Al BT Murrayfield è (molto) complicata per tutti negli ultimi anni, ma l’Italrugby cerca risposte concrete. Diretta streaming su OnRugby
La Scozia è il primo grosso ostacolo sul complicato percorso dell’Italia nel Sei Nazioni 2019. Al BT Murrayfield gli azzurri sfidano una squadra che tra le proprie mura di casa sta ottenendo risultati importanti ormai da diverso tempo, a testimonianza del salto di qualità compiuto negli anni: dal 2016, i Dark Blues hanno giocato quindici partite a Edimburgo vincendone perdendone quattro (ma contro All Blacks, Australia e Sudafrica, per di più sempre sotto break), di cui solo una nel Sei Nazioni tre anni fa contro l’Inghilterra, la prima di questa striscia.
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Alla Highland Cathedral sono cadute tutte le avversarie europee in questi anni. Gli azzurri nel 2017 subirono un pesante 29-0 che non ammise troppe repliche, nonostante le diverse occasioni avute dagli uomini di O’Shea, che poi non riusciranno a vendicarsi l’anno successivo all’Olimpico a causa del calcio piazzato di Laidlaw nei minuti finali.
Rispetto a quel 27-29 di Roma, tuttavia, difficilmente la Scozia si farà “travolgere” per larghi tratti della partita dall’Italia come accaduto quasi un anno fa, vista la spinta del pubblico di casa e il grande entusiasmo che sempre avvolge la squadra di Townsend. Per provare davvero a giocarsela, insomma, all’Italia servirà alzare ancora l’asticella: quella dello scorso marzo fu la miglior prestazione dell’Italia gestita da Conor O’Shea, ma vincere – o avvicinarsi il più possibile – in Scozia implica un ulteriore salto di qualità.
E gli azzurri possono farlo?
Le aspettative attorno alla squadra azzurra sono comprensibilmente basse. Impensierire la Scozia a Edimburgo è una missione molto complicata per le migliori nazionali al mondo in questo momento, figurarsi per una squadra su cui gravano tante incognite praticamente in ogni aspetto del gioco, dall’attacco alla difesa passando per le fasi statiche.
L’aspetto primario, al solito, sarà la battaglia in mezzo al campo e nei punti d’incontro, come ha sottolineato anche Conor O’Shea. I primi cinque uomini azzurri non sempre hanno offerto prestazioni eccezionali per consistenza e capacità di creare vantaggi in giro per il campo, in ambedue le fasi, mentre gli scozzesi negli anni hanno saputo creare un gioco vario e a tratti spettacolari, ma partendo dalle certezze che Gilchrist&co. sanno offrire in fase di costruzione e contenimento.
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Lo scorso anno, a Roma, gli azzurri riuscirono a ribaltare la superiorità scozzese per circa un’ora di gioco, salvo poi finire la benzina e lasciare iniziativa e dominio territoriale agli avversari. L’Italia dovrà soprattutto confermare di poter essere in grado di pareggiare l’intensità e la ferocia dei Dark Blues nelle collisioni e sui punti d’incontro (pesanti in questo senso le assenze di Barclay e Watson), ma anche di poter mantenere gli stessi standard per ottanta minuti.
Senza palloni in avanzamento, del resto, diventerebbe tutto più difficile per una linea di trequarti in parte rivoluzionata, sia per necessità sia per i ritorni a pieno regime di giocatori che avrebbero avuto più spazio in passato senza infortuni, vedasi Esposito e Morisi. Per tenere in campo gli elementi essenziali della cavalleria leggera, O’Shea ha deciso di dirottare all’ala Michele Campagnaro pur di non rinunciare a Tommaso Castello, una mossa che lo stesso centro dei Wasps ha commentato giovedì.
“Il modo in cui gioco non cambia molto per me, ovviamente sarà un po’ diverso essere all’ala ma cercherò di essere coinvolto nel gioco a centrocampo il più possibile – ha dichiarato Campagnaro – “Anche per una questione di istinto proverò ad accentrarmi e a mettere le mani sull’ovale. Non giochiamo con le ali dietro ai centri, ma di solito siamo tutti in linea quindi non dovrebbe essere particolarmente difficile giocare in quel ruolo”. Solo il campo ci dirà se è una soluzione in qualche modo ‘sostenibile’: da un lato il rischio è di depotenziare Campagnaro, ma dall’altro con Morisi al centro del campo l’Italia può disporre di un ottimo passatore (cosa che non sono né Castello né Campagnaro) e di un giocatore abile nell’aprire spazi per i compagni di squadra.
I pericoli della Scozia
La squadra allenata da Townsend ha assenze pesanti in terza linea, come detto, ma un impianto di gioco e strutture ben organizzate, guidate da due come Laidlaw e Russell che da quest’anno giocano entrambi in Francia. Il mediano d’apertura sembra trovarsi a proprio agio anche con la maglia del Racing 92, con cui sta dispensando magie con grande regolarità, e sarà al solito il pericolo pubblico principale insieme a Stuart Hogg.
Se gli scozzesi riusciranno ad attivare i trequarti con la giusta velocità, per la difesa italiana suoneranno tutti i campanelli d’allarme: le sfuriate offensive dei Dark Blues sono una delle caratteristiche principali di questa squadra, con cui sopperisce in un certo senso alla mancanza di straordinari ball carrier nel reparto degli avanti (anche se Sam Skinner potrebbe dire la sua, senza contare Josh Strauss dalla panchina).
La stessa mischia, in ogni caso, compensa con una velocità notevole nell’uscita dalle ruck e con un’energia tale che consente alla Scozia di fissare il gioco in mezzo al campo restando sempre sul piede avanzante. E se dovessero riuscire a seguire lo spartito, i vari Huw Jones, il già citato Hogg, Seymour e Kinghorn andrebbero a nozze contro una difesa italiana che dovrà dimostrare di essere migliorata nella lettura delle situazioni e nella riorganizzazione.
Difficilmente la Scozia inoltre cercherà di dare respiro agli azzurri. I padroni di casa si trovano a proprio agio quando possono correre e tenere alto il ritmo, senza prendersi troppe pause, e l’Italia sarà chiamata ad alzare il livello anche in fatto di resistenza e reattività. Lo dovranno fare tutti, ma in particolare chi proviene dal Pro14, che non sempre è stato all’altezza del rugby internazionale finora.
“Non si può paragonare quello che stiamo facendo in Pro14 con le aspettative per la gara di sabato – ha detto Abraham Steyn – Dobbiamo essere in grado di portare l’energia positiva sviluppata coi club dentro il gruppo della nazionale. Stiamo provando a farlo, ma ogni giocatore deve concentrarsi su se stesso, sulla sua prestazione e dare sempre il cento per cento. Perché se ognuno di noi mette in campo il massimo che può fare, chissà cosa può succedere…”.
Scozia – Italia sarà trasmessa (con calcio d’inizio alle ore 15:15) da DMAX (canale 52 DDT) e in diretta streaming su OnRugby che, circa mezzora prima del kick off, pubblicherà un’apposita notizia contenente il player per vedere e commentare la partita.
Le formazioni
Scozia: 15 Stuart Hogg, 14 Tommy Seymour, 13 Huw Jones, 12 Sam Johnson, 11 Blair Kinghorn, 10 Finn Russell, 9 Greig Laidlaw, 8 Ryan Wilson, 7 Jamie Ritchie, 6 Sam Skinner, 5 Grant Gilchrist, 4 Ben Toolis, 3 WP Nel, 2 Stuart McInally, 1 Allan Dell
A disposizione: 16 Jake Kerr, 17 Jamie Bhatti, 18 Simon Berghan, 19 Gary Graham, 20 Josh Strauss, 21 Ali Price, 22 Adam Hastings, 23 Chris Harris
Italia: 15 Jayden Hayward, 14 Angelo Esposito, 13 Luca Morisi, 12 Tommaso Castello, 11 Michele Campagnaro, 10 Tommaso Allan, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse (c), 7 Abraham Steyn, 6 Sebastian Negri, 5 Dean Budd, 4 David Sisi, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
A disposizione: 16 Luca Bigi, 17 Cherif Traorè 18 Tiziano Pasquali, 19 Federico Ruzza, 20 Jimmy Tuivaiti, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Ian McKinley, 23 Edoardo Padovani
Arbitro: Mike Pearce (Inghilterra)
Assistente 1: Mathieu Raynal (Francia)
Assistente 2: Shuhei Kubo (Giappone)
TMO: Simon McDowell (Irlanda)
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