Si chiama Stephen Pound, ed è un anziano signore un po’ stravagante. E forse nasconde qualche piccolo segreto
C’è Tom Shanklin, sul prato del Principality Stadium, che annuncia l’imminente inizio di un “Legend’s Tour” del mitico stadio gallese dedicato ai membri dello staff di Admirals, sponsor della nazionale gallese. E c’è il suo assistente, un signore piuttosto anziano che si chiama Stephen Pound, pronto ad accompagnarlo.
Mr. Pound, a dire la verità, non sembra nemmeno portato per quel ruolo, tant’è che la sua prima frase lascerebbe sbigottito chiunque: “Sapete, il Sei Nazioni prima si giocava con 12 nazioni, ma era troppo lungo. Così l’hanno tagliato a metà, e così oggi abbiamo il Sei Nazioni”. Cosa ci fa un personaggio del genere di fianco a Shanklin, 70 volte nazionale gallese e simbolo dei Cardiff Blues dello scorso decennio?
Mentre la visita continua, il signor Pound non perde mai occasione di fare domande inopportune – o quantomeno stravaganti – a Shanklin, come quella relativa alle vasche per i bagni ghiacciati dei giocatori: “Mettono le birre lì, vero?”.
Quando il gruppo di persone entra sul terreno di gioco, l’anziano signore chiede sorprendetemente di calciare verso i pali, e Shanklin lo accontenta. Gli porta scarpini, tee e palla ovale, e il signor Pound inizia la sua balbettante preparazione. “You might scored, you might not scored…”, dice Shanklin mentre il suo assistente prende la rincorsa. Il calcio,e quello che succederà più tardi, servirà ai presenti una sorpresa leggendaria.
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