Michele Lamaro, chi ben comincia…

L’impiego del permit player 20enne con il Benetton dice molto delle sue potenzialità e del suo possibile futuro

michele lamaro benetton

ph. Ettore Griffoni

Michele Lamaro non si era presentato in maniera banale sul palcoscenico del Pro14. In Benetton-Kings dello scorso 6 ottobre, sotto un diluvio che non incoraggiava scelte di gioco particolarmente creative, il 20enne ha ben pensato di distribuire ben tre offload nei 27′ disputati, dimostrando una notevole dose di sfrontatezza e coraggio da vendere, pur essendo una partita già chiusa nel punteggio dai biancoverdi. Il tutto condito da sei placcaggi su sei riusciti e 13 metri corsi su 5 palloni portati avanti.

A Kieran Crowley e allo staff tecnico, quel biglietto da visita è sembrato bastare. Nonostante non ci fosse una costante emergenza in terza linea tale da richiedere l’utilizzo di un permit player, il terza linea del Petrarca è diventato un titolare inamovibile con i Leoni per le quattro partite successive di campionato: 80 minuti contro Leinster, 70 contro Ulster (ma solo perché è stato ammonito) e 80 contro Cheetahs e Kings nella recente tournée sudafricana.

Nessun giocatore, nelle vesti da permit player, può vantare un minutaggio così alto in una franchigia celtica, ma neanche lontanamente. Lamaro è già a quota 348 minuti giocati, a inizio dicembre e con un’altra finestra internazionale da affrontare presumibilmente senza Negri e Steyn. Per fare un paio di paragoni, lo scorso Marco Zanon collezionò 5 cap da permit nell’arco dell’intera stagione, partendo solo una volta dal primo minuto (106 minuti); Ian McKinley, con le Zebre, giocò tre partite di cui una da titolare nel 2015/2016 (154 minuti).

Che Lamaro sia già un giocatore differente, del resto, è cosa nota. Se nella prima partita contro i Kings aveva dato prova delle sue buone abilità palla in mano, nelle partite seguenti il flanker petrarchino si è messo in luce per quello che sa fare meglio: placcare qualunque cosa gli passi vicino. Meglio se in avanzamento, uscendo alla massima velocità dai blocchi. La specialità della casa è il placcaggio basso, alle caviglie, un po’ in controtendenza con la moda del rugby odierno di “soffocare” l’avversario tenendolo alto, ma ugualmente efficace se eseguito al meglio. E Lamaro, in questi primi scorci di rugby internazionale, li sta eseguendo molto bene.

La media dei placcaggi è di 13 a partita (66 nel complesso), con il picco dei 23 contro i Kings nell’ultima giornata (ed era già andato sopra quota 20 contro il Leinster, a fine ottobre). La sua attitudine e il suo modo di stare al campo sono emersi in tutta la sua natura proprio a Port Elizabeth, nel lungo assedio dei padroni di casa nella parte centrale del secondo tempo.

In quei momenti di difesa matta e disperatissima, l’ex laziale si è distinto per il coraggio e la passione portati avanti in ogni placcaggio, anche quando sembrava sopraffatto dallo sforzo e dalla stanchezza. In telecronaca, nel frattempo, si poteva percepire l’esaltazione di un altro numero sette, Mauro Bergamasco, per ogni azione in cui era coinvolto Michele Lamaro. Chissà che l’ex azzurro non si riveda in lui. Non ci sarebbe nulla di male.

I numeri di Michele Lamaro con il Benetton

Partite giocate: 5
Minuti giocati: 348
Placcaggi riusciti: 66
Placcaggi mancati: 8
Metri guadagnati: 84
Cariche: 34
Passaggi: 24
Offload: 5
Break: 1
Turnover vinti: 4
Turnover concessi 5
Falli: 3
Cartellini gialli: 1

Daniele Pansardi

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