Un ragionamento sulle possibili scelte di formazione di Conor O’Shea. Alle 14 l’annuncio ufficiale
L’Italia si sta avvicinando al secondo Test Match casalingo contro l’Australia, in un clima e con delle prospettive ben diverse da quelle di una settimana fa. Non c’è la pressione della sfida contro la Georgia, da vincere a tutti i costi, né l’ansia per un successo che sarebbe dovuto necessariamente arrivare.
Al contrario, a Padova il peso delle responsabilità sarà soprattutto sulle spalle Wallabies, in crisi di risultati (appena 3 vittorie in 11 partite nel 2018) e fortemente criticati in patria a meno di un anno dalla Coppa del Mondo. Gli azzurri invece arriveranno all’Euganeo con relativa tranquillità dopo la fondamentale vittoria fiorentina, pur avendo un’alta montagna da scalare davanti a sé. A volte, per la nazionale italiana, questa si è rivelata la condizione migliore per sfoderare grandi prestazioni nel recente passato. Ma cosa potrebbe cambiare Conor O’Shea al suo assetto?
L’irlandese ha due strade davanti a sé: far ruotare la squadra, testando anche altri giocatori oltre ai soliti noti delle ultime uscite importanti, oppure confermare tutti in blocco per un match che potrebbe in effetti offrire alcune opportunità agli azzurri. Nel primo caso, sono tanti i giocatori che possono aspirare ad un posto da titolare.
Cherif Traorè per esempio, anche se il suo ruolo da impact player non può e non deve essere sottovalutato; George Biagi in seconda linea, che è partito appena due volte dal primo minuto nella gestione O’Shea, contro Galles e Scozia all’inizio e alla fine del Sei Nazioni 2017, ma anche lo stesso Marco Fuser.
Il giocatore del Benetton è stato scavalcato nelle gerarchie da Alessandro Zanni all’inizio dello scorso Sei Nazioni, ma fino al Test Match contro il Sudafrica del 2017 era partito da titolare in tutte le 17 partite precedenti. Non è detto che una coppia formata da Biagi e Fuser possa fare meglio del tandem Budd-Zanni, prediletti da O’Shea nell’anno solare, ma per il momento il CT irlandese non ha nemmeno voluto fare troppi esperimenti (eccezion fatta per quello di Chicago, ma il contesto era troppo particolare per poter essere preso davvero in considerazione).
Difficile invece muovere un tassello della terza linea: Sebastian Negri, Jake Polledri e Abraham Steyn hanno giocato una partita di grande sostanza contro la Georgia e saranno presumibimente confermati qualora Sergio Parisse non dovesse recuperare. Per far rifiatare uno stakanovista come Steyn, pur in grande forma, l’ingresso in squadra di Renato Giammarioli o Johan Meyer non sarebbe da escludere in ogni caso.
I cambi in mediana sono da escludere, mentre dall’11 al 15 le cose potrebbero cambiare. Non tanto nella coppia di centri, perché il ruolo di Tommaso Castello come equilibratore e leader by example sembra essere diventato imprescindibile per O’Shea, al netto degli errori commessi al genovese contro la Georgia.
Nel ruolo di estremo, invece, Luca Sperandio potrebbe dover riconsegnare la maglia numero 15 nelle mani di uno dei suoi due predecessori. Martedì Jayden Hayward si è allenato con il gruppo come riportato dalla Gazzetta dello Sport e, se per lo staff dovesse essere arruolabile, difficilmente il neozelandese non troverebbe posto in campo. Prima di arrivare a Sperandio, inoltre, in mezzo c’è anche Edoardo Padovani, ma sul giocatore delle Zebre pure aleggia qualche dubbio. Per il classe ’96 del Benetton, le porte della nazionale si dovrebbero chiudere nel momento in cui uno dei due sarà considerato pienamente recuperato per la partita, anche se il suo ruolo a lui più congeniale – l’ala – richiederebbe il suo spunto veloce e la sua rapidità. Ma O’Shea, ora come ora, non sembra volersi privare di Benvenuti e Bellini. Dalle 14 ne sapremo di più.
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