, ma solo se qualcosa cambierà, sia nel rugby internazionale che in quello di club: “Il rugby georgiano migliorerà ulteriormente giocando più partite di questo tipo. L’unica via è essere esposti costantemente a questo rugby. A livello strutturale, dobbiamo occuparci di trovare una adeguata competizione, dove possiamo avere giocatori di stanza in Georgia che giocano ogni settimana ad alto livello. La differenza fra il Didi 10 [il campionato nazionale georgiano] e il Pro14 è grandissima. Dobbiamo superare questo problema, altrimenti, possiamo ritrovarci seduti qui fra 5, 10 anni e riparlare delle stesse cose.”
Una battuta finale sul caloroso pubblico georgiano, che ha riempito del bianco e rosso della bandiera nazionale gli spalti del Franchi di Firenze, testimoniando una passione davvero accesa per i destini della nazionale di rugby.
“Pensavo fossimo in Georgia! Non so se a Tbilisi il risultato sarebbe stato diverso, forse sì. Quello che so per certo è che se avessimo giocato questa partita in Georgia, ci sarebbero state sicuramente almeno 18mila persone.”
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