Una domanda a cui per il momento è difficile trovare una risposta certa o esatta
Quando una squadra va male è colpa dell’allenatore o dei giocatori? L’eterna questione che si verifica dopo l’esonero di un tecnico dalla guida di una squadra. Con un’ideale macchina del tempo portiamoci a dodici mesi fa: la Francia impatta contro il Giappone sul 23-23, dopo un novembre fatto di sconfitte contro All Blacks e Sudafrica, e piomba ufficialmente in crisi. Guy Novès – già traballante nella sua posizione di commissario tecnico – riceve durante le festività natalizie un regalo non gradito: quello del licenziamento. Al suo posto arriva con effetto immediato Jacques Brunel.
Oltralpe nessun tecnico della nazionale ha mai ricevuto questo trattamento in mezzo al suo quadriennio di lavoro, eppure i giochi sono fatti. L‘ex tecnico azzurro ora è in sella alla panchina dei Bleus e in meno di cinquanta giorni prepara il Sei Nazioni 2018.
Guirado e soci non sfigurano anzi: perdono di misura contro l’Irlanda, offrono una buona prova in Scozia, sfruttano il momento sia contro l’Italia sia contro l’Inghilterra raccogliendo due vittorie consecutive e nell’ultimo faccia a faccia cedono di pochissimo al Galles. Un quarto posto che dona nuova vigoria.
Due affermazioni e tre ko che fanno tornare un rinnovato ottimismo in torno alla nazionale, anche se alle porte c’è un giugno terribile da affrontare che si traduce nel “cappotto” subito ad opera degli All Blacks. Il 3-0 era comunque messo in conto, nessun dramma.
Torniamo ai giorni nostri. Sudafrica, Argentina e Fiji: un trittico potenzialmente abbordabile.
Gli Springboks però riescono a passare a Parigi a tempo scaduto, mentre i Pumas vengono matati senza troppe sofferenze, ma è con gli isolani che si verifica il patatrac. Gli ospiti “espugnano la Bastiglia” rigettando la Francia nel caos tornando ad essere bersaglio dell’opinione pubblica.
Noves 2017: 3 vittorie, 1 pari, 7 perse
Brunel 2018: 3 vittorie, 8 perse
Dove sta la verità?
Di Michele Cassano
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