La franchigia neozelandese ritiene che la questione necessiti di un fisiologico tempo per rifletterne
L’attacco terroristico avvenuto a Christchurch ha scosso e non poco le coscienze in Nuova Zelanda. Dal canto suo anche il rugby, uno dei capisaldi della cultura neozelandese, ha vissuto anch’esso un momento di sconforto; con i Crusaders in particolare che, essendo la squadra della città in questione, si sono posti delle domande rispetto al loro stemma.
Riflessioni
La franchigia campione in carica nel Super Rugby ha la sua base non lontana dalla moschea dove è avvenuto il triste episodio. Nel suo simbolo più riconoscibile dei Crusaders, campeggia appunto un cavaliere armato di spada che al petto possiede una croce simile a quella indossata dai guerrieri cattolici durante le Crociate. Una cosa questa che ha agitato l’opinione pubblica negli scorsi giorni, a cui l’head coach Scott Robertson ha così risposto: “Consulteremo la comunità musulmana, ma non ora. Lo faremo quando lo riterremo corretto. Capitelo e rispettatelo”.
L’idea del club
“Quello che rappresentiamo è l’opposto di quello che è successo a Christchurch venerdì scorso – fanno sapere dalla dirigenza del club – la nostra crociata è per la pace, l’unità, l’inclusione e lo spirito di comunità “. Si legge in una nota: “Stiamo cercando di capire, considerando anche tutte le valutazioni e i feedback che stiamo ricevendo, quale sia il momento giusto per questo tipo di riflessione e non riteniamo che sia adesso”.
Le parole di Whitelock
Mentre il ministro dello sport neozelandese Grant Robertson ritiene questa “un’azione responsabile e che andava intrapresa”, uno dei capitani dei Crusaders come Sam Whitelock ha voluto chiudere temporaneamente la cosa prima di ritornare a pensare al campo: “Penso che questa sia una cosa più grande del rugby. La cosa che vogliamo fare è essere rispettosi di tutti e trovare una soluzione che sia conciliante”.
Di Michele Cassano
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