Il coach irlandese rimarca le difficoltà nell’approccio alla partita. Il capitano dei ducali: “Serviva più aggressività”
Per le Zebre è stata forse la partita più deludente della stagione: 35 punti subiti in poco più di mezzora, bonus offensivo concesso dopo appena ventisei minuti e, a differenza del match contro Leinster a Viadana, nessuna reazione concreta. I ducali non subivano una sconfitta così pesante in casa dalla seconda giornata della scorsa stagione, quando gli Scarlets passarono a Parma 10-41, e sulla faccia di Michael Bradley in conferenza stampa si può leggere una certa frustrazione.
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“Nel primo tempo non abbiamo giocato bene, abbiamo fatto molti errori – ha esordito laconicamente l’irlandese – Glasgow ha sfruttato il momentum e ha giocato un bel rugby. Sono stati molto cinici, ci hanno messo sotto grande pressione; hanno segnato, ma abbiamo anche concesso mete facili. Gestire queste due cose è stato molto difficile per noi”. E il secondo tempo non può essere certamente una consolazione: “Meglio nella ripresa, ma per me la gara era finita. Non dobbiamo cominciare i match così. Era già successo contro Leinster, dobbiamo cambiare il nostro focus sull’inizio dei match”.
Contro i Warriors, visti gli infortuni e i giocatori a riposo per la nazionale, sono scesi in campo diversi giocatori poco impiegati durante il resto della stagione, come Tenga, Brown o i permit player (Matteo Nocera, classe 1999, ha fatto il suo esordio dalla panchina). “Roberto (Tenga) ha fatto bene in mischia e in difesa, portando avanti anche qualche pallone. È stato bello vedere Matteo (Nocera) giocare gli ultimi dieci minuti e fare tre mischie. Era felice. Su Bianchi siamo contenti del suo contributo. James Brown ha fatto bene contro Ulster e oggi (sabato) ha fatto una gara solida”.
In conferenza è poi intervenuto anche Tommaso Castello, a cui viene fatto notare il divario di aggressività e fisicità emerso nei confronti di Glasgow. “È stato un limite nostro aver subito il loro rugby. Abbiamo subito anche in altre occasioni l’aggressività avversaria: mi ha ricordato la partita contro i Kings alla prima giornata, in cui siamo riusciti a vincere lo stesso anche perché l’avversario era di qualità inferiore. Si è visto che per giocare a rugby a questo livello, oltre al talento, serve fisicità e aggressività”.
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