Due seconde linee in convincente ascesa, ma nel pack non tutti sembrano adeguarsi all’intensità che richiede il torneo
La sconfitta per 33-20 con cui l’Italia ha inaugurato in Scozia il Sei Nazioni 2019 ha lasciato più indicazioni negative che positive sullo stato attuale del gruppo azzurro e sull’efficacia del lavoro di staff e giocatori in settimana. All’interno di una prestazione deficitaria per un’ora abbondante, diversi singoli sono comunque riuscite a distinguersi dalla mediocrità generale dimostrando (più o meno sorprendentemente) di essere all’altezza della situazione nella battaglia individuali, mentre altri hanno pagato dazio in maniera maggiore la guerriglia di Edimburgo. Vediamo con il nostro borsino chi ha ben figurato e chi invece ha avuto più difficoltà.
Chi sale
Federico Ruzza
Quando in nazionale si lodano le ultime battute della sfida di sabato, in cui gli azzurri hanno segnato tre mete, bisognerebbe ricordarsi di sottolineare che ben due sono nate un’invenzione di Federico Ruzza. Sarà anche lo sport di squadra per eccellenza, ma in quelle situazioni l’Italia ha segnato quasi esclusivamente grazie al seconda linea del Benetton, capace in pochi minuti di fare due cose molto belle e fuori dall’ordinario per l’Italia. In generale, quando ha ricevuto palla lo ha sempre fatto su un canale esterno, una posizione molto interessante per le sue qualità tecniche e atletiche.
David Sisi
Al suo esordio con la maglia dell’Italia, il seconda linea delle Zebre è stato subito capace di trasferire competenze, intensità e impatto fisico al livello successivo rispetto al Pro14. Solo le prossime partite diranno se si tratta di un exploit isolato o di una tendenza consolidata, ma a Murrayfield l’italo-inglese è stato uno dei pochi a compiere dei placcaggi in avanzamento e a risultare efficace nella battaglia contro il pack scozzese a livello individuale. In attacco, pur non guadagnando troppi metri, ha quasi sempre vinto la collisione. Se dovesse confermarsi su questi livelli, la seconda linea avrebbe trovato un altro elemento di valore, magari da affiancare proprio a Ruzza nel post Coppa del Mondo.
Jayden Hayward
La compostezza e la sicurezza con cui ricopre il ruolo di estremo denotano una profonda conoscenza del gioco e una tecnica superiore alla media. Non ha l’accelerazione e la spregiudicatezza di Matteo Minozzi, ma al momento resta la miglior opzione possibile. È affidabile nel gioco al piede e sa tirarsi fuori anche dalle (tante) situazioni più complicate con la sua elusività nella corsa e negli appoggi. In controllo, nonostante tutto. Salva anche un paio di mete già fatte con placcaggi provvidenziali.
Michele Campagnaro
A fine novembre, nel borsino di fine Test Match, lo avevamo inserito tra i giocatori con le quotazioni in ribasso poiché ancora non al 100% della forma. Dopo un paio di mesi di regolari presenze con i Wasps tra campionato e Champions Cup, il miranese è tornato effettivamente a essere efficace come un tempo ogni qualvolta ne ha avute le possibilità. Di lui sorprende sempre la straordinaria capacità di fare strada anche in situazioni improbabili, in cui deve partire quasi da fermo o con il difensore addosso. Sul suo tabellino in Scozia ci sono tre break e tre difensori battuti.
Stabili
Sergio Parisse
Undici mesi dopo, il capitano è tornato a vestire la maglia azzurra diventando il giocatore più presente nella storia del Sei Nazioni. Lo ha fatto con una prestazione solida e ordinata, in cui spicca al solito la sua capacità di riuscire a fare tutto con una qualità molto superiore alla media italiana, anche a 35 anni e con 134 partite internazionali alle spalle, che sia portare il pallone, placcare o scavare per forzare un tenuto avversario. La classe non è acqua, diceva un tale.
Tommaso Allan
Compie almeno due importanti difensivi su Stuart Hogg, di cui uno notevole in apertura di match. Commette forse una sola grave ingenuità, quando passa malamente un pallone a Hayward nel secondo tempo appena sotto i pali azzurri,ma per il resto gioca una partita senza infamia (in difesa appunto) e senza lode in attacco, dove la lentezza nell’uscita del pallone dalla base e la piattezza della linea d’attacco italiana non lo hanno certamente aiutato.
Simone Ferrari
Il 24enne ha iniziato il suo secondo Sei Nazioni della carriera in linea con il primo, ovvero con una prestazione modesta in cui ha alternato momenti positivi e momenti di maggiore difficoltà nel gioco aperto e nella pulizia delle ruck. L’impressione è che possa migliorare ancora molto il suo work rate a livello internazionale.
Chi scende
Dean Budd
Il seconda linea del Benetton è reduce da un periodo difficile sul piano personale, ma il problema è che le sue prestazioni sono in continuità con quanto fatto vedere nel 2018 in maglia azzurra. Il capitano del Benetton finora non è quasi mai riuscito ad alzare il suo livello di gioco e a dare un efficace contributo alla causa nella battaglia contro i pack avversari. Un’altra partita molto complicata per il 32enne.
Andrea Lovotti
Da sedici partite consecutive tira avanti la carretta nel Sei Nazioni, in cui ha giocato sempre fin dal giorno del suo esordio avvenuto nel Francia-Italia del 2016, un po’ per mancanze di alternative ma anche perché il pilone piacentino sa il fatto suo e ha una buona resistenza fisica. Non sempre però il giocatore delle Zebre è stato all’altezza della situazione e spesso, come a Edimburgo, è andato un po’ in apnea sia nel confronto fisico con gli avversari sia in mischia chiusa. Ha avuto partite migliori, e nel frattempo dietro di lui comincia a spingere anche Traorè.
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