Con un lungo post sui social la capitana delle Azzurre invita il pubblico a sostenere la squadra dal vivo, unica via per la visibilità
A chi dice che nel rugby moderno non ci sono più le storie di una volta, l’invito è di andarsi a vedere una partita dell’Italia femminile, e magari scambiare quattro parole con chi si divide quotidianamente fra il lavoro e lo sport giocato ai massimi livelli.
Un esempio per eccellenza è la capitana della nazionale femminile italiana, Manuela Furlan, che da operaia guida un gruppo di ragazze arrivate a raggiungere risultati importantissimi non solo in questo Sei Nazioni di categoria, ma anche nel recente passato.
Una serie positiva, quella dell’Italia femminile, che ha finalmente acceso i riflettori su un mondo sportivo di nicchia e che, anche nell’universo ovale, ha fino a poco tempo fa avuto molto poco spazio. Adesso, per Furlan, è arrivato il momento in cui tutti facciano un passo in più.
“Vi invito a non commentare sotto i post della Federazione che noi ragazze dobbiamo avere più visibilità, essere viste in diretta DMAX al posto dei miei colleghi della maschile, essere viste in chiaro, che ci dovrebbero dare più strumenti a disposizione, e chi più ne ha più ne metta” dice Furlan in un lungo post comparso sul suo profilo Facebook nel pomeriggio di mercoledì.
“Vi piacerebbe che noi fossimo professioniste? Venite a vederci.
Vi piacerebbe che potessimo innalzare ancora di più il nostro livello? Venite a vederci.
Vi piacerebbe vedere come, per quanto uno 55-0 non lasci spazio a commenti (se non da piccole persone), io e le mie compagne ci siamo battute fino all’ultimo secondo? Venite a vederci.”
“La visibilità che tanto chiedete per noi, passa attraverso la vostra presenza allo stadio. Voi potete con noi fare la differenza!”
Un messaggio forte e chiaro, quello della Furlan, che cita anche le 10500 persone presenti lo scorso fine settimana ad Exeter, dove le Azzurre sono state battute dalle padrone di casa inglesi nel match decisivo per il Sei Nazioni femminile. Una vittoria per il movimento femminile, ma in particolare per quello inglese: e se noi dell’ovale italiano vogliamo fare altrettanto, non possiamo far altro che gremire gli spalti dei nostri campi, perché per avere un prodotto migliore, visibile a tutti e passato regolarmente in televisione, bisogna prima dimostrare che ci sia seguito e attenzione per quanto accade. Una riflessione trasversale che parte dalla nazionale femminile ma che interessa tutto il movimento azzurro.
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