Il piano per il terza linea trevigiano, le ragioni dietro la chiamata di Callum Braley e altri spunti interessanti del CT prima di Italia-Irlanda
Dopo l’annuncio della formazione per Italia-Irlanda, terza giornata del Sei Nazioni 2019, Conor O’Shea ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in conferenza stampa toccando diversi temi interessanti. Ecco alcuni degli spunti più significativi delle sue dichiarazioni di venerdì pomeriggio.
Su Marco Barbini e la terza linea: “Abbiamo un piano e un accordo con Treviso per Marco Barbini. Non gli è possibile giocare una partita intera, ha un suo programma di riabilitazione e per cui va solo in panchina nel Benetton in questa settimana. Sebastian Negri era molto malato questa mattina, ma noi dobbiamo avere tutti al massimo in campo e non al 90%. Maxime (Mbandà) e Jimmy (Tuivaiti) hanno giocato bene a Viadana contro Leinster settimana scorsa. La terza linea non è un problema per noi”.
[O’Shea ha poi approfondito il tema in una domanda successiva] “Non vogliamo creare problemi al giocatore (Barbini, ndr). In questa settimana ha fatto meno carico fisico. Lui può giocare tanti minuti, ma dopo la partita è in difficoltà per tre-quattro settimane. Non vogliamo che i problemi diventino cronici, stiamo solo gestendo il suo carico di lavoro. Faremo le cose per bene con lui in vista delle ultime due partite, del finale di stagione e della preparazione alla Coppa del Mondo. Ci sarà una grande competizione in terza linea per le cinque o sei posizioni nel ruolo per volare in Giappone”.
Su Johnny Sexton: “Se è il miglior giocatore del mondo? Sì, ma per tante differenti ragioni, non solo per il drop contro la Francia all’inizio del Sei Nazioni. Gioca sempre a un livello molto alto. Ha avuto un ottimo apprendistato con Ronan O’Gara, come lo sta avendo ora Joey Carbery con lui. È incredibile lui. Ieri mattina (giovedì, ndr) mia madre era nel salone della madre di Johnny Sexton, parrucchiera. È stato divertente. Ho detto a mia madre di farle tante domande (ride, ndr)”.
Sulla convocazione di Callum Braley e la profondità: “Dobbiamo lavorare per avere profondità in tutti i ruoli ed è importante avere anche giocatori dall’estero per migliorare. Ho parlato con l’allenatore di Callum Braley, David Humphreys, un anno fa e non due settimane fa; sapevo fosse eleggibile per noi. Ce ne sono tanti. Lui (Braley) è molto entusiasta di essere con noi. Abbiamo i giovani dietro, ma devono giocare al giusto livello. Quando ho visto l’Under 20 ad Amatrice sono rimasto contento, sappiamo quali passi devono fare nel nostro sistema […] Ho visto Marco Riccioni solo per un giorno, ma ci fa capire la profondità che abbiamo come pilone destro: abbiamo anche Ferrari, Pasquali e Zilocchi che ora è infortunato […] Giudicare il nostro sistema solo sulla partita di domenica è giusto, perché siamo questi, ma lavoreremo per il futuro”.
Sulle franchigie: “Il lavoro di tutti al Benetton – di Pavanello, Crowley, Ongaro, Bortolami e Galon – è incredibile, onore a loro. Vedo un club davvero professionale, con le giuste strutture. Alle Zebre dopo un anno ci sono sfide differenti, ma nella prossima stagione ci saranno sfide ancora più grandi. Ci sarà bisogno di ancora più profondità e spero ci sarà un gruppo più grande di permit player. Loro (al Benetton) non hanno gli stessi problemi, mentre per le Zebre ci sono diversi infortunati. Ed è molto difficile per loro.
Su Carlo Canna: “Penso che è positivo avere almeno tre apertura, ne dovremo avere quattro o cinque in futuro. Conosciamo il suo x-factor palla in mano, serve anche equilibrio tra x-factor e gestione del piano di gioco. Lui sa cosa vogliamo. Penso che per il controllo della squadra e del gioco in generale ci siano Tommy (Allan) e Ian (McKinley). Lui è il numero tre al momento, ma sa cosa vogliamo”.
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