L’ex capitano ammette la pratica (legale) spiegando il perchè di quello che avveniva
Welfare e pressioni per giocare nonostante tutto: un tema molto di attualità nel mondo del rugby. Dopo il sondaggio pubblicato dall’International Rugby Players Association (IRPA) negli scorsi giorni, dall’Irlanda arrivano le parole di Brian O’Driscoll (rilasciate a Off the Ball) che di certo faranno discutere perchè parlano della sua esperienza personale e di quello che avviene all’interno del mondo ovale: “Non ho mai sentito la pressione di dove giocare – esordisce – posso dire che però analgesici e antidolorifici erano diventati quasi un’abitudine. Difene e Co-Codamol erano parte del mio prepartita sul pullman che ci portava allo stadio. Negli ambienti di Leinster e Irlanda non c’erano molti problemi a reperirli, purchè fosse dimostrata la causa di necessità della somministrazione. Alcuni di noi poi prendevano anche compresse di caffeina e del Diazepam (Valium, ndr). E’ successo, ma non sto dicendo che questo fosse un fatto di “cultura interna”.
A volte prendere questi medicinali era diventata una routine più che altro: se non mi sentivo al 100% sapevo che ciò avrebbe potuto risollevarmi, anche se poi magari non avrebbe avuto nessun impatto sulle mie prestazioni; come facevo con le tre compresse di caffeina che spesso prendevo prima di entrare in campo. La realtà è questa, non sono stato l’unico a farlo. Di solito i giocatori più famosi e del più alto livello lo facevano: giochi, guadagni e hai una vita migliore. E’ una piramide di accesso al meglio.
Al momento posso dirti che aver preso questi medicinali non ha portato alcun effetto negativo al mio corpo, anche perchè mi sono sempre sincerato di assumere il tutto a stomaco pieno, magari quando avrò 75 anni ti darò un’altra impressione. Se adesso ne prendo ancora? Il Difene è rimasto nella mia sacca da golf, non potrei prenderlo per giocare ma per sciogliermi fisicamente se dovessi avere dei problemi di irrigidimento” .
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