Borsino azzurro: le quotazioni dopo i test di novembre

Un mese tutto sommato deludente per l’Italia: abbiamo provato a metterlo in prospettiva Coppa del Mondo

ph. Sebastiano Pessina

È stato un mese inusualmente lungo per la nazionale italiana. Quattro partite, da Chicago a Roma, per occupare tutti i fine settimana di novembre di impegni. Si sa, i nostri sono in difficoltà nel mantenere lo stesso livello di intensità per tante settimane consecutive, cosa che ci ha spesso penalizzato anche nel Sei Nazioni, dove peraltro non si gioca mai per tre weekend di seguito.

Una stanchezza emersa anche e soprattutto a Roma, dove gli uomini di Conor O’Shea hanno giocato una partita che li vedeva sì battuti in partenza, ma nella quale la loro resistenza è venuta meno già dopo la prima mezz’ora.

Eppure si trattava di un novembre di importanza a dir poco capitale: manca meno di un anno alla Rugby World Cup, e sebbene i misteri su chi farà o meno parte della rosa mondiale siano limitati, si trattava di una opportunità rilevante per reclamare maggiore rilevanza in azzurra, o per assicurarsi definitivamente il primato di una data maglia.

Qualcuno lo ha fatto, qualcun altro ha perso terreno, altri hanno avuto meno possibilità di mettersi in mostra, visto che il CT dell’Italia ha preferito optare per la continuità, dando un’idea ben precisa del suo XV ideale in vista del prossimo Sei Nazioni e, quindi, della spedizione nipponica.

Dare un giudizio dopo questo novembre enigmatico e, tutto sommato, deludente, dell’Italrugby è difficile, ancor più se si pensa a livello individuale piuttosto che collettivo. Ci abbiamo provato guardando al complesso delle prestazioni nei quattro test.

Quotazioni in rialzo

Braam Steyn – Il terza centro del Benetton Rugby è stato forse la sorpresa più gradita del novembre internazionale. Conor O’Shea gli ha sempre dato fiducia più o meno incondizionata nelle occasioni in cui Sergio Parisse è stato assente (6 volte su 13, le restanti suddivise fra van Schalkwyk, Barbieri e Giammarioli), assegnandogli compiti di ball carrying. Mai come durante questo novembre l’equiparato sudafricano ha però meritato l’incarico. Esemplare contro la Georgia, dove è stato migliore in campo, Steyn è riuscito a portare tutta la sua esuberante fisicità anche nelle altre partite degli Azzurri.

Tommaso Castello – La partita con la Georgia lo aveva visto protagonista di un paio di inusuali errori che gli avevano attirato diverse critiche, e anche un segno meno nel borsino di OnRugby successivo alla partita di Firenze. Contro Australia e Nuova Zelanda, però, il primo centro ha dimostrato di essere il titolare indiscusso della maglia numero 12 azzurra. Giocatore intelligente, è cresciuto anche sotto il livello della leadership nello spogliatoio: è stato fra i pochi a richiamare l’attenzione dei compagni di squadra sull’approccio mentale alle partite dopo la debacle di Chicago. E alle critiche circa la sua monodimensionalità, risponde con altre cariche ancora, come quelle che hanno fatto capitombolare David Pocock e Beauden Barrett.

Mattia Bellini – Due delle cinque mete dell’Italia in questo novembre portano la firma del trequarti ala delle Zebre. Un giocatore di talento che continua a crescere col tempo, che ha pregi e difetti chiari e sotto gli occhi di tutti, ma che rappresenta oggi una sicurezza per la linea arretrata azzurra. I suoi tempi di recupero per l’infortunio patito contro l’Australia non sono ancora chiari, ma dovesse saltare qualche match del Sei Nazioni sarà una perdita importante per O’Shea.

Quotazioni in ribasso

Leonardo Ghiraldini – Il portacolori azzurro, in contumacia di Sergio Parisse, è sempre generosissimo, e l’unico dei primi cinque uomini che riesce costantemente a portare avanti il pallone. Non possiamo per questo lasciar correre i numerosi errori al lancio che, certo, sono di quando in quando dovuti anche a responsabilità dei compagni di squadra. Anche contro gli All Blacks, il numero 2 azzurro ha commesso alcuni errori in rimessa che costano cari ad una squadra che ha bisogno di mantenere il possesso il più a lungo possibile.

Michele Campagnaro – Il talento più brillante della trequarti azzurra non è il miglior Campagnaro visto sui campi negli ultimi anni. Forse un po’ di ruggine dovuta agli infortuni o alla mancata partecipazioni a competizioni di alto livello con il club, ma fatto sta che l’Italia ha un disperato bisogno del suo talento offensivo per scassinare le difese avversarie, e troppe volte in questo novembre lo abbiamo visto cercare la medesima giocata a debordare verso l’esterno, senza però esito positivo. Speriamo che il trasferimento ai Wasps lo veda accumulare un minutaggio adeguato per averlo al meglio al Sei Nazioni.

Jimmy Tuivaiti – La firma con le Zebre prima e la convocazione in azzurro poi del terza linea ex Calvisano sembravano essere un modo per cercare un nuovo, efficace ball carrier che aiutasse la squadra a portare avanti il pallone. Se in Pro14, specie ad inizio anno, lo scopo è stato raggiunto con discreta continuità, l’apparizione di Chicago del neozelandese è stata deludente, venendo strapazzato dagli avanti irlandesi in più di una occasione. Gli è stato preferito Johan Meyer per tutti gli altri test, e la scelta sa di bocciatura per Tuivaiti.

Azioni sospese

Carlo Canna – Prima che incominciassero i test di novembre Carlo Canna e Tommaso Allan erano appaiati a quota 12 apparizioni da titolare per ciascuno. Una cifra che certamente aveva a che fare con le molte partite giocate da Canna in una fase in cui Allan, prima scelta già da tempo di O’Shea, era infortunato. La sua progressiva sparizione dalle grazie dello staff tecnico è però culminata con questa finestra autunnale: Canna ha giocato titolare solo a Chicago, si è a malapena visto in campo contro Georgia e Australia ed è stato aggregato alle Zebre per la sfida a Munster sabato scorso. Il suo talento meriterebbe forse maggiore considerazione, al giocatore il dovere di mettersi in luce con il club nei prossimi mesi per recuperare il terreno perso. Portare competizione a Tommaso Allan potrebbe solamente migliorare le prestazioni di entrambi.

Edoardo Padovani – Mezz’ora contro gli All Blacks arrivata più per le necessità della sua franchigia che per il merito specifico del giocatore sono un grosso punto di domanda. Che fine ha fatto il giocatore che si era preso con merito la maglia numero 15 azzurra e che sembrava uno dei talenti più luminosi del rugby di casa nostra? Potrà tornare a essere quel giocatore? Padovani continua ad essere nel giro, ma non ha ancora mai avuto le possibilità per poter dimostrare qualcosa. Certo è che per averle, quelle possibilità, bisogna meritarsele.

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