Al Principality Stadium si gioca lo scontro diretto fra le uniche due squadre finora imbattute
Crocevia della Morte (Miller’s crossing il titolo originale) è uno dei primi film dei fratelli Coen, un intricato garbuglio di vicende malavitose fra famiglie mafiose negli Stati Uniti degli anni Venti, con un eccezionale Gabriel Byrne nei panni di chi deve sbrogliare la matassa.
Al crocevia figurato delle varie vicende che si incastrano nelle quasi due ore del lungometraggio, si combina il luogo fisico, un incrocio stradale dove vengono giustiziate le vittime dell’uno e dell’altro clan. Allo stesso modo, Galles e Inghilterra sono i due clan che si trovano a un crocevia tanto figurato (dal loro scontro passa la conquista del Sei Nazioni, nella partita più decisiva del Torneo, a questo punto) e ad un crocevia fisico, rappresentato dal Principality, fu Millennium, Stadium, dal cui rettangolo verde solo una delle due squadre uscirà vincitrice.
L’Inghilterra di questi tempi sembra possedere una una forza mitologica, erculea e inoppugnabile, costruita sulla fiducia guadagnata con la vittoria di Dublino e poi marciando sulle rovine delle schiere francesi in quel di Twickenham. Il Galles però è squadra che si esalta in tre diverse condizioni: quando parte da sfavorito, quando gioca davanti al proprio pubblico e quando gioca contro l’Inghilterra. Tutti e tre sono presupposti dell’incontro da cui si deciderà gran parte di questo Sei Nazioni.
L’Inghilterra potrebbe poi decidere di scialacquare il proprio Torneo perdendo contro l’Italia o la Scozia, mentre il Galles deve ancora affrontare l’Irlanda e, parimenti, gli scozzesi. Però nessuna di queste partite è un incrocio diretto, un crocevia letale per l’appunto, come questa partita fra due grandi, storiche rivali.
La cabala dice che il Galles non vince contro l’Inghilterra da quella celebre vittoria corsara alla scorsa Rugby World Cup, ma anche che i Dragoni sono in serie positiva da undici partite e giocheranno per diventare la nazionale gallese ad aver ottenuto più vittorie consecutive.
Una squadra, quella di Warren Gatland, costantemente sottovalutata. L’allenatore neozelandese si è occupato negli ultimi due anni di espandere la rosa della nazionale, alzando il livello di un gruppo allargato di giocatori, con in testa soprattutto la coppa del mondo in Giappone. Oggi, però, i nomi nel XV gallese sono quelli che Gatland ritiene i migliori, al netto degli infortuni (leggi sopra tutti Toby Faletau), ça va sans dire.
Lo staff tecnico ha scelto come numero 10 Gareth Anscombe, confermando quindi l’attuale primato del giocatore dei Cardiff Blues rispetto alla concorrenza, ad oggi rappresentata dal solo Dan Biggar. Proprio lo spot di apertura è quello che lascia i maggiori dubbi sia in chiave immediata, sia in vista della coppa del mondo: è mancato un po’ di ricambio, e finora le alternative a Biggar non hanno mai convinto abbastanza. Ad Anscombe il compito di prendersi definitivamente la maglia che fu di Barry John e Phil Bennett.
Sul versante degli ospiti, Eddie Jones ha replicato le scelte che gli hanno regalato le due soddisfazioni precedenti, eccezion fatta per due cambi obbligati: l’infortunio ad Chris Ashton dà spazio a Jack Nowell dal primo minuto, con Joe Cokanasiga che fa il suo ingresso nei 23; il più importante però è quello che riguarda la prima linea, dove Ben Moon e Ellis Genge dovranno rimpiazzare le grandissime prestazioni di Mako Vunipola.
La battaglia di parole che come al solito occupa la vigilia di partite come questa si è svolta con le consuete schermaglie. Eddie Jones ha provato a mettere pressione agli avversari dicendo che si tratta “senza dubbio del miglior Galles di tutti i tempi”, una provocazione recepita senza particolare attenzione da Gatland, che ha invece punzecchiato Kyle Sinckler, secondo lui una “bomba a orologeria dal punto di vista emotivo”.
Fra i temi tattici, interessante vedere se l’Inghilterra continuerà il suo uso intensivo del grubber dietro la linea di difesa avversaria anche contro un contrattaccante ineguagliabile come Liam Williams. D’altra parte il Galles non avrà paura di difendere con qualche uomo in meno sulla linea, per impedire di farsi sorprendere dai calci inglesi. Le due settimane passate insieme a preparare l’incontro saranno sicuramente servite a Shaun Edwards e ai giocatori per escogitare un piano difensivo contro gli assalti degli albionici.
Dove invece il Galles potrebbe davvero soffrire è con la palla in mano: sappiamo che il motore dei Dragoni si inceppa quando una difesa fisica toglie loro la possibilità di mettersi sul piede avanzante, come già dimostrato dalla Francia nel primo tempo.
Possiamo aspettarci una partita simile a quella del Sei Nazioni 2017, con un Galles audace, motivato e preparato capace di mettere i bastoni fra le ruote agli avversari, anche se la partita si deciderà solamente negli ultimi venti minuti.
Le formazioni
Galles: 15 Liam Williams, 14 George North, 13 Jonathan Davies, 12 Hadleigh Parkes, 11 Josh Adams, 10 Gareth Anscombe, 9 Gareth Davies, 8 Ross Moriarty, 7 Justin Tipuric, 6 Josh Navidi, 5 Alun Wyn Jones (c), 4 Cory Hill, 3 Tomas Francis, 2 Ken Owens, 1 Rob Evans
A disposizione: 16 Elliot Dee, 17 Nicky Smith, 18 Dillon Lewis, 19 Adam Beard, 20 Aaron Wainwright, 21 Aled Davies, 22 Dan Biggar, 23 Owen Watkin
Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Jack Nowell, 13 Henry Slade, 12 Manu Tuilagi, 11 Jonny May, 10 Owen Farrell (c), 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Tom Curry, 6 Mark Wilson, 5 George Kruis, 4 Courtney Lawes, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Ben Moon
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Ellis Genge, 18 Harry Williams, 19 Joe Launchbury, 20 Brad Shields, 21 Dan Robson, 22 George Ford, 23 Joe Cokanasiga
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