Il capitano azzurro ha parlato alla presentazione del torneo delle aspettative sull’Italia e anche del suo momento personale
Londra – Sarà il suo ultimo Sei Nazioni? Molto probabilmente sì, come conferma lui stesso. E per Sergio Parisse è forse il motivo principale per fare bene nel torneo di cui è recordman di presenze con 65. “L’approccio mentale al Torneo sarà cruciale – ha dichiarato il capitano azzurro all’Hurlingham Club di Londra, dove mercoledì 23 si è tenuta la presentazione ufficiale del torneo – Ogni anno per l’Italia rappresenta una grande sfida ma forse l’edizione di quest’anno è la sfida più grande di sempre per noi. Sarà l’edizione più difficile di sempre per noi e anche per questo siamo davvero ansiosi di scendere in campo e cercare la prestazione che vogliamo”.
Parlando della prima sfida contro la Scozia, Parisse ha detto che: “Di solito la prima gara del torneo influenza un po’ il prosieguo, dà un po’ il ‘tono’ di come sarà. Per questo dobbiamo andare al Murrayfield e fare del nostro meglio. Dobbiamo dimostrare di essere competitivi”.
Anche l’ultima partita nel Sei Nazioni è stata giocata contro la Scozia, ed è finita nel modo più amaro con il sorpasso subito dai Dark Blues all’ultimo minuto, ma Parisse ha ricordato anche il match di Edimburgo nel 2017. “Abbiamo creato molte occasioni, abbiamo passato molto tempo a ridosso della loro linea di meta e non siamo stati in grado di avere l’energia necessaria per marcare. Questo ti toglie indubbiamente le forze. Ci sono stati momenti in quella partita in cui era più difficile non mettere punti a referto, che il contrario, era incredibile”.
“Abbiamo tanta voglia di andare ad Edimburgo e andare a cercare una vittoria, non dobbiamo nasconderci e pur rimanendo rispettosi per la Scozia, che sta giocando un ottimo rugby – ha detto rispondendo ad una domanda di OnRugby – Dobbiamo anche essere ambiziosi e non solo andare là a fare una buona partita ma andare là anche per vincere. Questo è l’approccio che dobbiamo avere”.
“Parliamo sempre dell’esecuzione, sappiamo che è uno degli aspetti su cui dobbiamo concentrarci maggiormente perché quando lavori duramente e ti metti nelle condizioni di marcare punti, devi finalizzare le occasioni. C’è più fiducia nel gruppo e c’è anche più capacità di fare quello che sappiamo dobbiamo fare; a mio parere, dobbiamo continuare a creare occasioni (e finalizzarle) nei momenti-chiave, negli energy-moments delle partite che ti danno fiducia. Lì dovrebbe esserci la svolta”.
Sergio Parisse si aspetta che l’Italia faccia bene, nonostante il capitano abbia ammesso le difficoltà “quando non ottieni i risultati che ti aspetti. Gran parte della squadra quest’anno è composta da giocatori che appartengono alle due squadre pro italiane che stanno lavorando bene”.
“Treviso ha ottenuto buoni risultati finora e arriva in nazionale con fiducia ed entusiasmo. Il Sei Nazioni è ovviamente un altro livello, ma abbiamo mostrato in novembre di aver saputo giocare su buoni livelli, ma non siamo riusciti a prenderci le vittorie che volevamo, a parte il risultato positivo contro la Georgia”.
Per il Sei Nazioni, intanto, Parisse ha fissato le sue aspettative: “L’Italia deve imporre il proprio gioco, soprattutto credo che la maggior parte di questo gruppo sta lavorando nelle franchigie in un ambiente di fiducia e di entusiasmo, un ambiente molto positivo. Certo, abbiamo infortuni importanti, ma siamo davvero un bel gruppo e abbiamo tutto per poter fare bene. Oltretutto, considerando che questo è il Sei Nazioni che arriva prima della Coppa del Mondo, è anche un’opportunità che ognuno di noi si deve giocare per poi andare al Mondiale”.
Il momento personale
Parlando del suo momento personale, Parisse ha ribadito come il 2018 non sia stato un anno facile. “Ho avuto infortuni e operazioni e il mio livello di rugby non è stato quello cui sono abituato; ma è parte della carriera di un giocatore di rugby professionista: a volte hai delle buone stagioni, a volte un po’ meno”.
“Ho grandi energie adesso, voglio giocare a rugby con il mio club e con la Nazionale e divertirmi. Forse è il mio ultimo Sei Nazioni, non lo so, non voglio parlare della prossima Coppa del Mondo o del futuro adesso, voglio godermi il presente”.
“È stato difficile lasciare la nazionale in novembre – ha continuato Parisse – ma è stata la decisione giusta da prendere perché non ero in condizione di giocare. Ci sono stati molti giocatori che hanno fatto bene, c’è grande competizione adesso in terza linea e per me è importante giocare bene. So che posso portare un contributo di leadership ed esperienza alla squadra ma è importante anche mettere in campo delle buone prestazioni e questo sarà il mio obiettivo”.
Matteo Mangiarotti
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.