Sei Nazioni femminile: l’Italia vista da Andrea Di Giandomenico

Una fotografia sulla nazionale e sul movimento femminile: ambizioni di crescita e rinnovamento delle azzurre

ph. Sebastiano Pessina

Lo Scotstoun Stadium di Glasgow è già nel mirino, per l’esordio fissato il prossimo 1 febbraio (h 20.35 italiane, diretta su Eurosport Player). Andrea Di Giandomenico e le sue ragazze della nazionale femminile hanno preparato il Sei Nazioni 2019 e non vedono l’ora di cominciare. Con il CT delle azzurre abbiamo scambiato quattro chiacchiere per capire come è procede l’avvicinamento al torneo.

Possiamo dire che questo per voi è un avvicinamento inedito al Sei Nazioni, visti anche i Test Match di novembre?
Sicuramente l’opportunità che abbiamo avuto in autunno ha accelerato le sinergie all’interno della squadra: si è verificata la possibilità di sperimentare qualcosa di nuovo dal punto di vista tecnico; con l’ultimo raduno di Parma poi (tenutosi a inizio 2019, ndr) abbiamo rifinito il tutto. C’è molta fiducia, ma parallelamente a questo sentiamo di non volerci cullare sulle buone prestazioni effettuate. Ci devono servire da stimolo verso il torneo, che comunque catalizza pressioni e attenzioni diverse rispetto a quelle dei Test Match. Sappiamo che il nostro lavoro non è finito, anzi: sta per cominciare.

Nelle convocazioni effettuate hai potuto beneficiare di alcuni rientri importanti. Come stai percependo gli umori totali del gruppo delle ragazze?
I ritorni dopo gli infortuni ci permetteranno di alzare il nostro tasso di esperienza e di essere ancor più sicuri e consapevoli dei nostri mezzi, mentre abbiamo accolto con piacere i nuovi innesti perché ci hanno dato la possibilità di aumentare la profondità della rosa. È tutto positivo e frutto di un movimento in crescita. Qui in azzurro, raccogliamo i frutti del lavoro quotidiano delle ragazze e delle loro società: abbiamo l’onore di rappresentare la nazionale e vogliamo fare del nostro meglio.

Rimaniamo a parlare delle ragazze: hanno assorbito il cambio di capitano da Sara Barattin a Manuela Furlan?
Assolutamente si, anche perché non è stata una cosa drastica ma condivisa. L’idea c’era già dall’ultima Coppa del Mondo disputata. All’interno del gruppo ci sono comunque varie leader, fra cui ovviamente anche Sara, e la scelta di Manuela ha un valore legato anche alla sua esperienza. Ero tranquillo, non mi aspettavo contraccolpi nella gestione e nelle dinamiche interne e cosi è stato.

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Credi che l’Italia possa ripetere il risultato dell’anno scorso nel Sei Nazioni, quando arrivò a un soffio dal podio?
All’interno del torneo vi sono degli aspetti che contano e uno di questi è certamente la calendarizzazione. Contro la Scozia (all’esordio), in trasferta, mi attendo una partita molto diversa rispetto a quella giocata a Calvisano a novembre. La cosa che ci preme di più comunque è quella di approcciare l’intero periodo pensando a ciò che possiamo fare volendo, ovviamente, vincere il maggior numero di partite: alla fine poi guarderemo la classifica. È chiaro che nel momento in cui riusciremo a fornire delle prestazioni adeguate a ogni sfida, il risultato – che inevitabilmente conta – verrà di conseguenza.

Usciamo per qualche secondo dalla realtà internazionale e passiamo invece allo scenario domestico: a che punto pensi sia arrivato il campionato italiano femminile?
Ci sono tante realtà nuove che sviluppano esigenze di crescita: questo richiede una visione su vari aspetti, i quali necessitano di investimenti su determinate aree. In generale comunque c’è una buon movimento, anche se vediamo a volte delle partite con poco equilibrio. La Federazione sta lavorando a progetti, in questo senso, che garantiscano meritocrazia e suddivisioni per aree geografiche. C’è tanto da fare, ma il clima è positivo.

Rifocalizziamoci sulla Sei Nazioni: con lo staff tecnico come preparate un torneo, che però va pensato spesso di biennio in biennio, visti anche i percorsi di qualificazione alla Women’s Rugby World Cup?
Anche se in questo momento c’è poca chiarezza su questo, perché potrebbero mutare le regole di qualificazione verso la Coppa del Mondo, ti posso mettere sul piatto della bilancia due parole chiave: consolidamento e futuro. Diventano fondamentali i raduni e il lavoro che viene svolto. Nell’ultimo periodo tutto ciò sta avvenendo bene, qualcuno magari poteva attendersi dei contraccolpi che invece non ci sono stati.

Infine un’ultima domanda. Nel mondo femminile, la nazionale spagnola potrebbe essere paragonata – addirittura in misura maggioritaria – alla Georgia dell’universo maschile. Secondo te, sarebbe possibile un giorno vedere le iberiche in un ipotetico 7 Nazioni Femminile?
È molto tempo che la Spagna fra pressione da questo punto di vista ma da quanto ne so io, senza fornirti una valutazione oggettiva anche perché non ho in mano tutti gli strumenti adatti a questo, il Sei Nazioni per come è concepito ha un suo brand e un suo business che sarebbe difficile modificare. Facendo invece un discorso più generale posso dirti che intorno all’attività internazionale c’è grande fermento tanto al maschile quanto al femminile.

di Michele Cassano

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