Ma’a Nonu, il nuovo inizio ai Blues e la suggestione All Blacks

Tornare in nazionale sarebbe un miracolo, ma la sua sola presenza in una franchigia neozelandese lascia spazio alla fantasia

ph. Sebastiano Pessina

Nel ritiro dei Blues, che stanno preparando la prossima stagione di Super Rugby, uno dei principali centri gravitazionali è Ma’a Nonu. Dopo tre stagioni in Europa al Tolone, il centro neozelandese è tornato in patria agli sgoccioli della sua carriera per giocare nuovamente con una delle franchigie in cui aveva già vissuto una parte della sua vita ovale nel 2012 e nel 2014. Ma il vero argomento di queste settimane, quando si parla di Nonu, è soprattutto il tempismo con cui ha fatto ritorno per giocare la stagione che porterà alla Rugby World Cup 2019, portando i media locali a chiedersi se il reale obiettivo del trequarti non sia vestire ancora la maglia degli All Blacks.

L’ultima partita giocata dal 36enne in nazionale è stata la finale della Coppa del Mondo 2015 contro l’Australia, a Twickenham, in cui il fuoriclasse di origini samoane aveva segnato la meta del momentaneo 21-3 all’inizio del secondo tempo. Con il trasferimento in Francia, la sua epopea con la maglia nera numero 12 poteva dirsi conclusa, ma il ritorno in Nuova Zelanda di un giocatore che in quel ruolo ha lasciato un segno profondo e incancellabile ha riacceso l’entusiasmo di appassionati e media locali.

Il nuovo coach dei Blues, Leon MacDonald (subentrato a Tana Umaga, ora assistente), inoltre non ha fatto molto per abbassare l’hype generato dal rientro nel Super Rugby di Nonu, elogiandolo nella sua ultima conferenza stampa. “È tornato con un’attitudine altruista per il contributo che può dare alla squadra, e la cosa ci fa piacere – riporta lo Stuff – Si sta confrontando con i giovani, sta facendo un sacco di lavoro sulle proprie skills, e si dà da fare con i ragazzi per dare consigli. Insiste molto con lo staff tecnico per avere dei feedback. Vuole crescere e migliorare il suo gioco […] Si sta divertendo molto”.

MacDonald, alla sua prima esperienza da capo allenatore di una franchigia, continua dicendo che “non c’è nulla che ti faccia pensare che sia ben oltre i trent’anni. Corre come un teenager, è bello da vedere”, nonostante Nonu sia di fatto fermo dallo scorso maggio, quando si è conclusa la stagione nel Top 14.

Per tornare negli All Blacks, in ogni caso, Ma’a Nonu (103 cap in nazionale dal 2003) dovrà battere anche la concorrenza di un suo nuovo compagno di squadra, ovvero Sonny Bill Williams, attualmente il titolare della maglia numero 12 nera e a lungo riserva di Nonu in nazionale. Ora le gerarchie sono diverse, e dovrà essere l’uomo con i dreadlocks più famosi del mondo ovale a rincorrere SBW.

Per avere una concreta chance di essere chiamato da Steve Hansen, Nonu sarà chiamato a superare se stesso in un certo senso: in patria, infatti, è opinione comune che Ma’a Nonu anche durante il picco della sua carriera si esprimesse al massimo esclusivamente negli All Blacks, mentre nel Super Rugby solo di rado era capace di replicare le straordinarie performance del rugby internazionale. Dovendo partire dalle retrovie, e con la concorrenza di Ngani Laumape, Ryan Crotty, Jack Goodhue, Anton Lienert-Brown e il già citato Williams, la missione sembrerebbe impossibile per uno che è rimasto lontano dal rugby neozelandese per ben tre anni. Ma la suggestione è troppo invitante per non fantasticarci sopra.

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