Come sarà l’Italia senza gli infortuni, il futuro del campionato femminile, il sogno delle Fiji e i diritti tv mondiali
Le cose di cui parlare sono tante, soprattutto in un anno particolare come quello della Coppa del Mondo. Prima di arrivare al torneo giapponese, del resto, c’è tutta una stagione davanti: il Sei Nazioni, le coppe europee e le finali dei campionati di tutto il mondo, compreso quello italiano. Ci sono però temi più stimolanti e interessanti di altri, che abbiamo cercato di riassumere in questo articolo.
E quindi cosa succederà nel 2019? (prima parte)
Polledri, Violi, Bellini, Minozzi…
Dovrebbero essere dei nomi presenti in ogni XV dell’Italia, invece sono cinque nomi fondamentali che non ci saranno al prossimo Sei Nazioni (e su Minozzi non si possono avere garanzie manco per i Mondiali). Nell’ordine, parliamo di uno dei ball carrier più devastanti del campionato inglese; dell’unico mediano di mischia italiano capace di dare velocità all’attacco con continuità; dell’ala più costante e dotata tecnicamente in Italia al momento; di un giocatore in grado di stupire ogni partita di più per velocità, rapidità d’esecuzione e conoscenza del gioco nel suo complesso.
Senza di loro, l’attacco azzurro ha per forza di cose un volto un po’ diverso: meno dinamismo, meno continuità nel gioco, meno qualità nella finalizzazione, meno estro e meno potenza fisica. Sostituire questi elementi in attacco per Conor O’Shea e Mike Catt, sembra una missione molto complicata, quasi impossibile. Al massimo, si potrà sentire meno la loro assenza, in qualche modo.
A proposito di Minozzi
In un’intervista al mensile All Rugby, il trequarti zebrato aveva detto di non pensare poi troppo alla Coppa del Mondo, perché il suo primo obiettivo era quello di tornare a giocare al suo massimo livello, a prescindere dalla competizione iridata. Qualche settimana più tardi, il padovano si è sbilanciato un po’ di più, dicendo di voler essere pronto per la fase di preparazione a giugno e per i warm up estivi.
È chiaro che Minozzi – come tutti noi – vorrebbe presentarsi già a giugno di nuovo in perfetta forma e pienamente ristabilito dal grave infortunio di agosto, per poi poter riacquistare gradualmente confidenza con il gioco e il contatto e presentarsi al meglio alla Coppa del Mondo. E se non dovessero esserci le condizioni ideali? “Forzare” o accelerare i tempi sarebbe un rischio troppo grande, che forse un Mondiale con l’Italia non vale la pena di affrontare se paragonato a tutti gli anni di carriera che il giocatore ha ancora davanti ad alto livello.
Serie A femminile
La stagione non è cominciata sotto una buona stella, visto il ritiro ancor prima dell’inizio del torneo da parte delle Sirene del Golfo, formazione napoletana che ha dovuto rinunciare alla partecipazione per il mancato raggiungimento del numero minimo di giocatrici. Nonostante il costante aumento delle tesserate e le 19 squadre iscritte al campionato, inoltre, le difficoltà settimanali per tanti club inevitabilmente persistono, frutto di problemi numerici (di ragazze da schierare, insomma), economici e gestionali.
Come ha ricordato Maria Cristina Tonna in un’intervista a Rugbymeet, non è solo una questione di soldi, ma anche di cultura sportiva e progettualità. Al momento, con tutta probabilità, si naviga troppo a vista per poter garantire un campionato diverso da quello attuale, in cui gli squilibri sono eccessivi e i 70-0 sono la norma nella maggior parte degli incontri.
Quando i tempi saranno maturi, la FIR procederà probabilmente ad una divisione meritocratica del torneo, con una “Serie A” e una “Serie B” e relativa promozioni/retrocessioni, ma al momento i limiti intrinsechi del movimento non consentono altro.
L’evoluzione delle leva 98 (e simili)
Il capofila è Michele Lamaro, che per qualità di gioco e personalità ha tutto per diventare il futuro capitano della nazionale italiana (stiamo esagerando? Crediamo di no). Per molti suoi coetanei, tuttavia, potrebbe essere un anno importante per approdare al livello più alto e passare al Pro14 dal campionato italiano. Lo stesso Lamaro innanzitutto, che da permit player in ogni caso ha ormai collezionato più presenze con il Benetton che con il Petrarca; ci sono poi Niccolò Cannone e Michele Mancini Parri, anche loro destinati prima o poi alla Ghirada, mentre Jacopo Bianchi sembra indirizzato verso la Cittadella di Parma dove ha già destato ottime impressioni con la maglia delle Zebre.
Danilo Fischetti, Giovanni D’Onofrio, Matteo Panunzi e Michelangelo Biondelli possono essere altri seri candidati al salto di categoria, con i primi due già in orbita Zebre e l’ultimo invitato da Conor O’Shea al raduno della nazionale e alla trasferta di Chicago contro l’Irlanda. Nello stesso gruppo d’interesse rientrano anche Matteo Canali, Lodovico Manni, Nicolò Casilio e Andrea De Masi, che potrebbero essere nel mirino delle franchigie non solo come semplici permit player. Sarà interessante capire anche come il Benetton gestirà il minutaggio di Antonio Rizzi, che come preventivabile fin qui non ha avuto grandi chance per mettersi in mostra. Ma il friulano potrebbe essere solo una questione di tempistiche e programmazione.
Quade Cooper, il ritorno
Una delle squadre più attese del Super Rugby 2019 sono i Melbourne Rebels. Ed è facile indovinare il perché: chi non ha voglia di rivedere nel torneo più importante dell’Emisfero Sud un funambolo come Quade Cooper, per di più al fianco di Will Genia (come ai tempi d’oro nei Reds) e Matt Toomua?
Dopo essere stato messo ai margini della rosa dei Reds, Cooper ha giocato solo nei campionati provinciali australiani, offrendo grande spettacolo in un contesto che gli garantiva maggiore libertà di pensiero e più spazio per le sue giocate estemporanee. A 31 anni, il talentuoso e incostante numero 10 è ancora in tempo per ritagliarsi una brillante ultima parte di carriera, magari da coronare con un ritorno in maglia Wallabies. Il suo impatto sul torneo australe, a quasi due anni dalla sua ultima presenza, è tutto da verificare, ma sognare un Cooper di nuovo ad alti livelli non costa nulla.
Dove possono arrivare le Fiji
Le Fiji sono inserite nello stesso girone di Australia, Galles, Georgia e Uruguay. Le quattro partite da giocare sono distribuite bene nel calendario: quattro giorni di riposo dopo la prima partita, per affrontare l’Uruguay, sono sufficienti; a quel punto i figiani avranno ben otto giorni per preparare la sfida alla Georgia, mentre sei giorni più tardi toccherà al Galles.
Ipotizziamo: l’Australia non risolve nessuno dei suoi problemi, mentre le Fiji si confermano una squadra capace di qualunque cosa contro qualunque avversario. Pur essendo la prima avversaria del torneo, contro l’Australia le Fiji raggiungono già un ottimo amalgama vista la lunga preparazione svolta insieme e battono a sorpresa i Wallabies, che poi perderanno contro il Galles. La squadra di McKee batte poi Uruguay e Georgia e si qualifica inaspettatamente ai quarti di finale.
Con gente come Nakarawa, Yato, Mata, Volavola, Radradra, Goneva e Tuisova in rosa, perché le Fiji dovrebbero porsi dei limiti?
Diritti tv mondiali
Dal 2003, la trasmissione della Rugby World Cup in Italia è affare di Sky, l’emittente satellitare passata nelle mani della statunitense Comcast nel 2018. Nel frattempo è entrato in scena DAZN, che con un contratto triennale per il Pro14 e uno quadriennale per la Champions Cup ha dimostrato di essere perlomeno interessato al rugby. E poi c’è sempre Discovery, attiva da oltre un quadriennio in Italia con il Sei Nazioni (e lo sarà almeno fino al 2021). Resterà in tv? Andrà in streaming? Proseguirà sul satellite? Ci sarà un altro tipo di compromesso? Al momento non ci sono risposte, ma come spesso accade con i diritti di un evento rugbistico in Italia, sarà un argomento che potremmo ritrovare a più riprese nel corso delle prossime settimane.
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