Dopo anni di difficoltà, la squadra guidata da Ugo Mola sta imponendo la sua nuova filosofia di gioco sia in Francia sia in Europa
Negli ultimi cinque anni, il cammino dello Stade Toulousain in Europa non è stato all’altezza della sua storia. Ha superato la fase a gironi due volte su quattro partecipazioni, venendo eliminato ai quarti di finale sempre contro il Munster nelle altre due occasioni subendo una quarantina di punti; quando non è stato impegnato in Champions, stato addirittura eliminato nella fase a gironi della Challenge Cup (2017/2018). In campionato, vinto 19 volte tra il 1912 e il 2012, non è andata molto meglio: tre volte si è fermato ai barrage, una volta si è arreso in semifinale a Parisse e nel 2016/2017 è arrivato addirittura dodicesimo.
Il declino del club cominciò già nella parte conclusiva dell’era Guy Noves, alla guida dei rossoneri ininterrottamente dal 1993 fino al 2015, quando decise di passare la mano. Nemmeno la società se la passava benissimo, visto che nel 2016 il bilancio fu chiuso con una perdita di circa 2,5 milioni di euro. Per Ugo Mola, i primi anni non potevano che essere difficili come i precedenti.
L’inizio di un nuovo capitolo arrivò nel luglio 2017, con il nuovo presidente Didier Lacroix e l’avvio di un deciso rinnovamento nel roster della squadra. Arrivarono Zack Holmes, Charlie Faumuina, Antoine Dupont e Cheslin Kolbe,e Thomas Ramos fu reintegrato dopo il prestito dal Pro D2, mentre partirono veterani come Census Johnston, Toby Flood, Gurthro Steenkamp, Patricio Albacete e Luke McAlister (e si ritirò la leggenda Thierry Dusautoir, mentre l’anno prima toccò a Imanol Harinordoquy). Come detto, arrivò la cocente eliminazione dalla Challenge Cup, ma quantomeno in campionato giunse un terzo posto nella classifica finale incoraggiante, unito a dei buoni segnali da parte dei nuovi.
Nell’ultima sessione di mercato, infine, è stato deciso di puntellare la squadra con l’esperienza di Jerome Kaino e Maxime Mermoz, quest’ultimo perfetto per l’implementazione del sistema di gioco voluto da Mola. Allo stesso tempo, è stata data ancor più fiducia a giovani francesi soprattutto dell pack come Florian Verhaeghe, seconda linea classe 1997, Francois Cros, terza linea classe 1994, Julien Marchand, tallonatore classe 1995, e Romain Ntamack, trequarti figlio d’arte classe 1999.
Oggi i risultati cominciano a essere molto più visibili. Il Tolosa è riuscito a battere la prima squadra del Leinster, impresa quasi impossibile al giorno d’oggi, è primo con 17 punti e quattro vittorie su quattro in Champions ed è secondo in classifica in Top 14, dov’è separato da soli tre punti di bonus in favore del Clermont. Ma quello che forse renderà più contento coach Ugo Mola è il principale motivo per cui lo Stade sta tornando a far parlare di sé in maniera positiva: la filosofia e lo stile di gioco.
L’obiettivo della squadra francese è di unire efficacia e spettacolo. Mola sta costruendo tutto attorno ad un game plan spiccatamente offensivo, in cui i giocatori possono prendersi grandi libertà palla in mano per mettere in difficoltà le difese avversarie. Questo, naturalmente, comprende anche i più svariati contrattacchi da qualunque angolo del campo, con cui i toulousain potranno riempire tante classifiche di fine anno con le mete più spettacolari della stagione (non a caso, alcune perle dei trequarti sono già state scelte per la nostra rubrica Slow Motion).
Nell’ultima folle partita contro i Wasps, per esempio, una delle due mete di Dupont può essere una sorta di piccolo manifesto del Tolosa 2018/2019. Ramos naviga in mezzo al campo e da dietro un suo compagno di squadra, Cros (col caschetto), è subito pronto per andare in sostegno partendo da lontano, perché consapevole che potrebbe succedere qualcosa da un momento all’altro.
Ramos non riesce a fare il break, ma da terra (letteralmente) alza la palla per Huget che prende impreparata la difesa dei Wasps, che a quel punto stava riorganizzando la sua linea e non poteva certamente aspettarsi una nuova accelerazione degli avversari. L’intesa tra l’ala e Dupont, in sostegno, è poi straordinaria e in linea con quanto chiede Mola alla squadra: intuito, istintività e capacità di leggere al meglio la situazione.
Non ci siamo dimenticati degli avanti, naturalmente, che nel sistema del Tolosa non devono portare solo avanti il pallone e consentire a Ntamack, Ramos, Medard e Kolbe (un giocatore unico per appoggi e cambi di direzione) di avere quanto più spazio possibile tra loro e la difesa. Anche al pack sono richieste le abilità di velocizzare il gioco, prendere decisioni che non siano il sopraffare fisicamente l’avversario e avere coraggio.
Nel video di cui sopra, la partita è già indirizzata: il punteggio è di 42-13 per Tolosa, che però si regala un’altra meta firmata da Maxime Mermoz. Il centro però è solo il finalizzatore di un’azione che costruiscono in particolare gli uomini pesanti: il sudafricano Elstadt gira dietro per Ramos, che premia la bella linea di corsa del pilone van Dyk con un bel passaggio piatto; il controllo è farraginoso, ma al momento del placcaggio subito l’offload verso Madaule è perfetto, che poi si ritrova Mermoz al suo fianco pronto ad appoggiare. Il flair al suo meglio, come ai vecchi tempi.
Daniele Pansardi
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