All’Olimpico arriva l’Irlanda, capace sempre di rifilare sconfitte pesanti agli azzurri negli ultimi anni. Calcio d’inizio alle ore 16
L’Irlanda è l’incubo dell’Italia negli ultimi anni. 58, 63, 56 e 54 sono i punti subiti dagli azzurri nelle ultime quattro partite contro i verdi, la squadra che forse più di tutte tra quelle del Sei Nazioni ha avuto un cammino diametralmente opposto rispetto a quello italiano nell’ultimo lustro. Le conseguenze e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, tant’è che domenica pomeriggio all’Olimpico (previsti 50.000 spettatori) l’obiettivo realistico è quello di tenere testa il più possibile alla corazzata allenata da Joe Schmidt, impegnandoli in misura maggiore rispetto a quanto successo negli anni precedenti.
Come arriva l’Italia
Sono lontanissimi, insomma, in cui all’Irlanda serviva un drop di Ronan O’Gara per espugnare il Flaminio, oppure di quando un’Irlanda in grande difficoltà veniva battuta dalla nazionale all’Olimpico nel 2013. Per l’Italia di Conor O’Shea sarà una partita di resistenza e sacrificio, in cui gli azzurri dovranno prima di tutto cercare di pareggiare – o comunque rendere meno evidente – la superiorità fisica del pack irlandese.
Negli ultimi precedenti, infatti, Joe Schmidt ha sempre preparato le sfide contro l’Italia consapevole innanzitutto della maggiore efficacia della propria mischia, ricamando quindi la strategia generale su principi semplici, intelligenti e brutali a cui gli azzurri non hanno mai saputo rispondere adeguatamente per frenare la marea verde. Nelle due partite contro Scozia e Galles, l’Italia ha dimostrato di saper reggere il livello fisico dello scontro nelle collisioni, ma di non riuscire a placcare con regolarità in avanzamento; gli azzurri, nella classifica dei placcaggi dominanti, erano infatti ultimi a quota 14 prima della terza giornata, statistica che difficilmente lo staff tecnico irlandese avrà ignorato.
La sfida che proporrà l’Irlanda, inoltre, sarà presumibilmente di livello più alto nonostante le assenze di tre potenti ball carrier come Healy, Ryan e Conan, per cui è lecito attendersi un martellamento continuo da parte degli avanti per vie verticali, con aperture scientifiche per Sexton solo per rifinire o finalizzare i movimenti offensivi. E tra i trequarti Schmidt non si concede alcun esperimento, per cui l’Italia dovrà guardarsi dall’abrasività di Bundee Aki e dall’esplosività di Jacob Stockdale.
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Le armi dell’Italia, al cospetto della seconda forza del ranking mondiale, saranno poche considerando infortuni e ovvie limitazioni dovute alla differente qualità. A differenza della sfida giocata a Dublino un anno fa, gli azzurri possono contare forse una migliore struttura difensiva, meno incline a disunirsi facilmente e più compatta nella difesa al largo per esempio. Gli interventi individuali dovranno però essere ugualmente all’altezza, soprattutto nella fase iniziale della partita visto che l’Irlanda potrebbe spingere forte fin dall’inizio per mettere subito in ghiaccio la sfida.
In fase offensiva, invece, sarebbe interessante vedere il coraggio e la voglia di giocare ammirati nel secondo tempo delll’Aviva Stadium un anno fa, ma spalmati sugli ottanta minuti. Contro Scozia e Galles, solo nei finali di partita gli azzurri hanno fatto vedere sprazzi di gioco realmente interessanti e un rugby in qualche modo moderno, mentre per il resto l’attacco ha girato a vuoto e si è fondato specialmente su ripetuti pick&go e allargamenti poco studiati e anche dettati dalla fretta di attivare Michele Campagnaro il prima possibile.
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Il problema principale dell’Italia, come ben sappiamo, sta però a monte, ovvero nella capacità degli avanti di dare palloni puliti e veloci alla mediana. La squadra azzurra è quella che ha la percentuale minore di ruck concluse tra 0 e 3 secondi nel torneo (appena il 39%), a testimonianza delle tante energie spese solo per conservare il possesso.
L’assenza di Sergio Parisse e la partenza dalla panchina di David Sisi, i due giocatori più impegnati nelle pulizie dei breakdown per l’Italia nei primi due turni, potrebbero aumentare queste difficoltà, soprattutto se chi li sostituirà e in generale i primi cinque uomini non riusciranno a dare un apporto sostanzioso alla causa.
Il ritorno di Tito Tebaldi perlomeno dovrebbe dare più solidità alla manovra offensiva italiana, che necessita comunque di maggiori variazioni sul tema e imprevedibilità, quella che può certamente portare Federico Ruzza – alla sua prima partita da titolare con la nazionale – con le sue qualità tecniche. Insieme a Steyn, in grande spolvero fin qui, e a Campagnaro, il seconda linea veneto sarà probabilmente uno dei giocatori più coinvolti nella fase offensiva azzurra, che deve rinunciare a davvero tante punte di diamante come noto. L’Italia insomma si aggrappa a quel poco che ha, sperando che sia abbastanza per arginare il pericolo.
Ricordiamo che, come per ogni gara del Sei Nazioni 2019, Italia – Irlanda sarà trasmessa (con calcio d’inizio alle ore 16:00) da DMAX (canale 52 DDT) e in diretta streaming su OnRugby. Circa mezzora prima del kick off, pubblicheremo un’apposita notizia contenente il player per vedere e commentare la partita.
Le formazioni
Italia: 15 Jayden Hayward, 14 Edoardo Padovani, 13 Michele Campagnaro, 12 Luca Morisi, 11 Angelo Esposito, 10 Tommaso Allan, 9 Tito Tebaldi, 8 Braam Steyn, 7 Maxime Mbandà, 6 Jimmy Tuivaiti, 5 Dean Budd, 4 Federico Ruzza, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini (c), 1 Andrea Lovotti
A disposizione: 16 Luca Bigi, 17 Cherif Traorè, 18 Tiziano Pasquali, 19 David Sisi, 20 Alessandro Zanni, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Ian Mckinley, 23 Tommaso Castello
Irlanda: 15 Rob Kearney, 14 Keith Earls, 13 Chris Farrell, 12 Bundee Aki, 11 Jacob Stockdale, 10 Johnny Sexton, 9 Conor Murray, 8 Jordi Murphy, 7 Sean O’Brien, 6 Peter O’Mahony (c), 5 Quinn Roux, 4 Ultan Dillane, 3 Tadhg Furlong, 2 Sean Cronin, 1 Dave Kilcoyne
A disposizione: 16 Niall Scannell, 17 Jack McGrath, 18 John Ryan, 19 Iain Henderson, 20 Josh van der Flier, 21 John Cooney, 22 Jack Carty, 23 Andrew Conway
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