L’head coach azzurro ha spiegato le sue scelte a due giorni dal debutto nel Sei Nazioni contro la Scozia
EDIMBURGO – Conor O’Shea, head coach dell’Italia, ha incontrato i media oggi pomeriggio nella capitale scozzese per discutere le scelte effettuate, dopo aver annunciato la squadra che sabato pomeriggio (2 febbraio, calcio d’inizio previsto alle 2.15pm locali, le 15:15 in Italia) sfiderà la Scozia al BT Murrayfield nella prima giornata del Guinness Sei Nazioni.
Gli Azzurri devono fare a meno di qualche elemento importante per infortunio (così come, del resto, deve fare anche la Scozia) e anch’essi, come i loro avversari di giornata, danno spazio ad un giocatore uncapped, oltre ad una soluzione piuttosto inusuale per ovviare alle assenze all’ala.
“Non siamo ovviamente contenti di dover fare a meno di molti elementi all’ala e nei trequarti in generale, giocatori come Minozzi, Bellini e Leonardo Sarto per citarne solo alcuni.”
“Siamo molto contenti dello stato di forma attuale di Luca Morisi, che sta giocando a Treviso bene e con continuità, e Tommy Castello, uno dei giocatori attorno al quale puoi costruire una squadra per il suo spirito combattivo, e vogliamo avere i nostri migliori giocatori in campo.”
“La scelta di schierare all’ala Campagnaro, che per noi è un centro esterno di grande classe, nasce da questo desiderio. Lui ha giocato tante volte ala [coi club] e inizierà la partita in quella posizione, noi vogliamo vederlo tante volte con l’ovale in mano e avrà un ruolo un po’ più ‘libero’ del normale – e ripeto, sono anche molto contento di poter vedere Luca [Morisi] e Tommy Castello giocare in coppia al centro. È un’opzione cui abbiamo pensato per ovviare agli infortuni, abbiamo altre opzioni come Tommaso Benvenuti o Luca Sperandio ma per questa partita, abbiamo scelto questa – e abbiamo anche Edo Padovani che può giocare all’ala.”
È sicuramente interessante vedere che O’Shea, al debutto del Sei Nazioni “più duro per l’Italia”, come aveva detto capitan Parisse a Londra, non abbia comunque paura di osare e, seppur spinto dalla necessità di dover far fronte ad infortuni, non sceglie l’opzione più scontata ma prova anche a scombinare un po’ i piani degli avversari, schierando Campagnaro all’ala, che potrebbe essere la mina vagante di giornata.
Anche nel pack c’è una ‘sorpresa’ con David Sisi, esordiente che parte in seconda linea al fianco di Dean Budd: “Sisi è arrivato in Italia due anni fa e ha giocato bene e con continuità, dandoci un buon equilibrio in seconda linea. Abbiamo altre opzioni in questa posizione, come Marco Fuser o Ale Zanni (che ha un piccolo infortunio e dovrebbe essere pronto per sabato e non volevamo prenderci nessun rischio) ma volevamo vedere un giocatore che potrebbe diventare il numero 4 del nostro futuro. Il gioco di Sisi, in campo aperto, è molto buono oltretutto, perché ha giocato spesso in terza linea da giovane e per noi è una buona opzione e sono contento di poterlo schierare, così come ho detto prima di Michele Campagnaro all’ala.”
“Quando è arrivato alle Zebre, un paio di anni fa, aveva giocato in precedenza come terza linea ma appena lo abbiamo visto giocare abbiamo pensato subito che potesse essere schierato, senza dubbio, in seconda linea, anche considerando che la profondità che abbiamo in terza linea è notevole e c’è tanta competizione. Lui si è impegnato negli ultimi anni ad apprendere tutto quello che serve per essere una seconda linea di livello, ma sappiamo che ha le abilità di giocare sia in seconda, sia in terza. Siamo davvero contenti di poterlo schierare in squadra, perché oltre ad avere la fisicità necessaria e la capacità di rendere per ottanta minuti è anche un ottimo ball carrier.”
Che tipo di partita sarà, quella di sabato? Considerando che la Scozia ha cambiato qualche elemento rispetto al suo XV ‘ideale’ ma presenta comunque una squadra completa in ogni reparto e ormai consapevole dei propri mezzi e capace di imporre il proprio gioco, l’Italia dovrà riuscire non solo a tener testa agli avversari, ma anche di farlo per ottanta minuti cercando di mettere in campo, a sua volta, il proprio gioco. In Scozia credono che gli Azzurri siano migliorati e abbiano, adesso, più opzioni di gioco ma comunque la mischia e le maul restano i punti di forza.
“Il rugby non è cambiato più di tanto,” dice O’Shea “e gli avanti sono quelli che iniziano il gioco. Se vediamo la forma in cui sono i loro front-five, tutti di Edinburgh, con giocatori come WP Nel che è davvero un ottimo pilone, Ben Toolis e Grant Gilchrist in seconda linea, loro hanno la capacità di essere forti negli avanti ma sono anche abili nei trequarti. Più o meno, loro presentano gli avanti di Edinburgh e i trequarti di Glasgow con l’aggiunta di Laidlaw e Finn Russell in mediana. Noi vogliamo vedere dai nostri ragazzi la stessa intensità messa in campo contro l’Australia in novembre o contro il Giappone, nel secondo test estivo. Vogliamo dimostrare di essere migliorati e vogliamo farlo in campo.”
Ottanta minuti di intensità e di costanza, giocando un buon rugby, potrebbe essere l’obiettivo dell’Italia in questa prima giornata. Certo che, ovviamente, tutti scendono sempre in campo per vincere ma considerando che gli Azzurri hanno perso le ultime diciassette gare giocate nel Sei Nazioni, serva pensare secondo la politica dei ‘piccoli passi’.
“Noi vogliamo vincere perché tutti vogliono vincere e questo è il nostro obiettivo,” risponde O’Shea. “Per me il risultato è importante ma ho chiesto, come sempre, ai ragazzi di metter in campo un livello di intensità che possa rendere fieri tutti i nostri tifosi.”
“Sono uscito prima dall’hotel per un cappuccino e ho sentito tante persone parlare italiano, ci sono tanti italiani che vivono qui e vogliamo che loro, come tutti i nostri tifosi in Italia, siano orgogliosi della prestazione. Se giochiamo al nostro massimo livello possibile, vedremo quale sarà il risultato alla fine. Siamo una squadra competitiva e lo abbiamo dimostrato anche nel recente passato, ma sappiamo che se non teniamo alta l’intensità per tutto l’incontro veniamo puniti.”
“Adesso, siamo nelle condizioni di non aver più pensieri quando dobbiamo impostare il nostro gioco, quando siamo in possesso dell’ovale, qualcosa che un paio di anni fa forse ci metteva anche un po’ di paura. Quando vuoi arrivare al livello più alto passi anche da qualche delusione (penso alla gara contro l’Australia che sarebbe potuta andare diversamente se i momenti-chiave e alcune decisioni fossero stati a nostro favore), ma devi essere concentrato e credere di poterti prendere le occasioni che ti capitano per poter costruire i tuoi momenti positivi, soprattutto lontano da casa.”
“La sfida che abbiamo di fronte a noi è quella di creare un’abitudine, che non ha niente a che vedere con una mancanza di desiderio di fare bene. L’abitudine di cui parlo è di fare prestazioni di alto livello, ecco perché ho menzionato le prestazioni contro il Giappone nel secondo test (paragonata a quella nel primo) o quella contro l’Australia, o quella contro la Scozia [per almeno un’ora, lo scorso anno]. Questo è il livello di prestazioni di cui abbiamo bisogno, e se riusciremo a raggiungerlo saremo incredibilmente competitivi e, oltretutto, la fiducia, la convinzione di esserlo entrerà ancora di più dentro le nostre teste.”
“Sappiamo che abbiamo quel livello, in potenza, e che dobbiamo esprimerlo per essere competitivi questo fine settimana. Il nostro lavoro è giocare a quel livello, poi se l’altra squadra sarà ancora migliore, non puoi farci nulla. Ma se ci prendiamo le nostre occasioni e saremo al nostro massimo, saremo competitivi. Bisogna continuare a crederci, bisogna restare concentrati e controllare quello che dipende da noi,” chiude O’Shea.
Sabato l’Italia scenderà in campo per affrontare il Sei Nazioni “più duro di sempre”, ma non ci sono dubbi sul fatto che gli Azzurri sapranno togliersi delle soddisfazioni strada facendo.
Matteo Mangiarotti
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