La frenata del Benetton, l’inevitabile sconfitta delle Zebre e gli altri temi più interessanti dal weekend delle italiane nel Pro14
A Galway e Limerick le due franchigie italiane hanno trovato la strada sbarrata nella 18esima giornata del Pro14, facendo registrare un netto 2-0 nel confronto italo-irlandese (in stagione il saldo è di 7 vittorie e un pareggio). La più pesante, in termini di classifica e punteggio finale, è stata senza dubbio quella subita dal Benetton, che ha messo fine alla lunga striscia positiva dei Leoni iniziata con il successo sui Kings l’1 dicembre e proseguita con sette vittorie e un pareggio a Belfast (ancora in Irlanda, guarda caso).
I veneti sono stati tanto bravi a rientrare in partita, rimontando da 14-0 a 14-14, quanto deboli nella gestione del match dell’ultimo quarto d’ora, come ha detto anche Marco Barbini. Il Benetton è sembrato fin troppo frenetico nei contrattacchi dopo il pareggio, perdendo troppi palloni per turnover (anche quando erano stati trovati break interessanti) e tenendo in mano troppo poco il pallone, cosa che invece non era successa in un primo tempo in cui i veneti erano sembrati più pazienti (ma non molto efficaci) nella costruzione del gioco.
Nel complesso, quando le due squadre hanno provato ad aumentare i giri del motore si è notata una differenza forse troppo marcata tra la varietà delle giocate del Connacht e quelle del Benetton, che in attacco è rimasto spesso troppo piatto e aveva forse troppa fretta di servire Tavuyara e Ioane alle ali, diventando prevedibile per la difesa avversaria. Considerando il grande volume di gioco prodotto ancora una volta dagli avanti, specie nel primo tempo, non possono che aumentare i rimpianti per non averlo sfruttato in maniera più creativa.
Nulla è perduto, in ogni caso, e una sconfitta in uno stadio difficile come lo Sportsground è fisiologica nell’arco di una stagione, sebbene almeno un bonus difensivo era assolutamente nelle corde dei Leoni, prima che Jack Carty non seminasse il panico nella difesa biancoverde, spesso poco reattiva negli uno contro uno. La corsa ai playoff resta comunque aperta e molto complicata, perché può accadere praticamente di tutto.
Dalle Zebre, invece, ci si doveva attendere esattamente questa reazione dopo due batoste come quelle contro Ulster e soprattutto Glasgow. I ducali sono andati ben oltre le aspettative nel primo tempo, soprattutto in difesa: la franchigia federale ha sempre avuto una struttura chiara e precisa in fase di non possesso, ma avversari inevitabilmente più forti ed errori di interpretazioni ne hanno spesso minato la solidità.
A Limerick, per gran parte del match, le Zebre invece hanno imbrigliato una Red Army poco decisa e distratta placcando spesso in avanzamento e offrendo sempre una buona copertura del campo, chiudendo con una percentuale notevole di placcaggi completati del 90% (sugli scudi in particolare Tommaso Boni). Nel primo tempo, poi, sono state chirurgiche come non mai: due ingressi nei 22, due mete, anche se dalla piazzola sono mancati diversi punti.
Più che per inerzia, nella ripresa la Red Army ha sfruttato l’unica area di gioco in cui i bianconeri erano nettamente inferiori agli irlandesi, ovvero la rolling maul già decisiva per l’Ulster un mese fa. Dalla superiorità del carrettino irlandese sono arrivate quattro mete su cinque, esclusa l’ultima arrivata a partita già finita: per il Munster è stata la perfetta valvola di sfogo, mentre i ducali non hanno potuto più frenare la valanga.
Come già successo in altre occasioni, invece, le Zebre sono riuscite ad iscrivere punti sul tabellino solo in un tempo: troppo poco per pensare di mettere grande pressione a Munster e tenere in equilibrio il match fino all’ultimo. Soprattutto in trasferta, in ogni caso, servirebbero più partite così da parte dei ducali.
Gli altri temi del weekend
La serata storta di Duvenage
È stata senza dubbio la partita meno brillante del mediano di mischia sudafricano, da quando è arrivato in Italia. Sul suo personale cartellino si contano soprattutto due calci sbagliati malamente, un calcio di punizione e una distribuzione non così efficace come in altre occasioni, eccezion fatta per un paio di guizzi interessanti nel primo tempo. Non è necessariamente un caso che a una sua prova sottotono sia corrisposta una prova sotto il par del Benetton.
Solo il 20%
Tre calci (uno solo davvero angolato) sbagliati da Carlo Canna, uno da Guglielmo Palazzani. Entrambi i mediani ducali hanno giocato una lodevole partita e hanno ben diretto le operazioni in regia, ma soprattutto il beneventano ha dimostrato di star vivendo una stagione decisamente negativa dalla piazzola. Eccezion fatta per la prima conversione, i due piazzati sbagliati dall’apertura non sembravano per nulla complessi per uno del suo talento: è difficile capire nello specifico cosa non stia funzionando, ma senza i punti al piede per una squadra come le Zebre ogni possibile partita speciale si trasformerebbe sicuramente in un’altra anonima sconfitta.
Monty Ioane a tutti i costi
Nel secondo tempo, a un certo punto, era piuttosto evidente l’urgenza con cui gli altri uomini in maglia biancoverde cercavano di servire il prima possibile Monty Ioane sull’out sinistro, secondo il famoso adagio del “diamo la palla al più forte e vediamo cosa succede”. Qualcosa, in effetti, succedeva sempre: l’australiano ha sempre battuto il diretto avversario, ma la prevedibilità delle giocate verso l’ala consentiva al Connacht di coprire sempre al meglio la sua zona di campo. Anche nel traffico, con pochi schemi dediti ad aprirgli il campo, Ioane è riuscito comunque a creare 3 break, battere 5 difensori e correre 6,7 metri per corsa. Lasciarlo troppo solo, o scaricargli addosso solo palloni con grande pressione, sarebbe uno spreco troppo grande.
Un trauma dopo l’altro
La stagione delle Zebre è stata contrassegnata dagli infortuni a giocatori molto importanti della rosa. La stragrande maggioranza dei quali – va sottolineato – sono stati di natura traumatica e non muscolare: dopo quelli di Minozzi, Violi, Bellini, Castello, Bello e Licata, a Limerick sono usciti dal campo per infortunio pure Canna e Fabiani, il primo per un problema alla spalla e il secondo per un colpo al collo. Cose che capitano nel rugby di oggi, inevitabilmente, le Zebre sembrano avere un grosso debito con la sfortuna.
Daniele Pansardi
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