Il vicepresidente della Federazione Internazionale punta il dito contro i “Paesi tradizionali” di Ovalia volendo un rugby più paritario
“World Rugby sta lavorando al progetto di una nuova competizione, una Nations League che sostituisca i Test Match di giugno e novembre. Lo abbiamo visto con le partite della Francia: Sudafrica e Fiji non sono riuscite a riempire lo Stade de France e l’interesse generale pare che stia scemando. Solo Irlanda e Inghilterra hanno fatto registrare il sold out in concomitanza con l’arrivo degli All Blacks”. Parole e musica di Agustin Pichot che all’Equipe ha raccontato il suo progetto: nato con l’idea di rendere il rugby più paritario.
Le prime indiscrezioni: coinvolgere 36 squadre, in 3 fasce da 12
Parità, ma soprattutto inclusione. World Rugby vuole allargare il suo bacino d’utenza internazionale consentendo a più nazioni di entrare a far parte di un sistema ovale che tenga conto di tutti. L’idea, mutuata dalla UEFA del calcio, sarebbe quella di coinvolgere le prime 36 nazioni del ranking mondiale dividendole in tre fasce da 12 squadre a loro volta divise in tre (o più gironi) da quattro squadre ciascuno innestando promozioni e retrocessioni dai vari livelli di merito e la Final Four conclusiva per decidere chi poi sarà il vincitore del nuovo torneo.
Pichot, fra l’altro, per spiegare in maniera esemplificativa il sistema di promozioni e retrocessioni ha portato sul tavolo della discussione le situazioni di Italia e Argentina: “Gli Azzurri e i Pumas, se non dovessero riuscire a tenere il passo delle formazioni di prima fascia, dovrebbero scendere in seconda”
Tier 2: una spinta dall’interno verso match di alto livello, con maggior frequenza
“Se nazioni come Romania, Georgia, Uruguay, Brasile e Tonga continueranno a giocare solo ed esclusivamente fra di loro – afferma il vicepresidente di World Rugby – non potranno mai insidiare le grandi, come può essere l’Inghilterra, in una competizione iridata. Ci saranno sempre cinquanta punti di differenza fra queste formazioni”. Un messaggio ben chiaro lanciato ai conservatori, in un momento comunque di “spinta” da parte delle formazioni di Tier 2; le quali si sono fatte forza anche del protocollo internazionale, firmato per il periodo 2020-2032, e della vittoria delle Fiji a Parigi contro la Francia.
Il dito viene puntato contro le Home Union
Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia. Pichot non si tira indietro è indica le nazioni dell’Emisfero Nord come quelle più conservatrici e con meno voglia di essere votate al cambiamento. Riuscirà il dirigente a vincere la sua battaglia?
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