L’head coach azzurro è tornato in conferenza stampa su alcuni temi dell’ultima partita e ha dato uno sguardo alla sfida col Galles
In sede di presentazione della formazione che scenderà in campo con il Galles nel secondo turno del Sei Nazioni 2019, Conor O’Shea ha risposto ad alcune domande della stampa, tornando principalmente sulla prestazione dei suoi Azzurri contro la Scozia, a Murrayfield.
“Se riguardiamo la partita con la Scozia, vediamo che molte delle cose positive che sono riusciti a fare i nostri avversari vengono da alcuni errori da parte nostra, su cose che possiamo controllare.”
“Tutte le squadre del Sei Nazioni giocano ad altissimo livello. Credo però che quando mettiamo in campo il nostro piano di gioco con la giusta intensità, siamo una buona squadra. Quando i tanti infortunati e assenti ritorneranno e aumenteranno profondità e competizione interna, vedrete che andremo nella giusta direzione. La sfida è sempre dura, ma la mia opinione è che se mettiamo il giusto livello di intensità in campo possiamo essere qualcosa in più di semplicemente competitivi.”
Il discorso di O’Shea tocca i temi più ampi relativi all’adeguatezza della sua squadra rispetto al livello del Sei Nazioni e ai miglioramenti che stentano a essere riconoscibili sul campo alla maggior parte dei tifosi.
“Per noi non si tratta di un Sei Nazioni difficile solo a livello di partite, ma anche di una sfida dal punto di vista mentale e psicologico, nel riuscire a conservare le energie settimana dopo settimana.”
“Contro la Scozia abbiamo avuto un livello di intensità migliore di quello avuto contro l’Australia in novembre, ed era ciò che avevo chiesto alla squadra. L’obiettivo di sabato contro il Galles è di alzare ancora questo livello. E’ la strada per essere sempre più competitivi. Ci stiamo preparando per vincere la partita di questo sabato, e se ci alleniamo sempre come ci stiamo allenando questa settimana possiamo giocarcela sempre di più.”
C’è spazio quindi anche per rivolgere un pensiero ad uno dei temi tattici più rilevanti della prima giornata, quando l’Italia, sotto pressione per buona parte del primo tempo, ha sempre giocato con calci lunghi e in campo le liberazioni del proprio territorio.
“Il nostro piano di uscita dai 22 metri nella scorsa partita [che prevedeva di calciare sempre il pallone in campo] è stato efficace per i primi 50 minuti, quando anche tenendo sempre il pallone in campo non abbiamo mai sofferto i contrattacchi avversari.”
“Abbiamo fatto diverse cose bene, ad esempio 13 touche vinte su 13, dove non siamo sempre stati perfetti. In una partita ci sono alcuni momenti precisi che cambiano la forma di quell’incontro. Tre, quattro, cinque azioni che determinano lo svolgimento della partita: non voglio dilungarmi sulle singole azioni, ma casi come il contrattacco di Gullo Palazzani o l’errore di Tommaso Castello hanno poi portato ad una segnatura per loro.”
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“Riguardate i primi 50 minuti della partita con la Scozia e ditemi dove sono i problemi. Abbiamo iniziato bene, eravamo in controllo, poi abbiamo subito la prima meta a causa di un errore, un errore tecnico. E questa è stata la differenza sabato. Noi stiamo lavorando, ci stiamo mettendo sotto pressione, per arrivare al loro livello da questo punto di vista. Io so che avremo un’opportunità se il livello di intensità che teniamo nei nostri allenamenti è lo stesso tenuto dalle due franchigie [di Pro14]e dalla nazionale giovanile.”
“E’ troppo facile pensare di non avere le abilità o non avere la giusta ambizione. Noi vogliamo metterci sotto pressione per riuscire a raggiungere l’altissimo livello. La nostra è una grande sfida, e non è normale che siamo sempre costretti a giocare a questo livello, ma per imparare è quello che dobbiamo fare.”
“E’ troppo facile dire non abbiamo abbastanza abilità per competere: io vedo un gruppo con tante abilità, ma a questo livello, sotto la pressione che c’è, è diverso. Dobbiamo imparare come arrivare al livello degli avversari. Io non voglio dire che è impossibile. Le persone là fuori lo dicono, anzi, lo vogliono dire: è impossibile, l’Italia non sarà mai abbastanza buona, eccetera eccetera. Non mi importa, non è una mia preoccupazione: io credo in questo gruppo, io conosco la grandezza della sfida, come ho detto due mesi fa, non sono stupido, so a cosa andiamo incontro. Per farcela dobbiamo credere in noi stessi e dimostrare sul campo.”
Infine, si chiude la pagina relativa a quanto fatto nella prima giornata per aprire la finestra sulla seconda, dove l’Italia attenderà all’Olimpico un Galles che ha operato ben dieci cambi nella formazione titolare.
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“Il Galles ha una squadra molto profonda, ci hanno lavorato per anni con Gats (Warren Gatland) su questo perché vogliono vincere il mondiale. In estate sono andati in Argentina, e se guardiamo al gruppo di giocatori che ha vinto là, ti accorgi di quanta profondità abbiano. Già in passato sono riusciti a vincere nonostante avessero fatto tanti cambi. Noi però ci vogliamo concentrare su noi stessi: voglio una squadra che giochi in casa con una voglia che gli altri non hanno mai visto, una squadra che giochi senza paura e che mostri le proprie abilità sul campo. ”
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