La società d’investimento vorrebbe trattare con il Board del torneo più antico e prestigio dell’Emisfero Nord
O da un lato o dall’altro, di una cosa siamo quasi certi: la rivoluzione del rugby è più vicina di quanto si pensi. Ormai manca pochissimo all’incontro di giovedì, in quel di Dublino, dove World Rugby esporrà le sue motivazioni per la nascita del Nations Championship, ma intanto Oltremanica rimbalza una nuova voce: CVC, la società finanziaria britannica specializzata in private equity che in passato ha lavorato con F1 e MotoGp e che oggi detiene una quota di minoranza della Premiership inglese, ha messo gli occhi sul Sei Nazioni e pare sia intenzionata a presentare un’offerta al board del torneo per mutarne i piani commerciali e gli introiti nei prossimi anni.
In cosa consiste l’offerta di CVC al “brand” del Sei Nazioni
Il gruppo britannico, secondo quanto riporta la BBC, sembra sia pronto a sedersi al tavolo con i rappresentanti del torneo imbastendo una trattativa che finalizzerebbe l’acquisizione del brand stesso per il 30% del valore consentendo alle sei nazionali impegnate di acquisire una quota pari a 100 milioni di sterline a testa.
E’ ovvio che questo comporterebbe, di contro, una significativa perdita dei poteri decisionali del Board: la prima cosa di cui si parla sono i diritti televisivi, ad esempio. Una società come CVC ha, per definizione, una “visione monetaria” e ciò potrebbe comportare la trasmissione del torneo nei prossimi anni, in Regno Unito, solo su emittenti come le pay tv che sicuramente non hanno dati di ascolto confrontabili a quelle delle tv in chiaro, ma sono disposte a pagare molto di più per le acquisizioni in esclusiva.
Dall’altra parte c’è World Rugby e il Nations Championship
Inutile negarlo: questa notizia, arrivata anche alle orecchie dei rappresentati di World Rugby, sta già scuotendo le coscienze in vista dell’incontro di Dublino. Se il Sei Nazioni diventasse ancora di più un torneo privato, il Nations Championship vedrebbe le sue ali tarpate ancor prima di nascere. Le federazioni di Scozia, Irlanda e Inghilterra non sembravano gradire molto la concezione della nuova competizione e con questa opportunità a portata di mano sembrano essere ancor meno convincibili.
La situazione per i vertici mondiali di Ovalia non è sicuramente delle migliori: devono presentare un piano che faccia collimare gli interessi economici, che a questo punto devono superare le previsioni del possibile accordo CVC-Sei Nazioni, e quelli del welfare sul campo per i giocatori, senza dimenticare lo spazio riservato alle competizioni per i club, i quali nel frattempo non hanno mancato di far sentire la loro voce.
A Dublino, la pentola bolle…
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