Il controllo sulla partita dei biancoverdi, la reazione dei ducali e le grandi prestazioni di Ruzza e Licata, tra le altre cose
Il più grande pregio del Benetton, sabato pomeriggio, è stata la capacità di assorbire completamente ogni colpo inferto dagli Scarlets. Con il 37% di possesso e il 34% di territorio, i gallesi hanno segnato tre mete che avrebbero potuto avere un impatto negativo sui biancoverdi e sul prosieguo del match, soprattutto per l’apparente facilità con cui la difesa trevigiana è stata bucata dai trequarti avversari.
Al contrario, la squadra di Kieran Crowley non è nemmeno mai sembrata davvero all’angolo, ma ha sempre mantenuto il centro del ring e ha lavorato ai fianchi degli Scarlets che non hanno mai pareggiato la potenza fisica e l’aggressività del pack biancoverde. Coordinati da un Duvenage sempre molto affidabile e ideale direttore d’orchestra, il reparto degli avanti ha fatto la voce grossa durante tutto il match e ha garantito sempre palloni di qualità: alla lunga le difese degli Scarlets sono venute meno, e il Benetton ha potuto sfruttare i vantaggi derivanti dalla superiorità nel multifase.
È stato un Benetton tremendamente efficace, cinico e brutale, che forse non ha mai davvero pensato di perdere la partita. La mole di gioco costruita e la regolarità con cui ha preso la linea del vantaggio erano segnali troppo grandi per non essere colti da una squadra sempre più matura, abile nello sfruttare i momenti positivi del match e con sempre più giocatori di spessore internazionale.
Dopo diverse partite, anche per le Zebre sul piatto della bilancia ci sono più argomenti di soddisfazione che di recriminazione. Contro il Leinster c’è stata la miglior prestazione dei ducali nel 2019, tanto da farsi chiedere se non sia stata effettivamente un’occasione persa per la squadra di Michael Bradley.
Del resto è difficile non avere rimpianti, considerando che le Zebre al 70′ erano sui 5 metri del Leinster con la palla in mano e il punteggio sul 24-28 per gli irlandesi. A posteriori, tuttavia, bisogna anche riconoscere l’effettiva superiorità dei campioni d’Europa ogni qualvolta riuscivano a trovare ritmo in attacco, dove hanno sempre evidenziato una velocità d’esecuzione inarrivabile per la difesa italiana.
Le Zebre hanno comunque raggiunto una serie di obiettivi: ritrovare la propria anima offensiva, che ha portato a quattro mete e a una fase offensiva quasi sempre in avanzamento, oltre che molto varia e ben interpretata da quasi tutti; e dimostrare di non essere in caduta libera, bensì di avere ancora qualcosa da dimostrare in questa stagione, mantenendo anche lo stesso approccio garibaldino di sempre. E se crescono pure i giovani, tanto meglio.
Gli altri temi del weekend
Federico Ruzza è una cometa
Ed è sempre più infuocata. Quello che sta facendo il seconda linea veneto nelle ultime tre settimane forse non è così sorprendente, ma senza dubbio le prestazioni del 24enne hanno avuto un’ulteriore e decisa impennata che lo hanno reso a tutti gli effetti il futuro del rugby italiano nel suo ruolo. Se prima c’era qualche dubbio, ora sono stati definitivamente spazzati via. Contro gli Scarlets Ruzza ha messo insieme due break, sei difensori battuti e le sue classiche movenze da seconda linea mobile qual è, con cui può attirare su di sé le attenzioni di molti.
Giovani e bravi
Daniele Rimpelli, Samuele Ortis, Giosué Zilocchi (anche se solo per una mezzora), Danilo Fischetti quando è entrato. Le nuove leve delle Zebre hanno offerto prestazioni convincenti a Viadana contro un pack di nomi illustri come McGrath, Tracy, Porter e Fardy, dimostrandosi all’altezza della situazione per aggressività sui punti d’incontro e continuità nel corso del match. Sono segnali importanti per una franchigia che, tra i suoi obiettivi, ha quello di far crescere i più giovani provenienti dal campionato italiano.
Tavuyara gioca
Le manovre offensive del Benetton sembrano trovare maggiormente sfogo sulla fascia destra, la zona di competenza di Ratuva Tavuyara. Il figiano, oltre a essere una forza della natura per come combina esplosività e tecnica, è divertente da guardare ogni volta che può essere lanciato in corsa. In particolare, Tavuyara è stato decisivo nel costruire la meta di Sperandio, quando ha attratto su di sé quattro difensori avversari navigando con il pallone in una mano sola, come se stesse giocando in spiaggia.
Licata in salita
Giovanni Licata è un classe ’97, per cui avrebbe avuto pieno diritto di stare nel gruppo dei sopraccitati, ma il terza linea siciliano merita un discorso a parte. Le aspettative su di lui erano piuttosto alte a inizio stagione, e complice qualche problema fisico il 22enne non ha ingranato le marce più alte fin da subito. Ora che sembra essere tornato a pieno regime, Licata è tornato a essere il ball carrier tanto apprezzato negli ultimi mesi del 2018, quando era stabilmente nella rosa delle Zebre. A ogni sua carica è corrisposto un avanzamento notevole per le Zebre, come dimostrano i cinque difensori battuti e i 35 metri guadagnati su 11 palloni portati. Un elemento ormai imprescindibile per Bradley.
Daniele Pansardi
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