Sei Nazioni U20, la parola a capitan Ruggeri: “Lavoriamo per proseguire nella nostra evoluzione”

Il giocatore di riferimento degli azzurrini, ci ha spiegato come si sta sviluppando il percorso di crescita della squadra di Roselli

ph. Luca Sighinolfi

La volata finale, anche se non sul campo, è di fatto già cominciata nell’edizione 2019 del Sei Nazioni. Dopo un fine settimana di riposo, le squadre stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli prima di scendere sul terreno di gioco per gli ultimi 160′ di gioco. Al tempo stesso però, aver superato il giro di boa della competizione, ha concesso l’opportunità agli staff tecnici e ai giocatori di compiere un primo bilancio su ciò che è stato. Di questo e non solo, focalizzandoci sul percorso fatto dalla nazionale italiana U20, ne abbiamo parlato con il capitano Davide Ruggeri.

Davide, allora, facciamo un punto generale sul gruppo dopo 240′ minuti di gioco?
“Abbiamo vissuto, aldilà dei risultati altalenanti, tre partite importanti che ci hanno fatto crescere: stiamo lavorando tanto, a livello collettivo e a livello individuale. Capiamo cosa questa competizione richiede e percepiamo uno standard di gioco elevato. Non c’era in molti di noi questa abitudine, ma ci stiamo focalizzando sui miglioramenti da fare e sui punti di forza da valorizzare: siamo una squadra che può essere rispettabile in determinati aspetti, come la mischia, ma non per questo sottovalutiamo nulla. Direi, per concludere, che lavoriamo per proseguire nella nostra evoluzione”.

Stringiamo l’obiettivo sui singoli match: contro la Scozia siete sembrati assai preparati nell’assolvere ai vostri compiti tattici imbavagliando gli avversari e non facendo neanche una gran fatica a marcare e vincere.
Siamo riusciti a mettere in campo fisicità e precisione: li abbiamo fatti correre tanto e credo che questo del ritmo sia uno dei nostri aspetti migliori. Se riuscissimo a replicarlo anche nelle prossime gare, credo che porterebbe delle preoccupazioni ai nostri avversari”.

Contro il Galles invece siete parsi poco consistenti?
“Avevamo strutturato il match in maniera diversa da quello che poi ne è venuto fuori e non siamo mai riusciti a mettere in atto il nostro gameplan. La partita, che comunque ci servirà come bagaglio di esperienza per evitare di commettere altri errori simili in futuro, ci aiuterà a crescere anche se è andata come è andata. C’è stato molto rammarico”.

Fronteggiare l’Irlanda invece ha portato alla luce invece un po’ la sintesi delle due partite precedenti: squadra arrembante, ma poco puntale nel raccogliere punti.
“Direi che ci è mancata sicuramente la concretezza giusta: siamo comunque una squadra giovane, con molti ragazzi che si affacciano a questa realtà per la prima volta e ovviamente abbiamo bisogno di tempo per amalgamarci e trovare un’identità definitiva. Detto questo, la nostra idea è quella di non mollare provando a concludere al meglio il torneo per poi lanciarci verso il Mondiale di categoria”.

Il calendario vi pone davanti le rivali più toste sulla carta: Inghilterra e Francia, nell’ordine, come preparerete questa settimana di fuoco?
“Studieremo britannici e transalpini come abbiamo fatto per le altre squadre dei Sei Nazioni, anche se sappiamo che con queste due ci vorrà qualcosa in più per trovare una prestazione che ci soddisfi. Siamo pronti a dare tutto e poi vedremo come andrà”.

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Tu giochi in terza linea, in un reparto chiave del gioco, anche per la nostra nazionale maggiore che in questo momento ha una nutrita abbondanza nel settore specifico: c’è un giocatore a cui guardi con ispirazione? Inoltre, ci puoi raccontare le tue impressioni in merito all’allenamento congiunto svoltosi ad Amatrice?
Il nostro è un ruolo sicuramente molto importante. Pensando all’azzurro, posso dire di vedere sicuramente “abbondanza e futuro” per il reparto. Guardando ai miei inizi invece, non posso che rifarmi alla figura di Sergio Parisse; senza dimenticare però Negri e Polledri, che anagraficamente sono più vicini a me.
Da quando sono arrivato a questo livello ho cambiato il modo di osservarli e di confrontarmi con loro: prima li idolatravo come un ragazzino fa con i propri beniamini, ora invece cerco di studiarli e di carpire i loro punti di forza. Esempi da seguire.
In questo appunto, la sessione svolta insieme ad Amatrice ci ha certamente aiutato, ma sono sicuro che anche al gruppo della maggiore possa essere servito lavorare con noi. Ho visto un bello scambio reciproco”.

Passiamo a parlare del tuo futuro personale: come lo vedi il tuo futuro all’interno del mondo del rugby?
“Adesso sto giocando in Accademia ed è chiaro che il primo obiettivo è quello di arrivare in Top12, già dall’anno prossimo. Per me sarebbe importante avere, poi, un minutaggio elevato. Penso che per migliorare la prima cosa necessaria sia quella di giocare con continuità. La speranza finale è quella di approdare, successivamente, in una franchigia nel Pro14”.

Come capitano di questa squadra, a che punto pensi di essere del tuo percorso personale?
“In generale, siamo all’inizio di una salita: non sarà facile crescere, ma abbiamo tempo e possibilità per migliorare tramite il lavoro. L’età ce lo consente.
Quanto al capitanato. penso che non sia una cosa facile; viste le difficoltà e i doveri che vanno ricoperti. Ognuno però ha il suo approccio e non credo esista un “giusto o sbagliato”. Lamaro, ad esempio, lo è stato prima di me in maniera differente da come sto ricoprendo io questo ruolo oggi ed è probabile che chi ci sarà dopo di noi avrà peculiarità ancora diverse”.

Di Michele Cassano

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