La Federazione Inglese ha dipinto un quadro assai negativo circa l’introduzione delle retrocessioni per il possibile nuovo torneo
La RFU non vuole vedere nascere il Nations Championship pensato da World Rugby: il punto sta tutto nella questione “retrocessioni/promozioni”.
Tramite il suo amministratore delegato Nigel Melville infatti, la Federazione Inglese ha spiegato ai media locali la posizione che intendono mantenere: “Ci assicureremo che il torneo non arrivi nello scenario internazionale – tuona – questo risolverà il problema, anche perchè non abbiamo intenzione di entrare in una situazione del genere.
Per noi lo spettro di una retrocessione sarebbe catastrofico: non bisogna pensare soltanto alla nazionale, come squadra, ma a tutto quello che ci sta intorno e al finanziamento dell’attività rugbystica nel Paese. Poi, c’è un’altra cosa da considerare: la retrocessione equivarrebbe in realtà a due anni in seconda divisione. Se negli anni dei British & Irish Lions e quelli della Rugby World Cup le retrocessioni e le promozioni fossero bloccate (cosi come segnalato da World Rugby, ndr), si correrebbe il rischio – in caso di ultimo posto – di rimanere bloccati per due anni in seconda divisione. Questo per noi sarebbe un disastro”.
La vendita di Twickenham e l’alleanza con Irlanda e Scozia
Melville rincara la dose facendo capire che, in caso di retrocessione, la RFU sarebbe costretta a vendere Twickenham per sostenere le spese relative ai programmi di crescita e sviluppo del gioco sul suolo inglese. Alle spalle di tutto questo “polverone” sollevato, c’è però anche un’alleanza con Irlanda e Scozia; le quali a loro volta hanno già fatto capire di essere contrarie alla nascita del Nations Championship. Un “triumvirato” che guarda con maggior interesse a rinforzare il Sei Nazioni, passando magari da eventuali accordi economici sottoscrivibili con CVC.
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