Il governo mondiale ha rinunciato alle semifinali, togliendo un turno di playoff, e ha annunciato un’importante partnership con Infront
A seguito del meeting tenuto con le principali Federazioni a Dublino, World Rugby ha annunciato alcuni chiarimenti e modifiche alla sua proposta della Nations Championship, il nuovo torneo mondiale svelato per la prima volta dal governo ovale lo scorso 6 marzo e presentato già a settembre.
La struttura della competizione è rimasta quasi del tutto invariata: nella Division 1 composta da dodici squadre ci saranno due Conference, una europea e una con le squadre del Rugby Championship più le migliori decise dal ranking. Nel corso della “regular season” tutte le squadre giocheranno undici partite: per la classifica dell’Italia, ad esempio, verranno presi in considerazione i risultati conseguiti durante il Sei Nazioni tra febbraio e marzo; gli azzurri poi affronteranno le altre sei squadre tra luglio e novembre, come spiegato dal video pubblicato da World Rugby.
Following positive meetings with rugby’s major stakeholders in Dublin today, here is the proposed Nations Championship format. pic.twitter.com/7lOzBgHWC7
— World Rugby (@WorldRugby) 14 marzo 2019
A differenza di quanto annunciato una settimana fa, non ci saranno gare di semifinali tra le prime due di ciascuna Conference nella Division 1; le squadre vincitrici delle Conference si affronteranno direttamente nella finale che decreterà la vincitrice della Nations Championship. Invariato anche il meccanismo di promozione/retrocessione tra una Division e l’altra.
Nel nuovo comunicato, inoltre, World Rugby ha annunciato che il format proposto sarebbe supportato da una partnership commerciale con Infront, uno dei principali gruppi di marketing sportivo, che garantirà quasi 5 miliardi di sterline di investimenti per un periodo iniziale di 12 anni (di cui oltre 1,5 miliardi di sterline incrementeranno i ricavi per il gioco). L’accordo con Infront riguarda sia i diritti televisivi sia i diritti di marketing, ma non include alcuna vendita di “quote” nella competizione; le entrate sarebbero comunque redistribuite alle Federazioni e a World Rugby.
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